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Le emozioni di Artistico: “Il ’98 come se fosse ieri, con Delio mi sentivo imbattibile”

Immortale, così come tutti i suoi compagni di squadra. Gli eroi del ’98 hanno fatto la storia, c’è anche Ciccio Artistico tra questi. L’attaccante che oggi lavora come osservatore del Frosinone racconta in un’intervista rilasciata al quotidiano il Mattino le gioie di 22 anni fa. A cominciare da una gara in particolare giocata a febbraio: “Vincemmo con la Reggiana – il ricordo del bomber romano – E capimmo che il traguardo era davvero a un passo. La certezza poi il 10 maggio, sono passati ventidue anni ma sembra ieri”. Fu festa contenuta: “Il 5 maggio c’era stata la tragedia dell’alluvione di Sarno, Siano e Bracigliano. Non ci fu bisogno di parlare tra noi perché tutti eravamo convinti che bisognasse rimandare i festeggiamenti per rispetto verso le tante vittime di quella catastrofe”.

La prima esperienza di Artistico a Salerno, però, fu da avversario: “Nel 1989 ero giovane, giocavo col Frosinone e segnai al Vestuti contro la Salernitana. Ci pensò Di Bartolomei con un gran tiro dalla distanza, a dare la vittoria ai granata in quell’occasione”.

Artistico ha segnato in tutte le categorie, dalla D alla A. E addirittura fece gol al Brasile: “Come potrei dimenticarlo? I verdeoro erano in ritiro per preparare il Mondiale in Italia, giocammo un’amichevole contro di loro. Facevo parte di una mista composta da calciatori di Perugia, Ternana e Gubbio. Ci fu un calcio di punizione da trenta metri: presi la rincorsa e tirai una botta davvero fortissima, un po’ come quelle famose di Roberto Carlos, e beffai Taffarel”.

Quindi arrivò Salerno e la Salernitana: “Arrivai dal Perugia a metà del campionato ’96-’97. Lasciai la A per rimettermi in gioco in una squadra che era in difficoltà in quel momento e infatti ci salvammo quasi all’ultimo. Fu una stagione complicata, per fortuna Dell’Anno contro il Ravenna e Masinga contro il Castel di Sangro ci garantirono due vittorie pesantissime. Nei primi mesi feci fatica. Non avevo la condizione migliore e poi con Varrella non fu facile intendersi. Voleva che giocassimo in un certo modo, chiedeva a dei miei compagni cose che non erano nelle loro corde. Facemmo un po’ di testa nostra e per fortuna ci salvammo e iniziò un’altra storia. Cominciò tutto dal ritiro. Fu molto importante il lavoro che svolgemmo con Delio Rossi in estate sia dal punto di vista fisico e tattico, sia dal punto di vista mentale. In quel gruppo c’erano calciatori che l’anno prima erano retrocessi, altri più giovani che dovevano trovare la loro dimensione e i reduci della stagione precedente a Salerno, come me, che avevano voglia di riscatto. Nacque qualcosa di incredibile e il campo parlò per noi”.

Ventidue anni dopo i ricordi sono ancora indelebili: “La vittoria di tutti. Ognuno diede il suo contributo, ognuno aveva motivazioni proprie per fare bene. Io avevo voglia di riscattarmi dopo le difficoltà della stagione precedente, volevo sdebitarmi verso il presidente Aliberti che aveva investito dei soldi per il mio cartellino e lavorai tantissimo per riuscirci. L’incontro con Rossi fu determinante perché io mi sentivo sicuro di me, forte, quasi imbattibile nell’area di rigore e la B era il mio campionato, la categoria in cui potevo impormi. Con Delio, però, imparai a muovermi anche fuori dall’area di rigore e con Ricchetti e Di Vaio, ma anche con De Cesare e gli altri, riuscimmo a trovare un’intesa e dei sincronismi incredibili. Fare un movimento e vedere che un compagno, spesso Di Vaio, ne traeva un vantaggio e andava in gol era una gratificazione per me. La mia stagione svoltò a Castel di Sangro. Vincemmo cinque a tre e io segnai due gol e da quel momento acquisii ancora più fiducia in me. La settimana dopo segnai un’altra doppietta contro il Pescara e quelle due settimane furono davvero importanti, perché mi diedero una carica incredibile”.

Dopo la promozione, però, Artistico lasciò la Salernitana: “Ad Aliberti il Toro fece una bella offerta, a me offrì un contratto importante, a quel punto parlai con Rossi che mi disse che sarebbe stato contento se fossi rimasto, ma che avrebbe capito anche se fossi andato via. A Salerno avevo ottenuto il massimo. Aver riportato in A la Salernitana rappresentava, per me, il punto più alto. Nella mia carriera ho cambiato spesso, e quello mi sembrava il momento giusto. Il Torino, poi, era ed è un club altrettanto importante e prestigioso e scelsi di partire. Vivere il quattro maggio a Superga, da calciatore del Torino, è stata un’altra esperienza molto intensa che ho avuto la fortuna di fare nella mia carriera. Il vero rimpianto è quello di essere arrivato a Salerno quando avevo già 28 anni e di aver incontrato Rossi troppo tardi. Con lui mi sono completato come calciatore e, se lo avessi incontrato qualche anno prima, sicuramente sarei stato in grado di giocare in A per più tempo”.

Dici Salerno e ad Artistico viene in mente “l’Arechi pieno”, il suo gol più bello “una rovesciata all’Andria”. Quindi, l’augurio alla Salernitana di tornare presto in Serie A: “Se il campionato dovesse riprendere, i granata potrebbero dire la loro. Ventura mi piace molto”.

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