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AIC: “Va fatto il massimo per ripartire, ma in sicurezza. Serie A può aiutare anche i campionati minori”

Il numero uno dell’AIC Damiano Tommasi è intervenuto al TGR Veneto, ribadendo come, per la ripresa degli allenamenti di gruppo, sia necessaria la massima sicurezza sul piano medico: “Quello che abbiamo sempre chiesto è la massima sicurezza e il controllo medico di tutti quelli che sono chiamati a far parte del gruppo, quindi sia giocatori che tecnici, che gli staff medici e tutte le persone che servono per mandare avanti una squadra di calcio”. Sarà compito dei medici trovare una soluzione in caso di positività in squadra, come sottolineato da Tommasi: “Abbiamo chiesto che siano i medici ovviamente a darci delle indicazioni e a trovare la modalità per andare avanti in sicurezza con chi non è positivo. Servono delle norme per tutti per capire se per il mondo del calcio, per l’attività sportiva di una squadra che aumenta il numero dei test, può essere accorciato il tempo della quarantena, altrimenti può diventare un problema, sicuramente quando si andrà a giocare ma può diventare un problema anche in questa fase in cui si effettuano allenamenti di gruppo”.

In giornata ha preso la parola, sulle frequenze di Radio Kiss Kiss Napoli, anche Umberto Calcagno. Il vicepresidente dell’Associazione Italiana Calciatori si è soffermato innanzitutto sul possibile ritorno in campo: “Ripartire sarebbe un segnale importante. La Serie A avrebbe un effetto benefico anche verso il basso. Il nostro sistema deve fare tutto il possibile per ripartire, se non si potrà allora alzeremo le mani. Non voglio immaginare che ci sia avversione verso lo sport più importante in Italia, credo sia mancata un po’ di compattezza riguardo alla ripartenza. Questo ha creato confusione. Adesso Leghe e FIGC sono compatte ed il ministro Spadafora lo sa. La nostra Associazione si è affidata ai medici, il nostro sistema deve farsi trovare pronto quando ci sarà uno spiraglio. Per ora stanno ripartendo gli allenamenti singoli. Stiamo ripartendo lentamente così come il nostro Paese. Mi preoccupa il fatto che la comunità scientifica parli di convivenza con il virus, dovremo capire come potrà farlo il calcio anche nelle sue dimensioni più piccole”. Calcagno ha poi detto la sui sui problemi relativi al protocollo sanitario elaborato per far ripartire la massima serie: “Nella stesura degli ultimi protocolli non ci hanno coinvolti, ma molte osservazioni da noi rivolte poi alla fine sono stati accolte. Adesso l’ultima criticità sono i ritiri collettivi che speriamo di risolvere. I calciatori vogliono giocare, bisognerebbe evitare però le strumentalizzazioni. Vogliamo tornare alla normalità, però non a tutti i costi. Poi ognuno ha la sua personale percezione del pericolo, noi invece abbiamo la responsabilità delle decisioni. C’è anche la questione infortuni, il rischio di incorrere in questi aumenta. Il periodo di sosta è stato lungo, è una problematica che dovremo affrontare. Ci sono calciatori più preoccupati e altri meno sulla questione infortuni, ma è una criticità che va affrontata”. Parlare di date per il ritorno in campo sembra ancora prematuro: “Ci siamo abituati a non innamorarci delle date. Dobbiamo iniziare a ragionare anche sui protocolli successivi: con quali protocolli l’eventuale ripresa verrà regolata? Le squadre affronteranno, alla ripresa, le trasferte. Pullman, aeroporti: dobbiamo iniziare a pensare ai passaggi successivi fin da adesso per non correre il rischio di renderci conto che a livello organizzativo certe situazioni non sono percorribili. Dobbiamo, in buona sostanza, ragionare adesso per evitare intoppi futuri”. Calcagno ha concluso commentando la ripartenza della Bundesliga:Loro hanno un’impostazione differente come sistema Paese durante questa pandemia. È una situazione che esula dal mondo dello sport, ma come sistema sportivo dobbiamo capire se gli sport di squadra possano o meno convivere col virus. La mia paura è che il virus arrivi anche all’autunno, quindi non dobbiamo fossilizzarci solo sul periodo attuale“.

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