Non riuscire a sfondare il muro dei ventimila neanche nella partita più sentita dell’anno. Paradosso di una piazza passionale, paradosso di una piazza che vive la sua squadra in maniera viscerale, a tratti folle. Anche in questo frangente il derby Salernitana-Napoli non è riuscito a regalare un colpo d’occhio degno di nota. Inutile prendersi in giro, chiudere gli occhi e ripensare all’Arechi del 2002 con i “dieci piani di morbidezza” in Curva Sud e circa 26mila spettatori sulle gradinate (con la Nord quasi piena di sostenitori partenopei anche nella parte superiore).
C’erano 16812 persone ieri ad assistere alla partita contro i campioni d’Italia, appena un paio di centinaia in più rispetto alla partita giocata nelle derelitta stagione 2002/03 in Serie B che vide peraltro il cavalluccio marino trionfare (torneo concluso con la retrocessione e il seguente ripescaggio). Questo la dice lunga. Il dato spettatori di ieri è inferiore di un paio di centinaia rispetto al derby giocato due anni fa (il primo in A all’Arechi) che si disputò però con capienza limitata a causa delle restrizioni post Covid, di quasi duemila unità rispetto all’anno scorso (18550) quando non era neppure aperto il settore ospiti che, seppur con tante limitazioni, ha visto comunque 334 sostenitori azzurri presenti.
Ma perché tutto ciò? E soprattutto perché questa disaffezione nonostante una rivalità che in qualsiasi angolo della città e dei social comunque si fa sentire? Le restrizioni naturalmente hanno il loro peso, e per tante persone fanno addirittura più paura di un match aperto a tutti senza alcuna limitazione. La buona notizia è sicuramente l’assenza di scaramucce. Un primo passo verso il ritorno a un derby aperto alle due fazioni, con il sano sfottò che deve essere limite ultimo della contrapposizione, senza sfociare in atti violenti.
Secondo, ma non ultimo per importanza, il caro biglietti è fattore che sembra pesare: 45 euro per il settore più “popolare” è cifra che non tutti possono permettersi. Peraltro in curva i biglietti disponibili sono pochi, in virtù dell’elevato numero di abbonati. Il discorso va quindi spostato sui distinti, costo 70 euro. A maggior ragione in questo periodo dell’anno dove il caro bollette si fa sentire e il Natale bussa alle porte di ogni casa, prezzi fuori portata. Anche su sponda partenopea la risposta non è stata di quelle esaltanti; basti pensare ad un paio di dati meramente statistici. Negli ultimi tempi spesso è stata vietata la trasferta ai residenti in Campania per partite contro la Roma e Juventus, ciononostante i tifosi azzurri sparsi in tutto lo stivale (e non) si sono presentati sempre in buon numero (almeno 2000 unità). Ieri pomeriggio invece nell’impianto di via Allende sono stati poco più di trecento. Alcuni hanno deliberatamente disertato adducendo motivi economici e lamentandosi per il prezzo elevato, altri perchè convinti di trovare divieti e dunque non organizzatisi in tempo, come si legge in note diramate da vari club azzurri fuori dai confini regionali. Terzo e quarto fattore: l’ultimo posto in classifica e l’avvento sempre più preponderante delle tv che consentono con comodità e dovunque di assistere alle partite anche quando, come ieri, il meteo non è favorevole.
E se il problema di questo flop di presenze non risiedesse solo in questi fattori pur rilevanti ma in un altro ancora più rilevante? Domanda sicuramente lecita. A cavallo tra gli anni Novante e i primi anni del nuovo millennio Salernitana-Napoli era il derby regionale per eccellenza su entrambe le sponde. I 65mila dell’allora San Paolo del 27 gennaio 2002 ne sono un’emblema (in quella stagione la media spettatori degli azzurri si avvicinava a quota 19mila, ndr). E se il problema fosse generazionale? Le nuove non sentono questa partita, comunque meno di un trentenne o un quarantenne dei giorni nostri. Con l’avvento dell’era De Laurentiis gli azzurri hanno militato perennemente in massima serie dal 2007 mentre i granata sono dovuti addirittura ripartire dalla Serie D per ritrovare un posto al sole nell’ultimo triennio. La sensazione è che si sia perso il piacere di andare allo stadio, di assistere alla partita dal vivo. Lo stadio non è più accogliente ed il caos all’esterno (che non è mai mancato, tra ingorghi e parcheggiatori abusivi l’Arechi non ha mai spiccato per ordine) è addirittura aumentato rispetto ai “favolosi” anni Novanta. Ieri, sul finire della gara, un’ambulanza è rimasta bloccata dall’inciviltà della gente che continua a parcheggiare senza rispetto e chiudendo altre auto, oltre che il passaggio. Dov’è chi deve controllare?
Problemi sociologici o forse temporali per una sfida che però è tornata, a prescindere da numeri e statistiche, ad infiammare dibattiti ed opinioni. Il gol di Dia al Maradona durante la scorsa stagione ha riacceso, seppur in minima parte, quel fuoco che si celava sotto tonnellate di cenere. E gli sfottò dei tifosi azzurri durante i festeggiamenti del tricolore a discapito dei “cugini” granata sono stati sotto gli occhi di tutti. Proprio come nell’amore. Il non essere indifferenti genera sensazioni, emozioni e fuoco nelle vene. Salernitana-Napoli non finirà mai questo è poco ma sicuro: dovrà maturare, dovrà consolidarsi e sarà bello prima o poi vedere un Arechi pieno anche con gli ospiti nella massima sicurezza.
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