C’è il nome di Luigi Cagni nell’unico successo della Salernitana in terra ligure. Il tecnico bresciano, alla guida dell’ippocampo nella stagione 1999/2000, ricorda con particolare emozione la trasferta di Marassi di vent’anni fa: quel pomeriggio del 2 aprile 2000 l’allenatore rientrava in panchina dopo il ritorno-lampo di Cadregari, festeggiando la sua personale rivincita dopo l’esonero di qualche settimana prima. Cagni pagò il pareggio di Monza, ma qualche giorno più tardi (dopo la sconfitta interna col Savoia) fu prontamente richiamato da Diodato Abagnara (allora segretario della Salernitana) affinché ricucisse lo strappo con Aliberti, pentito per aver mandato via l’esperto trainer.
Domani alle 14 la Salernitana tornerà a calcare il terreno di gioco genovese, provando a ripercorrere il cammino scandito dalle sontuose conclusioni di Di Michele e le acrobazie di Vannucchi, determinanti per il trionfo del lontano 2000.
“Fu una delle vigilie più rocambolesche della mia carriera: venni allontanato con la squadra in lotta per la serie A e richiamato dopo la sconfitta nel derby contro il Savoia. Aniello Aliberti volle incontrarmi personalmente a casa mia: il patron prese l’auto e in poche ore raggiunse Brescia. – ricorda Cagni ai nostri microfoni – Mi disse che era rammaricato: la scelta di allontanarmi fu istintiva, che quanto accaduto fu un errore di gioventù. Ritornai unicamente per amore del gruppo e la squadra ricambiò con una sontuosa prestazione sul campo. Vincemmo 4-2 e al triplice fischio, negli occhi dei giocatori, vidi una motivazione fuori dal comune”.
Il tecnico tenne un breve discorso nel post-gara: “Parlai al gruppo, spiegando che avevamo la forza e le qualità per riprendere in mano il campionato. La squadra stava bene con me, nonostante avessi un carattere difficile (ride, NdR). A fine anno lasciai a malincuore: se fossi rimasto, ci metto la firma, avremmo vinto il campionato, perché avrei confermato in blocco la squadra: Aliberti e Pavone, purtroppo, avevano altre idee e smantellarono l’organico”.
La Salernitana, dopo il turbolento finale della scorsa stagione, è ripartita con 3 successi e 2 pareggi nelle prime cinque giornate: un biglietto da visita niente male per la compagine di Fabrizio Castori alla vigilia della partita di Coppa: “I risultati premiano il grande lavoro del tecnico e della squadra. Non so dove possa arrivare questa Salernitana: è ancora presto per fare bilanci. Castori ha grandi capacità e può tirar fuori il meglio dal gruppo. – prosegue il tecnico – La sfida contro la Sampdoria è una vetrina interessante: non sarà chiaramente indicativa rispetto al valore degli organici ma la Salernitana può tornare a casa arricchita sotto il profilo esperienziale. La Samp farà esperimenti, è ricca di giovani interessanti che Ranieri sta sfruttando al meglio”.
Il covid è una spada di Damocle per i club cadetti: contro la Reggiana, sabato prossimo, la Salernitana potrebbe ritrovarsi contro una squadra imbottita di Primavera: “Le squadre sono in una situazione che va affrontata giorno dopo giorno: l’alternativa, terribile, sarebbe quella di fermarsi. Sarà un campionato condizionato purtroppo dalla pandemia, dovremo seguire il protocollo alla lettera. I nostri comportamenti saranno decisivi: i calciatori devono fare delle rinunce, come tutti, mettendo la professione al primo posto. Le cinque sostituzioni aiuteranno i tecnici a preparare al meglio le partite e a risolvere eventuali assenze, sfruttando il minutaggio delle seconde linee”.
Sulla diatriba tra Lotito e una fetta importante del tifo granata, il tecnico sceglie l’equilibrio: “Claudio Lotito è un personaggio particolare ma guardiamo i risultati. Si rende antipatico per via di certe esternazioni ma sotto il profilo imprenditoriale non si discute. Il pubblico deve pensare al campo: sono certo che Lotito voglia andare in A ma è attento al bilancio. Dispiace che spesso i calciatori più talentuosi vadano a Roma: Salerno non può essere soltanto una succursale“.
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