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Cent’anni di gloria o… solitudine? La “regia” c’è ma non si vede: il secolo granata sia festa di tutti

“Cent’anni di solitudine”. C’è il rischio che Garcia Marquez, che non è uno svincolato sul mercato estero, possa tornare di tremenda attualità. La Salernitana, Salerno e la sua gente, chi vuol bene a una maglia e la mette davanti a proprietari, dipendenti, interpreti e tesserati, meriterebbero festeggiamenti sereni, equi, solidali e in grado di coinvolgere tutte le componenti della tifoseria, della stampa, delle istituzioni, del vivere civile. Allo stato attuale, quando mancano quattro mesi al tanto atteso 19 giugno 2019, di tutto ciò non c’è neppure l’ombra.
Il carnet degli eventi celebrativi è stato già compilato ma la regia della società granata, che dovrebbe essere super partes, lascia finora molto a desiderare. Eventi che si sovrappongono come schegge impazzite, iniziative che spuntano come funghi da parte di questa o quella corrente, con un disordine che fa rabbrividire. L’uno contro l’altro, chi pompa l’evento di destra e chi pompa quello di sinistra, magari per fare un dispetto all’altro. Sì, perché a Salerno sembra quasi che – tra amanti smisurati del proprio ego e discutibili personaggi interessati più a mirare al discredito altrui che all’efficacia e all’apprezzamento del proprio lavoro – la Salernitana stia avallando un vero e proprio “one man show”, piuttosto che la festa del centenario della fondazione della società calcistica. In cui tutta la città si identifica. Una squadra che ha incarnato, incarna e incarnerà i valori di un’intera comunità, di una collettività. Concetti che, per quanto mostrato fino ad oggi, sembrano sconosciuti a chi avrà l’onore di presiedere – e lavorare per – il club nell’anno simbolicamente più importante. In una comunità c’è chi può veder bianco, chi nero, chi salomonicamente sempre grigio, tanto per non scontentare nessuno. Ma tutti ne fanno parte.
Verrebbe da chiedersi dove sia mai finito il famigerato “comitato di saggi” che, di concerto con l’amministrazione comunale, altro ente che dovrebbe rappresentare tutte le espressioni cittadine che – a vario titolo – seguono la Salernitana, avrebbe dovuto prendere vita. C’è? Chi ne fa parte e a che titolo? Quali saranno gli eventi, chi ne sarà protagonista? I soliti noti, forse? Molto probabile.
Il clima di avvelenamento e divisione non fa bene e chi lo alimenta, da tempo, farebbe bene a farsi un sincero esame di coscienza. Tifosi contro tifosi, stampa contro altra stampa, tifosi contro parte di stampa, società contro parte di stampa (si vedano i reiterati silenzi in conferenza, privilegiando solo le domande degli “esclusivisti” quando l’anno scorso chi era esclusivista – pedine diverse, ovviamente – veniva “trattato” decisamente peggio), parte della tifoseria contro la società e chi più ne ha più ne metta. “Buoni o cattivi”, cantava Vasco. E quella differenza tra critica costruttiva e quella “distruttiva” più volte tirata in ballo da proprietà e dirigenza ancora tutta da stabilire: i criteri sono decisamente soggettivi.
Ancor prima di vedere cose di cui già si scorgono anteprime, è giusto ribadire una serie di posizioni: no alla mercificazione dell’evento centenario, no ai protagonismi (sempre imperanti a Salerno), no alle cose arronzate, no ai favoritismi, a quell’odioso “io do una cosa a te e tu dai una cosa a me” con commistioni che fanno a dir poco rabbrividire. No a chi tenta, forzosamente, di imbavagliare parte di tifoseria e mezzi di informazione con sgradevoli sotterfugi o prove di forza. Parlano chiaro, i numeri e i commenti sui social (quelli ufficiali del club) da parte della tifoseria libera, non organizzata sotto sigle. Sì, invece, a chi – senza scopo di lucro o smania di apparire – si prodiga per tramandare la salernitanità e la storia gloriosa, checché ne dica qualcuno, della squadra di calcio cittadina con eventi, mostre e quant’altro possa coinvolgere tutti indistintamente. Perché, lo ribadiamo, il centenario è di tutti.
Da “remiamo nella stessa direzione” a “Cent’anni di solitudine” può bastare davvero poco. E francamente – è proprio il caso di dirlo – un “one man show”, un centenario esclusivo di un unico gruppo, di un unico club di tifosi… fanno sì che tutti, ma proprio tutti, restino un po’ più soli senza neppure accorgersene.

1 Commento

1 Commento

  1. Michele

    23/02/2019 at 16:13

    Somiglia tanto all’editoriale di Marcello Festa…

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