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Iuliano innamorato di Salerno: “L’Arechi fa paura a tutti. Quegli schiaffi di Ceramicola…”

A Salerno ha mosso i suoi primi passi da calciatore prima di una carriera stellare, oggi Mark Iuliano, a tanti anni di distanza, ricorda ancora perfettamente la sua esperienza con l’ippocampo sul petto. Dopo un percorso nelle giovanili granata, esordì in prima squadra il 21 aprile 1991 in un pareggio per 1-1 con il Messina: “Un esordio durato 37 minuti, avevo 17 anni e realizzavo il sogno di giocare a calcio con la maglia della Salernitana – ha ricordato nel corso di una diretta Instagram sull’account di SalernitanaNews –  Di quella squadra ho sempre avuto un grande ricordo, per me è stato un onore onore giocare con quei calciatori”.

Una carriera iniziata all’ombra di un certo Agostino Di Bartolomei: “Tutto è iniziato nella stagione precedente quando giocavo negli Allievi. A metà anno già mi allenavo con la prima squadra e vedevo Agostino Di Bartolomei, era l’idolo dei tifosi e anche nostro. Vedevamo in lui il futuro di un sogno. Ricordo che quando parlava in ritiro, parlava poco ma tutti lo ascoltavano.L’ambiente era pazzesco, ci allenavamo al Vestuti e lo stadio era sempre pieno. Ricordo che facemmo un’amichevole con l’Inter e Ansaloni mi fece entrare a partita in corso, porto nel cuore tutti i ricordi legati all’esperienza di Salerno. Quando mi trasferii a Torino appena potevo tornavo a Salerno dove avevo tanti amici, mi mancavano la città, il mare e i tifosi. Avevo in programma di scendere in primavera ma questa situazione ha fatto slittare tutto. Non vedo l’ora di tornare”.

Iuliano era un giovane circondato da tanti giocatori di personalità: “C’erano giocatori come Ceramicola, Pecoraro, Ferraro, Carruezzo, per me  erano dei calciatori grandissimi. Ceramicola ogni volta che mi vedeva mi dava uno schiaffo, dopo un mese gli chiesi il perché e lui rispose ‘Perché ti voglio bene’. Era un calcio diverso, c’era molto più rispetto per gli anziani. Oggi dopo poche partite arrivano gli sponsor, i prezzi sono lievitati in maniera sbalorditiva e questo a volte fa un po’ perdere la testa. Chi non ha vinto non può farlo mai da solo, bisognerebbe sempre seguire chi sa come si vincere”.

Nella stagione 1991/1992, Iuliano passò da terzino sinistro a difensore centrale: “Era l’epoca in cui si giocava ancora a uomo, ricordo che da terzino sinistro mi ritrovai a giocare al centro con Grassadonia e con Ferrara libero. Facemmo un buon campionato anche se i tifosi si aspettavano una risalita immediata in Serie B ma c’erano dei problemi strutturali, societari, si andava verso una innovazione. Per me andò bene, fu una fortuna essere allenato da un tecnico del genere”.

Il Vestuti ma non solo: “L’Arechi spaventerebbe chiunque, i tifosi di tutti i settori spingono la squadra verso la vittoria. Ti senti padrone della partita, ti senti a casa tua ed è così che mi sono sempre sentito, soprattutto nell’era Colomba-Rossi quando giocavamo molto bene”.

Nel corso della sua seconda esperienza in granata, Iuliano ha vissuto lo storico spareggio con l’Atalanta: “Ne ho parlato spesso con Paolo Montero dato che prima di andare alla Juventus giocava proprio a Bergamo. L’ultima giornata capitò Atalanta- Salernitana e noi eravamo convinti di vincerla quella partita perché l’Atalanta veniva da un campionato altalenante ma l’uscita dal campo di Fresi ci penalizzò”.

Iuliano ricorda la Salernitana di Delio Rossi: “Ricordo che ogni partita era spettacolare, ci allenavamo tantissimo. Avevamo dei periodi di flessione anche sulla tenuta atletica, del resto giocavamo con la difesa molto alta, una cosa che nel calcio moderno si vede difficilmente”.

Impossibile non ricordare il rapporto con tanti ex compagni di squadra: “Io e Alessio Pirri eravamo una cosa sola, è ancora il mio migliore amico. Ci vediamo spesso, ci sentiamo tutti i giorni. È uno dei giocatori più forti che abbia mai visto anche se non è riuscito ad esprimersi al meglio a causa di alcuni problemi fisici. Mi sento spesso anche con Grassadonia e Lombardo ma ho un ricordo bellissimo di tutti. Grimaudo faceva scherzi a tutti ma soprattutto a Tudisco. Eravamo davvero un bel gruppo. Fresi mi ha insegnato tanto, a Salerno era il più forte tecnicamente e di testa, volevano convocarlo nella Nazionale della Serie B. Lo seguivo tanto e ho preso da lui degli spunti che poi mi sono serviti nel corso della carriera. 

