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Lancio di palloni per protesta pacifica, assolto ultrà dopo 4 anni. Il post: “Verità restituisce dignità”

lancio palloni in campo

Era il 12 settembre 2020 quando la Salernitana di Fabrizio Castori affrontava in amichevole all’Arechi la Virtus Francavilla. Al Principe degli stadi si giocava a porte chiuse in piena pandemia Covid e la preparazione estiva era slittata per permettere di terminare la stagione interrotta a marzo a causa del lockdown: l’amichevole che segnò l’inizio di una stagione poi rivelatasi trionfale, è ricordata per la singolare e pacifica protesta di un gruppo di ultras.

I fatti

All’alba di una stagione che avrebbe portato i granata alla storica cavalcata verso la A, in occasione dell’allenamento congiunto con i pugliesi, un gruppo di tifosi granata si era introdotto all’interno del settore tribuna dell’Arechi intonando cori di accusa contro la proprietà del duo Lotito-Mezzaroma e lanciando in campo diversi palloni. Il Direttivo Salerno della Curva Sud aveva esposto uno striscione: “Eccoli i tuoi palloni, vattene fuori dai **”, in risposta alle frasi del patron Claudio Lotito che aveva sottolineato come, nove anni prima, al suo avvento in città la società non avesse neppure i palloni per giocare. Dopo poco meno di quattro anni, è stato assolto in sede penale l’ultrà che era finito a processo dopo l’accaduto.

Sulla pagina Facebook del gruppo di riferimento della Siberiano è arrivato un post di commento alla vicenda: “Il tempo come sempre è galantuomo e restituisce i giusti contorni alle vicende umane. La verità, però, viene sempre fuori e restituisce dignità e onore a chi fa del proprio essere ultras uno stile di vita unico ed inimitabile. Le infamità e le cattiverie gratuite vengono spazzate via facendo emergere quello che ha rappresentato un grido di ribellione allorquando Salerno dimostrò orgoglio e senso di appartenenza, che evidentemente provocò fastidio a qualcuno. Un grido di libertà e dignità verso chi continuamente offendeva una città ed una intera tifoseria. Quattro anni sono passati affinché ci si rendesse conto che nessun reato era stato commesso e si restituisse quello che tutti noi già sapevamo: il tuo era un esempio da seguire, non un gesto da condannare”.

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