Furono due salernitani, Marco Pecoraro e Nanu Galderisi, a mettere piede in campo per primi quel 9 settembre del 1990. Trent’anni fa si giocava la prima partita ufficiale allo stadio Arechi, che in realtà Arechi ancora non era: lo sarebbe diventato solo l’1 maggio del 1991, con l’intitolazione ufficiale in occasione del match della Nazionale italiana contro l’Ungheria. Pecoraro era il capitano della Salernitana, Galderisi del Padova che strappò lo 0-0 alla prima di campionato di Serie B 1990/91. Con le curve ancora non completate, fu pienone tra distinti e tribuna (per la foto in alto si ringrazia l’Associazione 19 giugno 1919). Solo in occasione di Salernitana-Pescara 0-3 del medesimo campionato ci fu la prima scenografia della curva sud a inaugurare una lunga e spettacolare serie.
Compie trent’anni il Principe degli Stadi. Nel mezzo, un restyling importante (nel 1998 in occasione della promozione in Serie A), poi gli interventi al manto erboso (2014) e quelli dello scorso anno in occasione delle Universiadi. L’impianto necessiterebbe però ancora di ulteriori accorgimenti per adeguarsi ai tempi. L’amministrazione comunale ha lavorato per riportare la Nazionale all’Arechi dopo le precedenti esperienze (oltre al su citato match contro i magiari, nel 1995 l’Italia vi ospitò l’Estonia e tre anni dopo la Spagna), accogliendo a febbraio anche una delegazione di ispettori UEFA in via Allende. Il tutto però si è arenato: senza possibilità di ospitare spettatori sui gradoni a causa dei persistenti divieti causa Covid, l’interesse reciproco scema e si preferirà per ora dare priorità a campi di massima serie.
Resta, però, l’anniversario dell’impianto che da quel giorno in poi ha ospitato 596 partite della Salernitana (e 18 del Salerno Calcio) con un bilancio totale di 310 vittorie casalinghe, 188 pareggi e 117 partite perse. Sono 923 i gol segnati nelle porte dell’Arechi: l’ultimo, poi rivelatosi inutile, porta la firma di Cedric Gondo contro lo Spezia lo scorso 31 luglio. Il primo lo mise a segno Nicola Martini il 23 settembre 1990 in Salernitana-Udinese 1-1. Soltanto in due stagioni sportive l’impianto salernitano è riuscito a chiudere imbattuto in gare ufficiali: nel 1992/93 con Giuliano Sonzogni in panchina (la serie record complessiva è durata 24 partite, considerando anche le ultime quattro del precedente campionato) e nel 2011/12 con il Salerno Calcio e Carlo Perrone alla guida tecnica.
Diverse le peripezie che portarono alla costruzione del nuovo stadio salernitano. Già negli anni ’70 si parlava di una sostituzione del vecchio Vestuti, divenuta realtà soltanto dopo vent’anni grazie all’impegno dell’allora presidente granata Giuseppe Soglia, professione costruttore. Eppure non gli mancarono amarezze nella fase di gestazione piuttosto lunga e articolata, tra meccanismi farraginosi della burocrazia, lotte politiche e pure qualche inconveniente tecnico come la presenza di più acqua del previsto nel sottosuolo che creò non poche difficoltà nel porre le fondamenta della struttura. Il progetto ebbe il via libera nel 1986 sotto l’amministrazione del sindaco Michele Scozia. Nei primi mesi del 1990 arrivò anche la visita di Luca Cordero di Montezemolo sul cantiere del nuovo stadio cittadino: all’epoca era il presidente del comitato organizzatore dei Mondiali di calcio italiani del 1990 e fu accompagnato da Agostino Di Bartolomei, che si accingeva a chiudere la carriera in granata. non avrebbe mai giocato nel nuovo stadio. A lui fu promessa la dedica di una targa all’Arechi in una hall of fame annunciata da Marco Mezzaroma il 24 giugno 2019 di cui, al momento, non c’è ancora traccia. Alla fine, l’impianto fu realizzato e dichiarato agibile solo il 7 settembre 1990, due giorni prima del match contro il Padova che fu preceduto dalla benedizione di monsignor Guerino Grimaldi, l’allora arcivescovo. Non era lo stadio di oggi: detto delle curve, la tribuna stampa era situata dove attualmente si trova la tribuna rossa vip e soltanto in un secondo momento fu realizzata la struttura in cima alla tribuna. Per non parlare dei sediolini nei distinti verdi e azzurri con la scritta Salerno nell’anello inferiore ed una capienza decisamente diversa, oggi ridotta a 26500 unità. Altro che tornelli e doppie recinzioni: era un calcio diverso, che però agevolava anche incidenti e scontri. Ne è stato teatro spesso anche il piazzale dell’Arechi, che ha vissuto anche momenti luttuosi come la morte di Roberto Bani, tifoso bresciano che nel 1997 batté accidentalmente la testa cadendo in curva nord. E ancora, faccende da censurare come la bomba carta lanciata durante Fiorentina-Grasshopper di Coppa Uefa, con i viola che avevano scelto Salerno come campo neutro per la partita europea. Al termine di quella stagione, la Salernitana retrocesse dalla A alla B.
