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Venti giorni di lavoro, tra due settimane si rifarà sul serio. Con quali eventuali variazioni?

A cura di Raffaele Di Nicola

Mancano due settimane esatte alla ripresa del campionato ed in attesa dei rinforzi sul mercato anche dal punto di vista dei giocatori di movimento, la truppa di Nicola dovrà lavorare per incrementare stato di forma ed alchimie tattiche. Le pesanti sconfitte in amichevole contro Fenerbahce e Alanyaspor hanno messo in evidenza quei problemi che la Salernitana si trascina da un po’ di tempo a questa parte.

Venti giorni di lavoro

“Dobbiamo ritrovare gli automatismi di inizio stagione”, ha ammesso lo stesso trainer. Sicuramente ci sono tutte le attenuanti del caso: il calibro europeo del primo avversario (peraltro in testa alla Süper Lig turca), la scarsa condizione atletica dopo il mese e più di sosta, le assenze dei nazionali, pesanti soprattutto nel reparto offensivo. Nonostante ciò, i pericolosi segnali emersi timidamente a ottobre e poi palesatisi nelle tre partite precedenti alla sosta premondiale si sono prepotentemente riproposti in entrambi i test amichevoli in Turchia. In particolare, sembra che la squadra si sia trascinata in un limbo tattico poco rassicurante. Si proverà a ritrovare quell’aggressione e quella fase di possesso che hanno contraddistinto la prima parte della stagione fino alla gara con la Juve, con qualche eccezione anche più avanti (l’exploit dell’Olimpico contro la Lazio)? Oppure, al contrario, si lavorerà per tornare ad un atteggiamento più prudente, con una costruzione del gioco meno ragionata e più diretta cercando, magari, l’attacco delle seconde palle, marchio di fabbrica della scorsa stagione?

Fenerbahce-Salernitana: Bradaric in azione (foto Francesco Pecoraro)

I segnali positivi non sono mancati

Emil Bohinen, giocatore fondamentale negli equilibri della squadra, sia in fase di costruzione che in fase di recupero palla, è sembrato crescere fisicamente. La sua centralità nello sviluppo del gioco è la chiave di tutto ciò che si vorrà proporre da gennaio in poi. Inoltre, nel primo tempo contro il Fenerbahce, in quella posizione ibrida da mezzala/trequartista (che in realtà è quello che l’allenatore vuole dal giocatore che ricopre quella zona di campo), Maggiore aveva dato un buon contributo nelle due fasi, trovando un paio di spunti anche interessanti. Tuttavia, l’ennesimo infortunio del talentuoso centrocampista ligure ha frenato il progetto in itinere. Anche i quindici minuti iniziali del match contro l’Alanyaspor (coincisi, guarda caso, con il vantaggio granata) avevano fatto intravedere qualcosa di incoraggiante prima del tracollo. Difatti, nell’unico gol granata in terra turca, partito da un cross di un Bradaric anche lui in crescita, i giocatori ad occupare l’area avversaria erano quattro: i due attaccanti accompagnati dalle due mezzali. Proprio l’occupazione dell’area “nemica” costituisce uno dei problemi riscontrati nell’ultima parte di campionato e, quindi, un aspetto su cui lavorare in chiave tattica. Per invertire questa tendenza negativa può essere utile l’inserimento di un giocatore più offensivo sulla trequarti? O magari si può lavorare su un atteggiamento più offensivo delle mezzali, con il solo Bohinen a dare protezione difensiva? Come può aiutare il mercato in tal senso?

