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#NonTiScordarDiMe. Cristiano Rossi, dal campo ai libri: “Lavoro per pagarmi gli studi, quando Lotito scese negli spogliatoi…”

Doveva essere un enfant prodige del calcio italiano ma qualche problema fisico di troppo lo ha fermato. Oggi Alessio Cristiano Rossi si concentra sugli studi: dopo aver conseguito la laurea triennale in Scienze Motorie punta alla specialistica in modo da poter avere quanti più sbocchi possibili nel mondo del lavoro. Il legame con il calcio è sempre fortissimo anche se da ormai cinque anni l’esterno classe ’93 non gioca nei professionisti.

A Salerno nella stagione 2012/2013, quella che segnò il ritorno dell’ippocampo in Prima Divisione, fu “svezzato” da Galderisi e trovò spazio anche con Perrone collezionando, in totale, dodici gettoni di presenza. Meritò gli applausi dell’Arechi nella partita con l’Aprilia quando seminò il panico tra le maglie dei difensori avversari a suon di sgroppate. Dopo l’ultima esperienza all’Ascoli nel 2015, oggi Cristiano Rossi guarda al futuro: “Sono fermo da diversi anni, ho fatto l’ultimo anno in prestito all’Ascoli (era di proprietà del Varese ndr) ma ho avuto un infortunio muscolare che all’inizio è stato sottovalutato, ci ho giocato un po’ sopra e per diverso tempo sono rimasto fuori – ha raccontato ai nostri microfoni –  Ogni volta che andavo in una squadra venivano fuori dei problemi e non firmavo. Sono stato a Carrara, Cittadella e anche qui a Trieste, sembrava che fossi uscito da questo tunnel ma sul più bello – dopo un lungo periodo di prova – ho avuto un piccolo problema di ‘assestamento’ e quindi ho dovuto fare altre scelte”.

Dal campo ai libri: “Ho cominicato a studiare, mi sono laureato in Scienze Motorie e ora sto facendo la specialistica. Attualmente sto lavorando per pagarmi gli studi,  gioco in campo dilettantistico ma anche lì ho avuto qualche problema fisico. Questa laurea offre molti sbocchi, c’è anche la possibilità di lavorare nell’ambiente calcistico ma ci sono tante altre opportunità. Quindi proseguo gli studi e vediamo come andrà”.

L’avventura in granata partì in salita a causa di un inizio di stagione problematico: “Purtroppo partimmo male, dopo quattro partite eravamo a 2 punti e rischiammo di perdere con l’ Aversa. Ricordo la partita con l’Aquila, eravamo sul 2-0 e avevamo da subito fatto vedere di che pasta eravamo fatti. Il calcio però non è una scienza esatta e quindi entrammo in un periodo difficile ma con quella rosa abbiamo fatto vedere belle cose”.

A volerlo in granata fu il tecnico salernitano Giuseppe Galderisi: “Ringrazierò sempre mister Galderisi per avermi dato fiducia già qui a Trieste. Ero nella Berretti, feci un paio di allenamenti in prima squadra e poi da metà stagione in poi giocai sempre. Dopo fui acquistato dal Varese e l’obiettivo del club era quello di girarmi in prestito per farmi fare esperienza e quindi appena mi si presentò la possibilità di venire a Salerno accettai senza pensarci, sia per il mister che per l’importanza della squadra e della città”.

In quella stagione ci fu spazio anche per un faccia a faccia con i tifosi all’esterno dell’Arechi: “Ricordo bene quella contestazione, il calcio è così. Fu una contestazione accesa ma civile, è giusto che i tifosi esprimano il loro pensiero. Sapevamo che la piazza era importante e volevamo fare di più ma dopo quella parentesi iniziale abbiamo infranto record su record”.

Chiusa quella parentesi dunque, Cristiano Rossi collezionò solo bei ricordi: “Fu molto bello dal punto di vista umano perché c’erano tanti giovani e tanti di noi vivevano in albergo. Per noi giovani era particolare e permise di costruire legami importanti che ancora oggi resistono”

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Sui motivi di un inizio così complicato: “Quando arrivò mister Perrone dovevamo ancora ingranare, non fu una questione di allenatore. La rosa era troppo importante, eravamo sempre concentrati sull’obiettivo promozione, dovevamo solo abituarci perché la squadra era quasi del tutto nuova. Il calcio è anche questo ma alla fine è venuto fuori il valore della squadra”.

Infine un pensiero sul co-patron Lotito: “Ricordo che non era sempre presente a Salerno ma la sua figura si sentiva anche a distanza. Ebbi un dialogo con lui in albergo perché prima di una partita avevo un problema fisico e mi chiese come stavo. Dopo la sconfitta di Chieti scese negli spogliatoi, ripeto, faceva sentire la sua presenza”.

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