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Stop al calcio, pure il CONI dice sì: “Non può avere regole diverse”. Lega B: “Noi nel rispetto DPCM”

Anche Giovanni Malagò, il numero uno dello sport italiano, si schiera a favore dello stop totale anche del calcio. Il presidente  del Coni è intervenuto ieri sera sulle reti Rai nel corso della trasmissione Che Tempo Che Fa, condotta da Fabio Fazio, per esprimersi chiaramente con un duro affronto nei confronti soprattutto della Lega di Serie A, che ha deciso di giocare ugualmente le partite di ieri e l’altro ieri. Di riflesso, il messaggio è riferito anche alla Lega B, che ha fatto altrettanto e stasera farà chiudere la giornata – salvo colpi di scena – con il posticipo della 28ma tra Chievo e Cosenza.

“Il consiglio di Lega ha preso una decisione non recependo l’invito del ministro Spadafora (a fermare il campionato, nda), una decisione permessa dal Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri”, ha esordito Malagò. Nel DPCM, infatti, era ed è consentito lo svolgimento di eventi sportivi a porte chiuse. Ma il massimo dirigente del Coni chiede uniformità: “O martedì la Figc conferma la decisione della Lega assumendosi la responsabilità o deve esprimere la contrarietà commissariando di fatto la Lega di A”. C’è il consiglio federale domani a Roma (clicca qui per leggere) e le pressioni che da più parti vengono dal mondo delle istituzioni politiche, sportive, sindacali (con i calciatori in prima linea) si scontrano con quelle altissime derivanti da fattori economici e organizzativi. La situazione, però, è molto delicata e non c’è sponsor o calendario che tenga. Tutti quanti devono andare verso la stessa direzione. Non è che il calcio può avere regole diverse dagli altri sport di squadra. Tutti gli sport, dal calcio alla pallacanestro, dalla pallavolo all’hockey e a tutti gli altri, devono andare nella stessa direzione: domani (oggi, nda) lavorerò a questo scopo. Chiamerò i presidenti delle federazioni degli sport di squadra per questo. La Serie A è organizzata dalla Lega, ma la Lega opera su delega della federazione”. Chiaro e perentorio il messaggio di Malagò, che lascia presagire una ferma volontà di fare di tutto affinché i campionati professionistici di calcio siano messi in un cassetto per qualche settimana, se non per un mese.

In tutto ciò, la Lega Serie B ha diramato una nota con la quale ha precisato che “dall’inizio dell’emergenza dovuta al diffondersi del virus Covid – 19 si è sempre attenuta alle prescrizioni contenute dai decreti emessi dalle competenti autorità e dal Governo. Stessa condotta trasparente e lineare ha mantenuto anche in occasione della 28a giornata di campionato, nel rigoroso rispetto di quanto previsto nel Dpcm emanato questa mattina dalla presidenza del Consiglio dei ministri, nel quale è contenuta la previsione della disputa a porte chiuse delle gare su tutto il territorio nazionale. Allo stesso modo, anche nel futuro prossimo futuro, la Lega B si atterrà alle eventuali ulteriori disposizioni che saranno diffuse dalle autorità competenti”.

Sempre ieri sera, il presidente dell’Associazione Italiana Calciatori, Damiano Tommasi, aveva ribadito il suo pensiero intervenendo a 90′ Minuto. Sarà anche lui presente domani in consiglio federale: “La situazione è grave e seria, oggi non si può giocare a calcio in Italia. È un’amara constatazione, e gli insulti nei miei confronti lo confermano. Il Paese deve cambiare abitudini. Il messaggio è cambiamo vita: in più posti d’Italia la gente si ritrova a vedere le partite nei locali. Abbiamo già casi di contagio nelle squadre professionistiche, serve più attenzione. Non si può giocare a calcio in questo Paese, i giocatori non si possono toccare. E questo deve uscire martedì. Le direttive dicono che non ci si può toccare, ma i giocatori sono costretti a farlo. Lo sciopero era e sarebbe un messaggio diverso, il messaggio corretto è che non si deve giocare, non perché non lo vogliano i giocatori, anche perché sarebbe preoccupante se dovessero deciderlo i calciatori, sono i responsabili a dover decidere. Il punto è che tutti noi italiani nelle prossime settimane dobbiamo condurre una vita diversa, il Paese ha bisogno di un messaggio di questo tipo, non di altri messaggi che mettono in dubbio quello che dice la comunità scientifica”.

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