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Padova-Salernitana, la lettura tattica: equilibrio e poco coraggio, vince la noia

Padova-Salernitana è stata una partita anonima, tra due squadre incapaci o poco disponibili a ergersi a protagoniste. Difese schierate a specchio, tre difensori centrali e due esterni a fare i quinti. A centrocampo il Padova sceglie di giocare a tre e con il tandem offensivo; la Salernitana continua invece a rincorrere gli equilibri e il consolidamento del proprio modulo tattico: due a centrocampo e due trequartisti, sotto l’unica punta. Gli schieramenti ipotizzerebbero la possibilità di creare una superiorità a centrocampo per il Padova e l’eventualità di far giocare la difesa veneta in parità numerica grazie alla presenza dei due Anderson tra le linee. Il quadro tattico chiaro sui taccuini si dimostra, però, inconsistente nello svolgimento del match. Da un lato l’incapacità tattica di Lollo e Broh (forse non solo tattica) agli inserimenti: i due in fase di possesso e costruzione di gioco riuscivano a restare “piatti” con il loro compagno di reparto Calvano e permettevano a Di Tacchio e Minala (in evidente ritardo fisico) di schermarli senza sofferenza, sebbene in inferiorità numerica di reparto. Dall’altro la novità tattica della squadra di Gregucci. Apprezzata (dopo la debacle contro il Lecce) la scelta di pressare alto con i tre del reparto offensivo, schierandoli in fase di non possesso in ampiezza a ventaglio, con Jallow che ripiegava a sinistra, D. Anderson largo a destra e A. Anderson centralmente, pronto ad uscire per primo sul possesso avversario.

Parimenti, analizzando la fase di possesso, lecito chiedersi del perché Jallow e Djavan Anderson attaccassero le “mattonelle” alte esterne. I quinti in che modo dovevamo inserirsi nello spazio ed in uno spazio già riempito?
A questo quadro tattico aggiungiamo il perfetto equilibrio nei duelli tra i quinti e in quello tra attaccanti e difensori delle rispettive squadre. Una manna per la Salernitana i ritorni di Migliorini (monumentale) e di Di Tacchio.
La squadra granata ha bisogno di questi giocatori, del recupero di Akpa, di ritrovare il vecchio Bernardini e di un vero bomber (la speranza è che Emanuele Calaiò possa soddisfare la fame di gol della squadra).

Ultima considerazione su Gregucci che, va ribadito, non sta dispiacendo per equilibrio e sagacia gestionale. Il tecnico pugliese continua a chiedere coraggio ai suoi ragazzi, ma lui quanto coraggio è disposto a “regalarci”?

 

A cura di Antonio Pappalardo (allenatore Uefa B)

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