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“Possibili iniziative clamorose”: medici di C (e qualcuno di B) contrari a ripresa. Lettera alla Figc

Francesco Ghirelli, numero uno della Lega Pro, aveva già diffuso ieri sera il suo dissenso relativamente alla scelta del Consiglio Federale di provare ad andare avanti anche in Serie C (clicca qui per leggere) ed oggi ci pensano i medici sociali della categoria che, tirando in ballo anche “qualche collega di Serie B”, annunciano “possibili iniziative clamorose”, giudicando il protocollo di ripresa in gruppo degli allenamenti irricevibile per la categoria.

La Lamica, l’associazione dei medici del calcio guidata da Enrico Castellacci (foto in alto), ha inviato una lettera alla Figc e per conoscenza alla Lega Pro. I medici della terza serie hanno infatti sottoscritto un documento comune con rilievi sulle misure giudicate inapplicabili nelle piazze medio piccole, a cominciare dai tamponi ogni quattro giorni e i testi sierologici settimanali che “sarebbero difficili da recuperare in quantità così ingente e troppo costosi per le società di Lega Pro”. Per non parlare delle difficoltà a reperire strutture per il ritiro forzato, che si prefigurerebbe nel caso di una positività per il resto della rosa (con isolamento in casa del solo contagiato). “Si ritiene inoltre impensabile attribuire al medico e sociale la responsabilità civile e penale per l’applicazione del protocollo, tenendo conto che in serie C lo stesso medico svolge la propria attività al di fuori del club di appartenenza”, si legge ancora nella missiva.

La Serie B è direttamente interessata a quel che accade di sotto. In primis perché dovrà accogliere le neopromosse e in seconda istanza perché anche molte squadre cadette, con i loro staff sanitari, hanno evidenziato comunque difficoltà. In terzo luogo, se dovesse essere bloccato il campionato di C, occorrerebbe che la Figc individuasse criteri oggettivi per elaborare i verdetti sulla base del merito sportivo che, a rigor di logica, dovrebbero essere poi gli stessi da applicare anche in cadetteria nella malaugurata ipotesi che il proteggo ripresa non andasse a buon fine.

Ieri è intervenuto a Radio Marte il dottor Martella, vicepresidente Lamica e medico sociale della Ternana che ha provato a fare ulteriormente luce sulle ragioni dei medici di C: “La decisione dell’INAIL di inserire il Covid-19 come infortunio sul lavoro nel nostro ambito crea molti problemi. Qualora ci fosse un positivo e costui chiedesse un risarcimento ulteriore se la malattia durasse più di 40 giorni, cosa molto probabile, per la legge italiana si configurerebbe un reato penale di lesioni colpose. Questi procedimenti potrebbero anche scagionare tutti ma ovviamente tutti sono preoccupati e non vorrebbero di certo finire in tribunale. I protocolli proposti hanno indubbiamente molte lacune e il rischio di non poter attuarli è grande, soprattutto per le squadre minori. Per esempio, in Umbria non è possibile fare i tamponi ogni tre giorni perché sono riservati alle strutture pubbliche e non possono essere richieste da privati. C’è un punto di vista medico e anche quello legale, della sorveglianza. Se il giocatore torna a casa sua resta meno comprensibile come il medico possa essere responsabile. Se non cambiano le cose, non è da escludere una serrata dei medici sociali, non so se ci sarà una serrata organizzata”.

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