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Mazzocchi torna titolare? Tanta voglia di rimettere la freccia a destra

Nel VI secolo a.C. Eraclito scriveva che in un campo di battaglia su cento uomini soltanto uno è un vero guerriero e pochi altri sono semplici combattenti. Pasquale Mazzocchi si sente il capo del battaglione Salernitana: “La mia vittoria a fine carriera sarà quella di essere ricordato soprattutto come uomo e non solo per quello che ho fatto in campo”, ha confessato al profilo Instagram di Nestelite. Il terzino granata ha voglia di dimostrare ancora molto con la maglia dell’Ippocampo. 

Maglia da titolare

Dopo la panchina a Lecce, Mazzocchi dovrebbe partire da titolare lunedì, quando all’Arechi farà visita il Torino. In queste primissime partite di campionato, ha calcato il campo dall’inizio sia a Roma che in casa con l’Udinese. Archiviate le difficoltà estive e i passaggi in infermeria, il trenta non ha perso la grinta per riconfermarsi vero simbolo della truppa guidata da Sousa, nonché idolo dei tifosi della Bersagliera per il terzo anno di fila. Pako ha ricordato la clamorosa salvezza in Campania come uno dei momenti più alti della sua giovane carriera, oltre alla chiamata di Roberto Mancini in maglia azzurra: “Ho iniziato la mia carriera tra gli allievi nazionali del Benevento, ora sono due anni che gioco in Serie A. Mi sono tolto tantissime soddisfazioni, come fare l’esordio in massima serie o la storica salvezza con la Salernitana. Ho raggiunto la Nazionale, mi sono presentato direttamente a Coverciano con Guglielmo Vicario. Guardavamo entrambi le nostre tute azzurre e ci dicevamo: ‘Dove siamo arrivati?’. Adesso sono qui per togliermi altre soddisfazioni”.

Mentalità

Un concentrato di adrenalina e mentality. Il video pubblicato in serata e condiviso anche sul suo profilo Instagram mostra l’altro lato di Pasquale Mazzocchi. Il sé stesso con cui il terzino deve combattere ogni giorno per superare i propri limiti: “Ci sono state in passato tante difficoltà. Questo ha fortificato molto il mio carattere. Le tante sfide, anche quelle perse, che mi hanno spronato ad intraprendere questa strada, che mi ha portato fino a qui. Paure che mi hanno fatto riflettere”. Ora è un giocatore maturo, con maggiore consapevolezza nel rettangolo verde: Il mio carattere si è fortificato e mi ha portato a sentire le paure, ad ascoltarle, a giocare con serenità e a non essere frenetico. Riuscire a vedere la giocata giusta anche quando sei sotto pressione. Tutti noi possiamo sbagliare anche un semplice passaggio, anche i campioni l’hanno fatto. Dall’essere campioni ad essere giocatori normali la differenza è quella, avere personalità. E’ un discorso di disciplina, studiare l’avversario, cosa che prima non facevo, cosa può fare in un’azione, in un momento o in una posizione del campo”.

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