È stato sfortunato perché arrivo all’Inter di Hodgson che lo mise a centrocampo snaturandolo, poi a San Siro se sbagli due partite sono in novantamila a fischiarti. Ha avuto delle fasi alterne ma a Bologna ha fatto benissimo tant’è che lo prese la Juventus. Facci? Una persona straordinaria, una famiglia splendida, quando giocavamo insieme non usciva mai. Breda lanciava sempre, era un motorino ma era un tirchio… Tudisco fantastico, Strada faceva il settentrionale ma ha sempre giocato al Sud, non voleva ammettere di amare il Sud. Pisano? Faceva tre gol a partite, non si fermava mai, era un killer. Ne sbagliava tanti ma si creava da solo delle occasioni, per la difesa era una angoscia. De Silvesto è stato un grande calciatore, un assist-man incredibile, stessa cosa Ricchetti“.

Fondamentale è stato lavorare con Rossi: “A Delio devo tanto, mi ha insegnato a giocare davvero. Io venivo da due anni difficili ma in pochi mesi cambiai completamente il mio approccio al calcio. Sono stato costante perché era la mia ultima possibilità e mi sono preso le mie soddisfazioni”.  Il rapporto con Aliberti: “Un bellissimo rapporto. Aliberti è una persona schietta, umile, sempre a disposizione. È stato un presidente attento e responsabile”.

Dopo il passaggio alla Juventus, Iuliano si ritrovò ad affrontare la Salernitana da avversario nella storica partita vinta di misura dai granata con gol di Di Vaio:Giocavo in Champions e in Nazionale ma giocare a Salerno era troppo. In quella partita giocai malissimo, c’erano troppi ricordi. Fui espulso e presi una multa, difficilmente mi emoziono ma quella partita quasi giocai con la Salernitana”.

A proposito del passaggio in bianconero: “Avevo un procuratore che voleva farmi andare al Napoli. Io ero convinto di meritare di più, non era il Napoli di adesso, era una società in continua difficoltà. Avevo anche un accordo con l’Inter ma poi Moggi mi chiamò e mi disse che la Juventus mi stava seguendo. Sono stato sempre juventino e quindi accettai subito, altrimenti sarei rimasto a Salerno. Salerno è una città che di dà tutto ma allo stesso tempo te lo toglie se capisce che non dai il massimo. Se vuoi giocare nella Salernitana devi dare il cuore e allora sarai ricordato ed acclamato, altrimenti duri poco”.

L’attaccante più forte affrontato in carriera: “Ne ho affrontati tanti tra compagni ed avversari ma Ronaldo il fenomeno resterà sempre il più forte anche se in Italia ha avuto tanti infortuni. A quei livelli vuoi giocare con i più forti, mi allenavo per affrontare i migliori e lui era il migliore dei migliori anche se in quegli anni i giocatori più forti erano in Italia. In Europa poi trovavi Cantona, Ronaldinho, Saviola, Rivaldo, Raul”.

Con la maglia granata, Iuliano fece il suo esordio a livello europeo nella Coppa Anglo-Italiana: “Ricordo le trasferte, gli alberghi brutti. Quello ‘stupido’ di Claudio una sera fece scattare l’allarme anti-incendio alle 3 di notte, ci eravamo appena addormentati. Era un torneo organizzato male, ci toglieva solo energie per il campionato”. Su un eventuale ritorno in granata da allenatore: “Non direi mai di no alla Salernitana, neanche come magazziniere ma ora ha un allenatore importante. Sono contento se arriva in Serie A”.

Impossibile non parlare del presente granata e delle frizioni tra Lotito e la tifoseria: “Senza Lotito la Salernitana dove si troverebbe ora? Non ricordo che all’epoca gli altri imprenditori facevano a botte per accaparrarsi la Salernitana. Non si può giudicare negativamente l’operato di Lotito, i tifosi hanno sempre preteso la Serie A ma il campionato di Serie B è sempre stato particolarmente complicato”.

Sull’eventuale ripresa dei campionati: “C’è confusione, se dovessimo mettere la salute davanti a tutto dovremmo aspettare il prossimo anno ma ci sono tanti interessi. Il movimento calcio porta tanti introiti, se c’è la possibilità di giocare con un protocollo adeguato io opterei per la ripresa anche se credo che potrebbe ripartire la Serie A, già sulla B ho i miei dubbi”.

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