Dal 3-5-2 al 3-4-1-2

Proprio l’ultimo infortunio di Maggiore (che si aggiunge a quelli occorsi ad altri due giocatori fondamentali come Mazzocchi e Sepe) si ripercuote sulla campagna trasferimenti invernale. Nelle scorse settimane si è parlato con insistenza dell’interesse per Diego Demme. “Ottimo giocatore, ma bisogna chiedere al direttore”, ha recentemente liquidato la domanda Nicola in un colloquio con Sky. Il centrocampista del Napoli può essere un innesto fondamentale non solo per l’esperienza e il pedigree, ma anche (e soprattutto) in chiave tattica. L’eventuale ingaggio del tedesco – comunque fattibile solo a fine mercato in caso di incastri giusti – garantirebbe più opzioni. In primis, all’occorrenza, potrebbe sostituire Bohinen o Coulibaly in quanto in grado di dare il suo contributo sia in fase di costruzione, sia in fase di distruzione del gioco avversario. Inoltre, Demme si adatta perfettamente anche ad un centrocampo a due, potendo giocare al fianco di Bohinen.  Ciò consentirebbe all’allenatore di riproporre quella idea di 3-4-1-2 più volte tentata durante la sua guida tecnica: due centrocampisti più statici e l’utilizzo di un centrocampista offensivo stabile sulla trequarti, alle spalle delle punte. Questa soluzione sembrava quella scelta anche in estate quando le tracce di mercato in un primo momento portavano alla coppia Thorsby-Djuricic: il norvegese, accanto al suo connazionale Bohinen, garantiva più equilibrio tra i reparti; il serbo, sulla trequarti, come gancio in grado di unire zona mediana e reparto offensivo.

Mezzala da doppia fase, più che ’10’ classico

«Per me l’espressione di gioco è subordinata alla qualità dei giocatori. Nella mia idea di calcio, sicuramente, la volontà è quella di schierare più giocatori qualitativi possibili. Però le qualità non sono solo tecniche: sono fisiche, sono mentali, sono caratteriali. E quindi l’intendimento è quello di esprimere il massimo delle nostre potenzialità». Così, durante la conferenza stampa di presentazione, Davide Nicola aveva parlato del suo rapporto con i fantasisti. Il tecnico piemontese ha più volte ribadito l’esigenza per la quale chi ricopre quella zona di campo deve aiutare la squadra anche in fase di non possesso. Pertanto, non sarebbe utile in tal senso un rifinitore (un numero 10 tradizionale per intenderci), ma più un centrocampista offensivo moderno, di gamba e abile nelle due fasi. Lo scorso anno questo fondamentale apporto è stato offerto da Ederson. Il brasiliano, per caratteristiche, non è stato rimpiazzato in organico con un calciatore così completo, in grado di combinare doti tecniche, fisiche e soprattutto mentali. Uno da box to box. Non lo è neppure Vilhena, che peraltro Nicola sembra convinto di utilizzare più come alternativa a Bradaric: un cursore mancino che può fare, all’occorrenza, anche la mezzala, ma non un vero e proprio centrocampista offensivo. Considerando le doti tecniche e le non proprio spiccate attitudini mentali dell’olandese, sarebbe preferibile il suo utilizzo in altre zone del campo rispetto a quella laterale (magari proprio sulla trequarti, dietro le due punte).

Rewind

Riavvolgendo il nastro, il ragionamento sul potenziale ingaggio di un centrocampista offensivo ha un senso nella misura in cui la Salernitana torni ad uno sviluppo della manovra più centrale e ad un atteggiamento meno prudente nella prima pressione. Potrebbe, in tal senso, aiutare l’innesto di un calciatore in grado di portare qualità e creatività nel terzo finale? Inoltre, un calciatore del genere potrebbe incidere anche a gara in corso, garantendo un cambio di passo e maggiore imprevedibilità alla manovra offensiva (magari in partite più bloccate o da capovolgere)? Diversamente, qualora si voglia tornare ad un atteggiamento più prudente e all’attacco delle seconde palle, sarebbe utile concentrarsi direttamente su altro? Magari su un attaccante fisico, bravo anche con i piedi (per ora Djuric, migliore nel gioco aereo, è nome caldo) o su mezzali di corsa e inserimento come Zurkowski. Questi i punti che dirigenza e staff tecnico potrebbero tenere in considerazione per cercare di risolvere quei problemi, riemersi anche nelle ultime amichevoli, in vista della ripresa del campionato e dell’apertura del mercato ormai imminenti.

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