Se in giornata i trustee dovranno verificare l’avvenuta ricezione dell’accredito versato dalla Idi Srl a titolo di acconto per l’acquisizione della Salernitana, in modo da far partire poi le procedure di effettivo passaggio di proprietà, compresa l’approvazione del bilancio (clicca qui per leggere), tale verifica dovrà necessariamente essere effettuata anche in merito alle altre offerte, quelle rigettate. Eventualmente, Melior Trust e Widar Trust dovranno provvedere alla restituzione delle cifre. Un particolare che potrebbe sembrare di poco conto, ma è in realtà interessante per seguire anche la vicenda dell’esposto paventato dall’avvocato Paulicelli per conto del fondo svizzero che si è visto rifiutare due offerte (clicca qui per leggere).
La vicenda, rilanciata dall’Ansa con parole dello stesso legale torinese, desta qualche perplessità. In primis per l’annuncio, contenente l’intenzione di voler presentare un esposto alla Procura di Salerno e non la conferma di un effettivo deposito. Si verificherà o resterà solo un comunicato? Se sì, la competenza è effettivamente di Salerno, visto che la sede del trust che ha gestito l’operazione è a Roma? In ogni caso, i dettagli che emergono sulla società svizzera PVAM, definita “fiduciario del Fondo Global Pacific Capital Management” che in in realtà risulta essere una società di gestione di fondo, fanno emergere più di un dubbio sulla reale consistenza delle proposte e degli stessi soggetti emittenti. In realtà, mai resi noti dalla società di consulenza elvetica. Oltre ad alcune lacune nella documentazione e nelle certificazioni delle firme, i trustee avrebbero riscontrato diversi altri dubbi che avrebbero portato a declinare la proposta. Quello più lampante, a una prima riflessione, emerge dalla versione dello stesso Paulicelli, coadiuvato dal commercialista comasco con casa a Lugano, Stefano Scarsella: la volontà di pagare il tutto in titoli obbligazionari per 38 milioni nella prima offerta. Un discorso difficilmente accettabile per i trustee che hanno sempre chiesto esplicitamente contanti. Anche la seconda offerta, quella definita “cash” dall’avvocato, avrebbe in realtà nascosto garanzie in obbligazioni bancarie.
Dai trustee emerge assoluta serenità e convinzione di aver operato in maniera trasparente. Nei prossimi giorni, per legge dovranno fornire ai disponenti (Lotito e Mezzaroma) e ai guardiani del trust, Masoni e Coppola, i dettagli delle operazioni, delle offerte ricevute in questi mesi, i perché dei dinieghi e quant’altro. I legali degli ex co-patron studieranno tutto e valuteranno se intraprendere azioni legali, dopo aver appreso in maniera molto contrariata della cessione per soli 10 milioni di euro del club (clicca qui per leggere).
Tornando alla vicenda PVAM, al netto degli errori sulla ricezione del codice Iban, poi comunque risolti, questo tentativo può legittimamente far sorgere qualche perplessità anche spulciando i riferimenti online. PVAM s.a. è l’acronimo di Private Value Asset Management, società anonima svizzera che ha anche una gemella in Slovenia, Private Value Capital Management. Il sito web con dominio elvetico risulta inaccessibile, quello sloveno invece è in modalità manutenzione. Anche il misterioso fondo Global Pacific Capital Management ha un sito web essenziale, senza contatti diretti. Seguendo altre ricerche, al vertice di PVAM c’è Stefano Marcolini, intermediario italiano operante a Gorno, in Svizzera. Sarebbe sua la firma sulla prima offerta, quella da “38 milioni”, peraltro a quanto pare non preceduta da alcuna manifestazione di interesse. Nella seconda offerta, invece, ci sarebbero firme e indirizzi differenti e il nominativo di riferimento sarebbe quello di Mojca Hozic, che risulta essere la direttrice della società di consulenza Private Value slovena. Insomma, più di un fattore poco convincente, comprese le googlate più dettagliate su alcuni dei nominativi coinvolti nella vicenda.
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