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“La B è lasciata sola, vogliamo essere tutelati”: lo sfogo di Mauro Balata al CorSport

La Serie B è stata lasciata sola. Alza la voce Mauro Balata, il numero uno del campionato cadetto non ci sta. E adesso vuole farsi sentire. In una lunga lettera inviata al Corriere dello Sport, il presidente Balata ha messo nero su bianco tutti i suoi pensieri, le sue motivazioni, le sue preoccupazioni. Uno sfogo che ha un bersaglio politico, perché nelle ultime settimane Balata ha lottato per difendere il suo campionato e si è sentito escluso dal tavolo dei potenti.

“Sono giorni complicati quelli che stiamo vivendo e anche il calcio non fa, ovviamente, eccezione”, l’esordio di una lettera che tocca tanti punti. Dalla storia, ai numeri, alle sensazioni. La Serie B è il campionato degli italiani, il terzo torneo più seguito d’Europa, il primo “over the top”, il mondo dei giovani e del futuro. E non vuole morire.

Il rischio per Balata c’è perché ormai è lotta aperta con la Serie A. Il presidente della B non ha mai nascosto l’intenzione di voler giocare e concludere il campionato, ribadendo il suo pensiero anche al CorSport (“Chiediamo di continuare a fare il calcio con i giovani e per la gente, di rappresentare un punto di riferimento credibile e trasparente per il tifoso ma anche per le famiglie, di poter fare impresa e generare socialità. Di creare emozioni e coltivare sogni, di tutelare questo sport nella sua più nobile accezione anche e nono stante la complessa situazione che abbiamo di fronte. È il nostro DNA ed è per questo e che vogliamo ripartire”), ma c’è bisogno di aiuto e sostegno anche dal piano di sopra.

L’accordo di separazione tra A e B contempla obbligazioni pattuite, ma l’1.5% del 7.5% stabilito non è mai stato pattuito (clicca qui per leggere l’articolo). L’accusa di Balata: “Politiche miopi e di corto respiro, ci siamo trovati soli e senza sostegno”, scrive il presidente. Che poi insiste: Riscontriamo la nostra solitudine rispetto alle mancate politiche che in tutti questi anni, non solo nelle ultime stagioni, hanno messo in secondo piano quella dimensione sociale ed economica di prossimità, votata al territorio, che rappresentiamo. Una dinamica di sistema che ha trascurato pratiche virtuose che sono base e fondamento del calcio e ne determinano crescita, popolarità e vicinanza. Politiche che hanno abbandonato la Serie B, talvolta costringendola a intraprendere un percorso quasi autonomo nel ruolo di formazione e identità a cui una serie di secondo livello inevitabilmente si rivolge”.

E ancora, la questione diritti tv. Balata vuole maggior credito alle annualità dopo decurtazioni operate sul montante complessivo definito per legge. Inoltre c’è la questione sul mancato versamento del contributo solidaristico da parte dei club che approdano in A. Tanti punti, tante richieste, tanti no. Troppi.

Oggi dovrebbe arrivare il via libera del cts, la Serie B vuole giocare da fine giugno (clicca qui per leggere l’articolo). Ma soprattutto vuole giustizia: “Molto di quello che il calcio ha sempre rappresentato per il nostro Paese, vale a dire un modo di vivere il prossimo, la comunità e con esso anche il proprio territorio, si trova improvvisamente sacrificato. E questo non lo trovo giusto. I valori di coinvolgimento e di socializzazione è necessario rimangano in primo piano anche nella corsa, pur necessaria e improcrastinabile, verso la ripartenza delle competizioni. Altrimenti rischiamo seriamente di non essere capiti dai nostri interlocutori, cioè i tifosi”.

La B per Balata è “qualcosa che va ben al di là del mero conto economico: il Campionato degli italiani, dei territori, dei giovani, delle speranze, delle ambizioni, della tradizione e della storia del nostro Paese”. E nonostante i problemi di solitudine, il campionato è riuscito attraverso una politica virtuosa a “generare effetti positivi in termini di sostenibilità e trasparenza, fattori indispensabili per la credibilità di questo sport”.

Quindi, il messaggio finale: “Ora, di fronte alla tragedia che sta colpendo il mondo intero e che inevitabilmente porterà a un rallentamento se non addirittura a uno stop dei progetti che perseguono questa crescita, è giunto il momento di pretendere con ancora maggiore forza, rispetto al passato, di essere correttamente valorizzati e tutelati dal sistema calcistico, in modo da poter continuare un percorso preciso e ben identificabile e, modestamente, imprescindibile di fare calcio”.

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