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Stirpe alla Gazzetta: “Situazione drammatica, serve calma. Difficile ripartire, stagione da spalmare”

L’emergenza Coronavirus è in pieno divenire e il ritorno alla normalità sembra una meta lontana. Ancor più un miraggio sembra il ritorno al calcio giocato, con i club di tutte le categorie fermi in attesa di novità. A parlare della situazione, sulle colonne della Gazzetta dello Sport, è il presidente del Frosinone Maurizio Stirpe che racconta in primis come sta vivendo il contesto: “Con molta preoccupazione. Come imprenditore, come rappresentante degli interessi di molte imprese e come uomo di calcio. E’ una situazione drammatica, della quale non abbiamo ancora capito la profondità e non vediamo la via d’uscita. In questo momento la salute è la cosa più importante. I bollettini quotidiani sono di guerra, bisogna ringraziare i medici, il personale sanitario e tutti quelli che lavorano correndo rischi inenarrabili, speriamo che gli strumenti adottati funzionino”. Il numero uno giallazzurro, da imprenditore, analizza poi anche la situazione economica, con possibili soluzioni: “Si sta determinando una crisi di portata biblica, non paragonabile alle precedenti, nemmeno quelle da eventi bellici Bisogna agire su tre fronti: la fruizione di tutti gli ammortizzatori sociali per non far mancare il sostegno alle famiglie, garantire la liquidità al mondo delle imprese da parte del sistema bancario garantito dallo Stato, postergare in blocco i termini delle tasse alle aziende che non stanno fatturando”. Da proprietario di una società calcistica poi dice: “Io sono preoccupato per tutto. Qui è stata interrotta totalmente l’attività, quindi quei tre fronti devono valere anche per il calcio, anzi deve essere uno dei primi al quale applicarli”.

Stirpe sembra favorevole alla riduzione degli stipendi ai calciatori, ma scettico sul ritorno del campionato: “Se si cerca di far ripartire i campionati non potrà essere chiesto. Ma se non si riparte è evidente che bisogna chiedere il blocco, anche delle tasse. Molto difficile che la stagione riparta. Se si sposa la teoria di finire a luglio sarebbe un problema per la stagione successiva. E poi si potrebbe giocare solo a porte chiuse, quindi mortificando lo sport”. Ma la soluzione? “Bisogna spalmare questa stagione in due, ossia ripartire da dove si era finito, ma solo quando ci saranno le condizioni di sicurezza. Questa stagione si deve chiudere al 30 giugno 2021, traslando tutti i contratti di un anno: i tesserati così prendono in due anni lo stipendio di uno, avendo lavorato solo un anno. E per chi va in scadenza non cambia nulla, ci andrà il 30 giugno 2021. Tutti i contratti si allungano di un anno”. Il patron dei ciociari analizza anche la situazione per sponsor, tifosi e tv: “Si congela tutto, entrate euscite, e si riattivano quando si riparte. Lo Stato riavrà le sue tasse, i giocatori i loro stipendi, i tifosi avranno già gli abbonamenti e gli sponsor i contratti. Dopo i rinvii di Europei Olimpiadi è la cosa migliore”. Stirpe commenta anche le varie ipotesi messe al vaglio: “Vede, leggo proposte di fare solo due promozioni in A e altre cose astruse: purtroppo ci sono teste interessate a portare a proprio vantaggio anche le situazioni più drammatiche. Noi oggi saremmo terzi, quindi la A spetterebbe anche a noi. Ma dobbiamo superare queste questioni. Può darsi che qualcuno alla fine rimarrà scontento, ma se si fanno slittare questi tornei è la cosa migliore. Sono stati interrotti per la salute pubblica, devono riprendere quando il problema sarà risolto e, se bisogna aspettare un anno, aspetteremo. Come si può pensare di ripartire ad agosto o settembre? A porte chiuse? Sarebbe la fine del calcio, con scarso valore a livello economico. Tra un anno il calcio sarebbe più apprezzato”.

L’imprenditore laziale non fa un dramma sullo stop del calcio: “Intanto lo Stato deve fare la sua parte, come per tutte le imprese. E poi oggi il calcio non ha valore. Se si riprende in modo frettoloso, si rischia di implodere. Bisogna sfruttare questi mesi di attesa per mettere mano a tutto il sistema. E lo de vono fare le leghe europee, la Uefa deve generare coesione. Una coesione che tra le leghe italiane non c’è. Ma questa crisi è destinata a cambiare molti nostri atteggiamenti e deve farci riflettere. Perdiamo troppo tempo in discussioni oziose, senza rispetto e considerazione per il movimento”. Le società cadette sono quelle che potrebbero accusare di più i danni economici, per questa la Lega B ha presentato una sorta di “piano Marshall”: E’ giusto che una Lega come la B debba proporre, ma ogni cosa va condivisa solo con la federazione, perché sarà lei a stilare un unico progetto”. Da tre anni a Frosinone c’è uno stadio nuovo: “La pandemia oggi ti fa vedere tutto in modo diverso. Con il senno di poi dico che sarebbe stato da evitare un investimento simile, ma chi poteva immaginare una cosa del genere? Lo stadio c’è e ci sarà, sperandoche si recuperino le condizioni per riportarci i tifosi. Penso che oggi tutti si debbano fermare. Non solo per gli stadi. Prima usciamo dalla fase acuta, poi vediamo”.

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