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La proposta di Ferrarese: “Bloccare le retrocessioni e allargare i campionati, ora prematuro giocare”

Una situazione paradossale, durissima. Al Nord il numero dei decessi continua a essere alto eppure si pensa già alla Fase 2, alla vita dopo il Coronavirus. A Verona l’ex granata Claudio Ferrarese sta convivendo con il virus e finalmente inizia a intravedere la luce in fondo al tunnel: “Ora sembra vada un po’ meglio, ma ci sono stati tanti morti, si sentono solo le sirene delle ambulanze – ha detto Ferrarese in un’intervista rilasciata al quotidiano Il Mattino – Io sto a casa e ho la fortuna di avere un giardino dove i miei figli possono giocare, ma è veramente una situazione tragica”.

E non si può fare assolutamente nulla: “Noi possiamo solo stare in casa. Questo è molto importante per limitare il contagio. È un sacrificio che si fa volentieri, perché in ballo c’è la vita di tutti noi. All’inizio non ci siamo resi conto della gravità della cosa, ma poi quando senti storie di persone che conosci, come ad esempio il presidente della Pergolettese, capisci davvero cosa si stia vivendo”.

Anche il calcio sta pensando a come riprendere la regolarità, ma per Ferrarese: “La salute è, e deve restare, la priorità. Dobbiamo pensare innanzitutto a non far espandere il contagio se vogliamo cominciare a pensare a una fase 2 che ci consenta di riprendere pian piano contatto con la nostra vita di sempre. In questo momento posso dire che mi dispiace tanto per tutte quelle persone che stanno pagando il blocco delle attività e che sono in sofferenza anche dal punto di vista economico. Anche il calcio è in sofferenza, perché non si sta giocando e non si sa quando lo si potrà fare di nuovo. A me risulta difficile immaginare che si possa riprendere e portare a termine la stagione. I club di A e B vogliono riprendere gli allenamenti a maggio, vediamo cosa verrà deciso. Penso che ora come ora sia ancora prematuro”.

Ferrarese vive a Verona ma fa il direttore sportivo del Levico, in Trentino: “È da diverse settimane che non vado a Levico, anche se lì la situazione è meno grave, per fortuna. Siamo una società di serie D e posso dire che noi come tanti altri club abbiamo dovuto liberare i calciatori e anche per questo vedo molto problematica l’ipotesi di riprendere a giocare. In D non ci sono tutti i controlli che possono esserci nelle categorie superiori. Anche in Serie C sarebbe difficile. Ho parlato anche con colleghi che lavorano in B e anche loro sono perplessi. Giocare in estate? Non so, non mi convince. Per me l’unico modo per salvare la stagione è il blocco delle retrocessioni con conseguente allargamento degli organici dei campionati e la promozione sulla base delle classifiche attuali. Per cui, tanto per capirci, Benevento in A, con il Crotone o il Frosinone. In B Vicenza, Monza e Reggina. Si potrebbe partire a metà agosto, qualora si potesse, con la nuova stagione, prevedendo più retrocessioni in ogni categoria e, magari, eliminando per un anno la Coppa Italia per liberare date nel calendario”.

Una proposta che ha un precedente: “Il blocco delle retrocessioni è l’unica possibilità che si ha per non scontentare nessuno. Ricordo che qualche anno fa si è fatta la B a 24 squadre, non vedo perché non si possa immaginare qualcosa di simile anche per il prossimo campionato, tenuto presente che sarebbe una soluzione estrema, figlia di una emergenza che non era stata messa nel conto e che non è dipesa da nessuno. Purtroppo dalla D in giù il calcio è molto difficile, ma credo che anche in C ci potrebbero essere delle società in difficoltà. Questa situazione eccezionale che si è venuta a creare avrà ripercussioni su tutti e a tutti i livelli. Bisognerà avere tanta forza di volontà ed anche delle idee per ripartire al meglio”.

Inevitabile un commento sul taglio degli stipendi: “Giusto il taglio, se non si dovesse più giocare. Tuttavia, non bisogna pensare che tutti i calciatori guadagnino come Cristiano Ronaldo. Moltissimi guadagnano tra cinquanta e centomila euro, per cui il taglio dovrebbe essere proporzionato e non riguardare coloro che non superano una certa soglia. Però, in questo momento, davvero risulta difficile parlare di calendari e stipendi. Ora la priorità è superare l’emergenza e tornare alla vita di sempre senza dimenticare le tante persone che non ci sono più”.

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