Claudio Ranieri compie oggi 72 anni, è l’allenatore più anziano della massima serie ma ha ancora la voglia di un ragazzino. A Salerno domenica il suo Cagliari si giocherà tantissimo: è ultimo in classifica ma sprona i suoi a dare tutto all’Arechi. L’area comunicazione del team sardo gli ha fatto un regalo piazzando la conferenza stampa oggi e non alla vigilia, lui ha aperto una bottiglia di spumante con i giornalisti. Insomma, l’esperto allenatore si sforza di tenere unito l’ambiente all’indomani della grigliata organizzata ad Assemini con tutti, dal presidente al magazziniere.
“Giocheremo in un ambiente caldo, Salerno segue la squadra con voglia e determinazione ed è sempre bello andare a giocare in piazze calde. Inzaghi è entrato da 14 giorni, vedremo come farà giocare i suoi, sarà un’incognita. Spareggio? Sono sincero, lo ripeto come un mantra. So che dovrò lottare fino all’ultima giornata e mi auguro di salvare questa squadra, se stiamo tutti insieme avremo più possibilità. non molleremo mai. – ha detto Ranieri – Prendiamo gol sciocchi e di disattenzione ma sotto l’aspetto prettamente di volontà e determinazione non posso rimproverare nulla alla squadra. Certamente dobbiamo migliorare. La squadra mentalmente sta bene anche se nessuno di noi è contento della classifica. Vedendoli in allenamento sono uno spettacolo, spingono, si aiutano, questo per me è importante. Io motivo loro e loro motivano me. Se mi accorgessi di sbracamenti, prima mi incazzerei e poi… vediamo. I ragazzi devono pensare al particolare; facciamo degli errori insoliti. Questi quindici giorni sono stati importanti per cercare di migliorare questo. Senza i nazionali è stato più difficile ma il lavoro fa sempre bene a tutti. Alla squadra non ho chiesto niente, sta al loro buon cuore. I tempi del Dilliding, dillidong al Leicester? Da allora non mi è più venuto di dirlo, però qui ci vorrebbe una campanaccia, non una campanella”.
A Cagliari il tecnico romano è amatissimo per i suoi trascorsi in rossoblù. Amore ricambiato. “L’affetto della gente fa bene all’anima in un momento difficile. A una certa età le sconfitte pesano ancora di più. Le vittorie sono belle ma durano il giorno della partita, da quello successivo stai sempre a pensare a quello che succederà nella prossima. Sono diverse partite che stiamo sotto bagno, ci vorrebbe una boccata d’aria”, ha aggiunto Ranieri, che in settimana ha ricevuto la visita del collega Antonio Conte.
“Hatzidiakos sta meglio ma non voglio rischiarlo, all’Arechi non ci sarà. Luvumbo si è allenato, aveva un riacutizzarsi di un problemino e la Nazionale ce l’ha rimandato ma sarà disponibile. – ha aggiunto il trainer rossoblù – Il 4-3-3 provato in amichevole a Carbonia? Faccio partite amichevoli per far giocare chi gioca di meno, per necessità talvolta sposto qualcuno. L’importante era che nessuno si facesse male. Tutto può servire nel calcio, i ragazzi sono spugne, assorbono tutto e tutto può essere utile nel corso di una partita. Jankto? È un esterno che può attaccare a tutta fascia e l’ho provato mezzala. Male non gli ha fatto, doveva fare 90′ in amichevole e li ha fatti”. Capitolo Lapadula: “Oggi per la prima volta ha fatto tutto con la prima squadra, parlerò con lui e credo che voglia venire per stare col gruppo. anche se non potrà giocare. In formazione sceglierò gente che corre, lotta e non si ferma mai. Quando li vedrò esausti penserò ai cambi”. Tra i pali sarà confermato Scuffet, con l’ex di turno Radunovic relegato in panchina.
Infine, un riferimento al caso scommesse che sta agitando il mondo del calcio: “C’è da interrogarsi perché sono ragazzi, si annoiano, hanno molto tempo a disposizione. non è materia per me che faccio l’allenatore. Da padre mi dispiace, bisogna stare attenti. Per quanto un genitore possa stare attento in fondo non conosce mai i suoi figli. Posso capire il dramma dei genitori. È un brutto male per il calcio e per la vita dei singoli, dispiace che ragazzi che hanno un futuro luminoso si buttino via in questa maniera. Non ho mai fatto neanche la schedina, mio padre mi diceva di fare una colonna e allora si chiamava Sisal, neppure Totocalcio. Mettevo i segni a come venivano. In due anni a Montecarlo non sono mai entrato al Casinò nemmeno per vedere come fosse” .
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