Gioie e dolori. Le promozioni, le vittorie, le salvezze, ma anche retrocessioni, vittorie effimere come quella contro il Verona nel 2011. Tanti protagonisti, dal goleador più prolifico dell’Arechi, Giovanni Pisano con 45 marcature, a quell’Antonio Chimenti capace di tenere chiusa la saracinesca di via Allende per 580′, record casalingo tuttora imbattuto. L’attuale proprietà ha rinnovato fino al 31 dicembre la convenzione d’uso con il Comune di Salerno e immagina una gestione più ad ampio raggio dello stadio, con un pub aperto anche durante la settimana, uno store e un museo permanente dedicato alla storia della Salernitana. Solo idee sulla carta, perché le crescenti frizioni tra l’ambiente e il duo Lotito-Mezzaroma non consentono al momento di ipotizzare scenari futuribili. Il dato di fatto è che l’Arechi non è più quello di una volta. Al netto delle porte chiuse a causa del coronavirus, i dati del botteghino sono calati vertiginosamente negli ultimi anni.
La Salernitana nel campionato 1990/91 aveva una media spettatori interna di 17195 persone a gara, sostanzialmente rimasta più o meno la stessa anche nei seguenti anni di C1 e poi di B (17683 nel 1994/95, 17404 l’anno seguente). Anzi, crebbe nel 1996/97 (19460 persone in media ogni domenica) nonostante la salvezza alla terzultima giornata della squadra all’epoca presieduta da Aliberti. Nel 1997/98 furono addirittura 22813 persone in media ad accompagnare i granata verso la Serie A. Nel 1998/99 per l’elite del calcio italiano si presentarono 32112 tifosi mediamente. Con la retrocessione, il drastico calo: nel 1999/00 la media scese a 16003, poi 11465 nel 2000/01 e 11624 con Zeman nel 2001/02. Quota undicimila è stata superata poi soltanto in tre stagioni successive: nel biennio 2007/09 e nel 2015/16, quando 12148 spettatori hanno affollato in media l’Arechi, esclusi playout col Lanciano. Resta il risultato più alto degli ultimi vent’anni di una storia ultracentenaria… che per il capitolo Arechi ha fatto trenta. Di seguito il tabellino di quel Salernitana-Padova del 9 settembre 1990:
SALERNITANA-PADOVA 0-0 (SERIE B 1990/91)
SALERNITANA: Battara, Di Sarno, Lombardo, Pecoraro, Della Pietra, Ceramicola, Ferrara, Gasperini, Martini (76′ Carruezzo), Pasa, Donatelli. A disp: Efficie, Somma, Amato, Mauro. All: Ansaloni.
PADOVA: Dal Bianco, Murelli, Benarrivo, Sola, Ottoni (76′ Pasqualetto), Ruffini, Di Livio (62′ Zanoncelli), Longhi, Galderisi, Nunziata, Pradella. A disp: Bistazzoni, Parlato, Maniero. All: Colautti.
Arbitro: Mughetti di Cesena
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