L’analisi: la peggiore Salernitana della stagione. A Carnevale Gregucci “sfila” al Curi con la maschera più brutta

Una partita senza storia, fin dalle prime battute di gioco, per ritmo, per qualità, tecnica e per letture tattiche: il Perugia supera la Salernitana e vince meritatamente. Nesta non cambia modulo (4-3-2-1) e prepara bene la partita: la sua squadra è capace di costruire il gioco, sa cosa e come “fare”. Anche la Salernitana, dal canto suo, non cambia spartito tattico: Gregucci recupera Casasola, fa rifiatare Calaiò, rispolvera Djuiric e conferma il resto della truppa vittoriosa nell’ultimo turno infrasettimanale casalingo. L’allenatore del Perugia legge ed interpreta bene il match, sfruttando al meglio la superiorità numerica a centrocampo che gli concede lo schieramento tattico granata. L’inserimento sistematico in fascia di Falzerano (interno destro del centrocampo umbro), gli consente di conquistare campo (Lopez non riesce a sovrastarlo e si fa assorbire abbassandosi fin troppo) e partita. La buona lettura del campione del Mondo è completata dalla posizione alta, a destra, di Saddiq che domina tutti i duelli col malcapitato Mantovani (insufficiente la sua prova).
E la Salernitana? i granata subiscono, si specchiano agli avversari, galleggiano sotto ritmo, sono spenti fisicamente (problema di testa?), perdono tutti i duelli e quando riescono a recuperare palla i reparti sono lontani tra loro. Di Tacchio e Minala sono spesso fuori posizione, con i tre attaccanti fuori dal contesto e incapaci di controllare una palla (figuriamoci di tenerla), oltre che tecnicamente inadeguati. Il goal di Casasola nasce da un controllo errato di A.Anderson che serve casualmente il “bomber” argentino. Il difensore è praticamente l’unico della rosa che segna con continuità (sesto sigillo e scettro di miglior marcatore della Salernitana) o meglio l’unico che riesce a centrare la porta.
Così, solo per statistica: il primo tiro in porta (sarebbe più corretto definirlo un passaggio al portiere) della Salernitana si registra all’87’ con Jallow. La seconda conclusione, due minuti più tardi grazie a Calaiò… Questo il quadro degli attori sul rettangolo di gioco. Ma nel “recinto verde” il condottiero riesce ad intervenire, è capace di “leggere” la partita per sostenere i suoi… prodi? A quanto pare no. Almeno non a Perugia. Verre è letale centralmente; di Falzerano e Sadiq se n’erano accorti anche gli steward ai tornelli, ma il tecnico non fa nulla per arginare la supremazia del Grifo. La Salernitana non riesce a sfruttare neppure l’espulsione di Sadiq a inizio ripresa. Gregucci, sotto di un gol, con la superiorità numerica dettata dall’assenza di uno dei migliori sponda perugina, decide di… non decidere. Ritarda il cambio e sostituisce un attaccante con un altro (Calaiò al posto di Djuric), e sceglie di non svoltare (un difensore sembra di troppo in 11 contro 10). Risultato? La squadra resta piatta e da continuità allo svolgimento rinunciatario tattico di inizio partita. Il tutto in un tempo di gioco – il primo quarto d’ora della ripresa – in cui i granata sembravano aver riconquistato metri anche se solo per l’inerzia del match.

Siamo ben consapevoli che le scelte fatte al momento non sono certo semplici e nascondono mille variabili. Eravamo rimasti all’auspicio dell’idea di gioco, al coraggio di trovare soluzioni: la squadra non tira mai in porta. Ad oggi quella con il Perugia è stata la più brutta prestazione stagionale dei granata.