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Infermeria piena, una triste costante. Ventura storce il naso, Jallow da gestire: problema può diventare serio

Una triste costante in casa granata, con cui anche Gian Piero Ventura deve fare i conti. La Salernitana e gli infortuni, un binomio ormai indissolubile. Un fattore che da “imponderabile”, per usare un termine caro al co-patron Lotito, sta diventando sempre più… ponderabile in casa granata. Negli anni, numerosi sono stati gli stop, anche lunghi, di calciatori importanti (sulla carta) per lo scacchiere tattico dell’allenatore di turno, che hanno creato non pochi disagi nell’allestimento settimanale degli undici.

Mantovani non ha mai iniziato la stagione, Heurtaux – ultimo arrivato – neppure. Billong (che continua a localizzarsi in Francia sui social, ritraendosi mentre effettua cure e terapie alla caviglia (la Salernitana ha parlato di “indagine svolta al Check Up che evidenzia una lesione muscolare ai peronieri, nda) ha avuto il tempo soltanto di disimpegnarsi in amichevoli estive e nei primi turni di Coppa Italia. Stesso dicasi per Lombardi, mentre Akpa Akpro è out dalla trasferta di Cosenza e Jallow, infortunatosi prima in Nazionale e poi col Benevento, ha una situazione piuttosto seria, da gestire con cura. Secondo quanto rivelato stamani dal quotidiano Il Mattino, si tratterebbe di un principio di condropatia di origine traumatica. Ne soffrì, tempo fa, anche Nalini a Salerno. Jallow si è lesionato un pezzettino di cartilagine dopo uno scontro di gioco in Nazionale, proprio la parte di ginocchio colpita da Hetemaj nel derby. “Si temeva l’intervento chirurgico, dovrebbe essere scongiurato: si andrà avanti con terapie conservative. Spero di averlo dopo la sosta”, aveva detto Ventura prima del match col Chievo. Per ora, si procederà con iniezioni di rinforzo. “Se si arriverà a fine campionato, procederemo con l’intervento di pulizia al termine della stagione”, aggiunge l’agente del gambiano, Sorrentino. È quel “se” che preoccupa. A Livorno, Ventura dovrà forzare Cicerelli (spalla uscita malconcia dal match col Chievo) per mancanza di alternative (c’è pure Kiyine squalificato, nda) e forse pure Djuric, reduce da un affaticamento al polpaccio.

La triste costante, si diceva. Nel 2017 fu lo stesso Lotito ad ammettere che i campi di allenamento non aiutavano la Salernitana, che all’epoca lavorava un po’ al Volpe, un po’ al Mary Rosy, un po’ all’Arechi. Oggi, la squadra si divide tra Ultimo Minuto e soprattutto Mary Rosy, dove con un contratto di fitto pluriennale ha posizionato il suo quartier generale tecnico. A detta di mister Ventura, proprio una buca sul terreno di gioco di quest’ultimo impianto avrebbe causato il problema di Billong. L’ex CT della Nazionale, insomma, va a fare compagnia ai suoi predecessori nel gruppo degli “amici stretti” del medico sociale Italo Leo. Da quest’anno, lo staff sanitario è stato implementato con la figura del responsabile, Andrea D’Alessandro, che è tornato a Salerno dopo importanti esperienze anche in Serie A. In granata, ha trovato subito un super lavoro.

Non che negli anni precedenti andasse meglio. Solo per restare all’anno scorso, Colantuono prima e Gregucci poi hanno spesso dovuto fare a meno di elementi importanti. Spicca, su tutti, l’irto (e per certi aspetti nebuloso) percorso di Davide Di Gennaro: infortunio dopo la gara interna con l’Ascoli, il rientro dopo due settimane di stop e il nuovo problema muscolare accusato nell’intervallo dell’andata di Salernitana-Venezia. Poi, otto partite fuori e tre “dentro”, fino all’8 febbraio, data dell’ultima presenza in granata contro il Benevento all’Arechi. Per non parlare di Alessandro Rosina, inserito in lista a settembre ma effettivamente impiegabile da dicembre, dopo una serie di trattamenti conservativi al ginocchio già malandato in estate, e Alessandro Bernardini, fuori per un anno e mezzo dal dicembre 2017 fino a tutta la scorsa stagione, con l’unica eccezione di 15′ in campo nel finale a Padova. Un calvario culminato con la rescissione in estate. E ancora, la lesione di primo grado al muscolo soleo destro per Perticone, che rimase indisponibile a ottobre e novembre del 2018. Rientrò e si fece di nuovo male a febbraio in quel di Ascoli: botta alla caviglia, “escluse fratture” ma da allora il difensore non rimise più piede in campo. Numerosi problemi l’anno scorso anche per Odjer, anche in tal caso di stampo muscolare: saltò undici partite a cavallo tra novembre e gennaio. Il “solito” Akpa Akpro ebbe diverse finestre di stop in infermeria: si infortunò a ottobre contro il Perugia in casa, per poi tornare a giocare il 1 dicembre a Cittadella; l’ivoriano si fece poi male a Palermo alla prima di ritorno, con Gregucci che lo schierò – seppur claudicante – anche la settimana successiva contro il Lecce… quando ebbe un ulteriore crac alla già malconcia caviglia. Era il 26 gennaio, Akpa rimise piede in campo a Livorno il 16 marzo. Giorno in cui Calaiò si infortunò dopo un quarto d’ora al polpaccio, per rientrare dopo tre settimane. Non immune da infortuni l’anno scorso neppure Raffaele Schiavi, altro cliente particolarmente assiduo dell’infermeria del cavalluccio marino nel corso della sua esperienza bis alla Salernitana: l’infortunio più lungo fu muscolare, contratto in allenamento, che lo rese indisponibile dalla 27ma alla 31ma giornata comprese.

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