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Editoriale

Sousa come Nicola, pochi mesi per precipitare: ma paga anche colpe non sue

Paga sempre l’allenatore. Un film già visto a tutte le latitudini, ma negli ultimi mesi ripetutamente in scena anche a Salerno. Un copione già scritto, una mossa obbligata e disperata quando, a mercato chiuso e con la classifica deficitaria, poco altro c’è da fare per cercare di raddrizzare la barca.

Manca soltanto l’ufficialità ma sarà Paulo Sousa a pagare per tutti il disastroso avvio di stagione della Salernitana. Nel giro di pochi mesi il tecnico lusitano passa dall’essere l’artefice della rinascita granata, dell’impresa del Maradona e della striscia di risultati positivi al primo colpevole da silurare. Se proprio volessimo fornire il titolo a questa trama, sarebbe senz’altro “eroi nel pallone”. Anche in questo caso si tratterebbe di un déja-vu. Come già accaduto al suo predecessore Nicola, Sousa subisce lo stesso destino: da eroe a capro espiatorio nel giro di pochi mesi.

Paga sempre e solo l’allenatore. Anche se non dovrebbe essere, numeri e organico alla mano. Eppure Sousa era stato chiaro, diretto e trasparente nella scorsa, turbolenta, estate. Gli è mancato quel coraggio che pure era stato marchio di fabbrica della sua Salernitana: una volta compreso che le sue idee non collimavano con le possibilità di presidenza e dirigenza, avrebbe dovuto rimettere il mandato. Nelle settimane degli abboccamenti con altre squadre o anche dopo, una volta compreso che dal mercato sarebbe arrivato altro e con altri tempi rispetto a quanto auspicato.

Facile a dirsi, un po’ meno a farsi. L’esercizio del diritto alle dimissioni è sempre più sporadico. In mancanza si è quantomeno corresponsabili. Responsabili lo si è di certo della parte tattica, tecnica e atletica: deficit strutturali a parte, la Salernitana è squadra debole mentalmente, prigioniera di equivoci tattici, spenta fisicamente e con tanti giocatori copie sbiadite di quelli che incantavano l’Arechi lo scorso anno.

Paga Sousa, avanti il prossimo. Ma si cambi registro in blocco. Perché il portoghese sconterà in toto colpe non tutte sue, forse anche minori rispetto a quelle altrui. Questa Salernitana è figlia di una gestione che da mesi ha dimostrato falle e lacune. Nelle scelte strategiche e nella gestione del day by day. Spifferi di malumori, calciatori nel giro di poche settimane declassati dal rango di capitano a quello di oggetti sgraditi. I casi Sepe e Bonazzoli, ma ancor prima la gestione di un calciatore carismatico come Radovanovic. Ancora i tanti mal di pancia da Mazzocchi a Dia. Episodi in cui si è avvertita netta e tangibile l’assenza di una leadership forte ed autorevole tra dirigenza e proprietà.

Che dire delle scelte di mercato esotiche e per certi versi cervellotiche, nei modi e nei tempi. Nel giro di dodici mesi si è passati ad offrire venti milioni cash per Pinamonti a chiudere quasi a doppia mandata i cordoni della borsa. Cosa sia successo nel mentre lo sanno soltanto Iervolino e De Sanctis. Ciò che possiamo immaginare è che l’austerity imposta dal patron sia figlia del mercato estivo 2022, fin troppo “allegro” sul piano del dispendio economico e sproporzionato rispetto al risultato raggiunto. Vero, la Salernitana si è salvata e anche bene, lo ha fatto con un esborso di gran lunga superiore a squadre come Empoli e Lecce ma soprattutto patrimonializzazione non ha fatto rima con cessione, ciò che Iervolino forse si aspettava per rimettere in circolo gli investimenti fatti, da imprenditore vero. Nulla di tutto ciò. La cessione di Ederson all’Atalanta risulta essere l’unica sensibile plusvalenza all’attivo della gestione Iervolino.

Per finire, c’è da fare un riferimento alla piazza, giustamente rammaricata e delusa. Ma che deve fare un pizzico di autocritica. Sognare è lecito, ma senza mai perdere contatto con la realtà. Eccessive le aspettative riposte a inizio stagione rispetto alle reali potenzialità di un organico monco e troppo dipendente da calciatori non perfettamente connessi rispetto all’universo granata. C’è da azzerare e ripartire, ma c’è da sterzare e fare inversione a U. La speranza è che basti cambiare allenatore.

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