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Fava punta su Castori: “A Salerno esonero ingiusto, quando vide Merino palleggiare con le bottigliette d’acqua…”

“Fu ingiustamente esonerato: pagò e pagammo dazio, fummo travolti e condizionati da problemi più grandi di un allenatore e di una squadra. La gestione societaria, dodici anni fa, mostrava evidenti crepe”. A tessere le lodi di Fabrizio Castori è Dino Fava, ex attaccante granata che ha giocato alle dipendenze del tecnico di Tolentino nella stagione 2008/2009.

La partenza di quella Salernitana in Serie B fu da sogno, ma poi la squadra pagò dazio: “Complice un avvio sprint, la Salernitana arrivò in cima alla classifica – ricorda il centravanti nell’intervista realizzata dal collega Pasquale Tallarino per Il Mattino – Cominciammo di buona lena: un gol dietro l’altro, riuscimmo ad espugnare prima Modena e poi Piacenza. Castori, però, non disponeva di una rosa ampia, non riuscì ad effettuare rotazioni. Fallito il primo assalto alla vetta, nonostante la spinta dei tifosi in casa contro l’Empoli, perdemmo pezzi e posizioni. L’ottavo di Coppa Italia contro il Napoli arrivò nel momento peggiore. Ricordo il terribile infortunio alla mandibola: me la spaccai contro l’Ancona, sbagliarono anche operazione, cominciò un calvario di quattro mesi”.

Poi arrivò l’esonero per il trainer marchigiano: “Non feci neppure in tempo a svestirmi con Mutti: durò pochissimo la sua gestione e io avevo ancora i perni conficcati nella bocca. L’alternativa in campo era Turienzo, ma serviva evidentemente un’alternativa anche in panchina e infatti fu richiamato Castori. Tanti allenatori, tanti problemi, tanti campi d’allenamento”. 

Nella seconda parentesi granata di quella stagione, Castori proprio al Dirceu di Eboli vide allenarsi per la prima volta Merino“Ricordo lo sguardo meravigliato di Castori quando vide Merino palleggiare con le bottigliette d’acqua. Il mister era uno schematico, un concettuale, amava le cose semplici. Nacquero i primi problemi, perché Merino appariva simpatico e bello a vedersi ma noi sapevamo che avremmo fatto fatica a giocare correndo anche per lui. Castori cercò il giusto bilanciamento e l’equilibrio tattico ma molti pensarono fosse ostracismo nei confronti di Merino”.

Ora Castori si ritrova di nuovo sulla panchina granata con una situazione societaria ed ambientale completamente differente: “La proprietà è diversa, il filo conduttore con il passato è il direttore sportivo che lo scelse dodici anni fa. Il denominatore comune è ovviamente anche Salerno con le sue tensioni e la voglia di Serie A che in campo, durante la gestione Lotito-Mezzaroma, non è stata ancora soddisfatta. Occorreranno tempo e calma. Castori è consapevole di poter far leva su una società solida, che gli chiederà i playoff. Sinceramente non mi aspetto altro risultato né mi aspettavo, quest’anno, la volata granata. Però almeno i playoff la Salernitana avrebbe dovuto centrarli. Non lo ha fatto e il rammarico è enorme”. Tra i punti fermi della Salernitana di Castori ci sarà sicuramente Djuric“Siamo diversi nell’attacco alla porta e nella ricerca della giocata risolutiva. Castori, però, urlava sempre palla addosso, un suo chiodo fisso. Mi chiedeva di fare la sponda e di distribuire il pallone ai riferimenti laterali. Djuric è un centravanti funzionale a questo schema”

Nel frattempo, il classe ’77 continua a segnare e a vincere campionati: “Ho 43 anni ma mi diverto ancora. Ripartirò dalla Serie D ad Afragola, dopo aver vinto realizzando tanti gol e in Coppa Italia. Volevo fermarmi ma mi ha convinto il presidente: è stato vicino alla squadra sempre, ha pagato anche gli emolumenti del periodo Covid. Un gesto di grande garbo e signorilità, che mi ha spinto a dare la mia disponibilità per una nuova stagione. A Salerno abitavo in centro, nei pressi della stazione ferroviaria, e mi mancano le passeggiate. Se potrò, passerò anche per un saluto a Castori, persona genuina, che amava fare gruppo e sapeva anche farci sorridere. Nella spiegazione degli schemi, talvolta rifilava uno schiaffetto a Tricarico”.

Indelebili i ricordi dell’esperienza a Salerno: “Indimenticabili le serate al karaoke in ritiro: la sua canzone cult era Una carezza in un pugno. Un giorno venne a citofonarmi: Dino, scendi. Era preoccupato per la stagione e la gestione: la Salernitana cominciava a sgretolarsi, era l’inizio del tracollo economico, che poi culminò l’anno successivo nella gestione Cala. Adesso ci sono serenità e solidità: una buona base, la premessa per costruire. Poi toccherà alla squadra, che dovrà diventare battagliera e di temperamento come Castori”.

 

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