Continua a sussistere la questione del taglio stipendi nel mondo del calcio. Mentre Lotito (fermo immagine Sky in alto) in casa Lazio attende il rientro di tutti i calciatori a Formello per formalizzare un accordo, in chiave Salernitana i discorsi sono in standby, dopo i botta e risposta dei giorni scorsi. Si balla su una mensilità (la Salernitana chiede due sforbiciate, i giocatori una) e sui premi che il gruppo vorrebbe tener fuori dai conteggi.
RABBIA AIC E MARGINI DI TRATTATIVA. Non è da escludere che nei prossimi giorni, magari dopo un auspicabile incontro Aic-Figc (e leghe), possa tenersi una videoconferenza con tutti i rappresentanti delle squadre di A, B e C divisi per categorie, per fare il punto sulla situazione ed eventuali iniziative comuni da prendere. Ieri il direttivo Assocalciatori ha duramente condannato l’intenzione della Figc di consentire l’iscrizione ai prossimi tornei alle società che abbiano corrisposto solo la mensilità di maggio ai calciatori e dimostrino contemporaneamente di avere con loro un contenzioso su marzo/aprile (clicca qui per leggere l’articolo). Per Tommasi, molte società potrebbero approfittarne per non sborsare quanto dovuto. C’è chi sussurra che l’ipotesi sciopero – pur essendo l’ultima da voler prendere in considerazione – possa iniziare a balenare nell’ambiente. In casa Salernitana si tornerà intanto al lavoro, i tempi tecnici per dirimere la questione e giungere a un accordo ci sono. Presumibilmente dopo il 28 maggio, giornata in cui sarà definita la certa ripresa dei campionati (magari anche con una data), il tavolo delle trattative potrà farsi più serrato. Il nodo è tutto nelle mensilità di marzo e aprile per il momento, ma non è da escludere che possa finire nel calderone anche maggio.
LE TAPPE E I COMPROMESSI POSSIBILI. I calciatori granata hanno giocato l’ultima partita il 7 marzo e svolto l’ultimo allenamento il 14 al Mary Rosy. Dopodiché sono partiti i cicli di lavoro casalingo orchestrati comunque dalla società, con indicazioni dei preparatori atletici e anche gruppi in videoconferenza in molti casi fino al 4 maggio, data del via libera agli allenamenti (sulla carta sempre facoltativi, va detto) al Mary Rosy a turno e individuali. Di fatto, da domani i giocatori risultano nuovamente convocati per i test sanitari: ufficialmente, il periodo di vuoto sarebbe all’incirca di 69 giorni. Per la società si tratta di inattività, i calciatori affermano comunque di aver seguito programmi indicati dal club e di essersi messi a disposizione, per quanto possibile visti lo stop al torneo e il lockdown. Sarebbero comunque disponibili a rinunciare allo stipendio di aprile: il club aveva proposto l’annullamento di due mensilità con regolare corresponsione di maggio-giugno e la trasformazione nei due stipendi non pagati in premio per la eventuale promozione in A nel caso di un ritorno in campo, mentre Di Tacchio e compagni avevano ribattuto di voler rinunciare a un mese di emolumenti, rivendicandolo però in caso di ripresa del campionato, magari spalmandolo in più soluzioni nei mesi estivi o oltre. È bene ricordare che la rinuncia allo stipendio coinciderebbe con il risparmio da parte della società anche dei contributi. Alla fine, il compromesso potrebbe essere trovato sulla base di undici mensilità: considerando i due mesi abbondanti di inattività, uno potrebbe essere tagliato e l’altro considerato di ferie (che da contratto viene solitamente pagato e corrisponde solitamente al periodo a cavallo tra giugno e luglio) di cui ovviamente non godranno a fine agosto, quando terminerà il campionato 2019/20, visto che dovrà essere fatto spazio subito al torneo successivo.
CIFRE DA CORRISPONDERE E CHIAREZZA SUI CONTRATTI. I calciatori firmano un accordo lavorativo con un compenso stagionale che viene suddiviso in massimo dodici mensilità. Nell’eccezionale caso del momento, con la proroga della stagione di altri due mesi, non ci sarebbe ovviamente un aumento dell’ingaggio, che resterebbe pari al quantum annuale sottoscritto. Ecco perché i calciatori, pur non avendo giocato per quasi tre mesi, se dovessero – come pare – farlo a luglio e agosto chiedono che gli stipendi vengano tagliati solo di una mensilità, per andare comunque incontro alla società. Non acquisirebbero, né chiedono che per luglio e agosto vengano corrisposti surplus. Ciò varrebbe a maggior ragione per chi ha i contratti formalmente in scadenza al 30 giugno. In sintesi: se Il giocatore X guadagna 150mila euro all’anno (12500 lordi al mese), non avrà diritto a 25mila euro in più giocando a luglio e agosto, per cui chiede che, volendo andare incontro al club, la sforbiciata non arrivi a due mesi.
TOMMASI DURO. Nelle prossime ore l‘Aic dovrebbe incontrare nuovamente la Figc: la proposta è inserita nelle linee programmatiche ma non è stata ancora tradotta nel manuale delle licenze nazionali 2020/21, dunque ci sarebbero ancora spiragli per un passo indietro. Si vedrà. “C’è una situazione eccezionale, per il Coronavirus, e si pensa di risolverla con le solite logiche: provo a scaricare sull’altro il problema, se possibile anche a fregarlo. È questo che mi preoccupa, e direi non solo nel calcio che chiede soldi al Governo lamentando buchi, esige il saldo dalle tv perché si gioca, non paga i calciatori quando sono il lockdown e poi dice che si va in campo con la possibilità di pagare un solo mese di stipendio su 5: vi pare una logica di sistema? Vi pare che facciamo tutti parte dello stesso business? O che siamo tutti sulla stessa barca? Però l’opinione comune è che il calciatore in fondo non si può lamentare. – ha dichiarato ieri Tommasi all’Ansa – C’è chi in questi giorni sta davvero in difficoltà, e la gente pensa ai grandi ingaggi: ma il problema è della maggioranza che vive di calcio, non della parte, minoritaria, che si arricchisce. Nelle serie minori ci sono giocatori convocati fuori sede, si devono pagare l’affitto ma hanno certezza di un solo stipendio, magari al minimo: non mi stupirei se non andassero, ragionando al fatto che i primi soldi guadagnati sono quelli risparmiati. Il calciatore è colui che rischia in prima persona, andando in campo, e si scarica su di lui tutto il peso di questa crisi. Se vogliono questo, non dicano poi che salvano il calcio“.
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