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Bonazzoli: “Ecco perché a Empoli calció Perotti”

Federico Bonazzoli ha vissuto una stagione difficile da descrivere qui a Salerno, non solo per il record personale di gol con la prima volta in doppia cifra e non solo per la salvezza miracolosa. L’attaccante di proprietá della Sampdoria, con una lettera a Cronache di Spogliatoio, ne ha narrato tutte le altalene, tutti i momenti a partire da quello piú buio, quello del terzo cambio al timone. Tra questi momenti c’é stato anche quello del rigore in casa dell’Empoli, che non é stato calciato né da lui, né da Verdi, fino ad allora gli specialisti designati.
Negli ultimi giorni, una persona più delle altre era diventata fondamentale nello spogliatoio: Diego Perotti racconta l’ex Torino Una mattina ci aveva detto: «Ho giocato nell’Argentina, nel Siviglia, nella Roma. Ho giocato con i campioni, ma devo dirvelo: sono fiero di avervi incontrato, di giocare con voi e per voi. Ricordatevi che è tutto nelle nostre mani».[…]Sembra un film questa salvezza, forse in fondo lo è davvero. Due giorni prima, come ogni fine allenamento da quando sono stato preso dalla Salernitana, mi fermo con il terzo portiere Fiorillo per provare i rigori. Restiamo anche mezz’ora. Lui parte e io calcio, poi gli dico dove voglio tirare e provo ad angolarla. Insomma, le proviamo tutte. Quasi come una scommessa, prima della partita contro l’Empoli ci fermiamo tutti a provare. Nessuno ha dei dubbi e in modo provocatorio, quasi a celebrarlo per il ruolo che ha assunto nel gruppo, qualcuno dice: «Se c’è un rigore al 95’, lo deve battere Diego Perotti».[…]Il destino è nelle nostre mani. Ancora una volta ci guarda negli occhi e ride. Perché? Coulibaly viene steso in area di rigore e mancano 6 minuti al fischio finale. Rigore. «Se c’è un rigore nel finale, lo deve battere Diego Perotti». «Se c’è un rigore nel finale, lo deve battere Diego Perotti». «Se c’è un rigore nel finale, lo deve battere Diego Perotti». Io neanche mi avvicino. Quello è il suo momento. Sembra una magia che sia accaduto davvero. Ma Diego sbaglia, aspetta la respinta e quando capisce che non c’è più niente da fare, piega la testa e si accartoccia sulle gambe. Pareggio. Se ci salviamo, lo sapremo solo all’ultima partita”.

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