Ricominciare in piena estate si può. Settantasei anni fa si verificò la prima e finora unica volta nella storia in cui il calcio – e quindi anche la Salernitana – riprese le contese sportive a luglio. Non una pandemia, ma una guerra, alla causa dello stop che durò oltre un anno, dal mese di giugno del 1943 al 2 luglio del 1944. Lo ricorda il quotidiano Il Mattino oggi in edicola il lasso di tempo che separò il cavalluccio marino dall’ultima partita del torneo 1942/43 (a bombardamenti del secondo conflitto mondiale già cominciati) contro la Ternana fuori casa, a quella contro la Cavese – sempre in trasferta – che segnò l’inizio della Coppa della Liberazione. In tutti i sensi. E dire che, vincendo in Umbria, la Salernitana aveva portato a casa la promozione in B. Le macerie del conflitto, però, costrinsero l’Italia ad aspettare almeno due anni, prima di rimettere in piedi il movimento calcistico. Che certamente servì tanto, anche solo dal punto di vista psicologico, per venir fuori dalle sofferenze della guerra.
Nel 1944 e nel 1945 la Salernitana partecipò solo a tornei di carattere regionale, come un po’ tutte le compagini del Paese. I tredici mesi di inattività furono interrotti con l’esordio in Coppa della Liberazione, torneo che la squadra granata peraltro avrebbe poi conquistato, nonostante la sconfitta contro gli aquilotti per 4-1. Il calcio riprese con una certa approssimazione. Dalle deroghe di tesseramento per calciatori che si trovavano in determinate zone ed impossibilitati a tornare a casa (la liberazione del sud Italia, come è noto, arrivò ben prima di quella dell’alta Italia) a campi da calcio di fortuna. Toccò anche alla Salernitana rimettere in sesto il vecchio terreno di Piazza d’Armi, a causa dell’inagibilità del vecchio Comunale, l’odierno Vestuti. Ottenne in ritardo il via libera alla partecipazione al torneo regionale, giocando le prime gare tutte in trasferta. In organico, con gli allenatori-giocatori Carmine Milite e Antonio Valese, solo Iacovazzo, Naddeo, Onorato e Voccia erano i superstiti della stagione 1942/43. Tantissimi i salernitani recuperati per ricomporre la squadra, con i portieri raccattati soltanto pochi giorni prima dell’inizio delle competizioni. Tra loro, Gabriele Tramontano e Armando Marino, giocatori prima e poi storici allenatori di pallacanestro in città. Si faceva di necessità virtù.
Non proprio come la ripresa di oggi, certo. Il tempo trascorso senza calcio è stato minore, le risorse sono ben diverse (nonostante perdite e tagli). Quel 1944 segnò anche il momento del definitivo passaggio al colore sociale granata. Francesco Pio e Giuseppe Fasano, nel volume “Salernitana – La Storia” raccontano come siano state recuperate da un deposito militare delle magliette beige, poi tinte artificialmente di granata, per poter giocare la Coppa della Liberazione. In precedenza, solo nel biennio 1927/29 le casacche dell’ippocampo erano state del colore attuale, in mezzo a molte stagioni biancocelesti a righe verticali.
Il 2 luglio del 1944, come detto, si tornò in campo. A Cava fu 4-1 per i “cugini” che schieravano gli ex di turno Cozzi, Rizzo, Sudati, Cagna e Surra. La Salernitana schierava Gabriele Tramontano, Carmine e Giulio Milite, Raffaele D’Errico, Giacinto Vicinanza, Mario Saracino, Carmine Iacovazzo, Elio Onorato, Vincenzo Voccia, Gerardo Naddeo e Giuseppe Jemma. Insieme a loro, parteciparono ai mesi di coppa (si concluse a dicembre) anche il già citato Armando Marino, poi Ciro Gentile, Alberto Fresa (che in seguito diventerà massaggiatore granata), Alfredo Martucciello, Matteo Meo, Gennaro Rizzo, Renato Paparella, Arturo Scariati, Vincenzo Volpe, Ernesto Zambianchi e il super bomber all-time, Vincenzo Margiotta. In alto un foglio di convocazione dell’epoca, tratto dal volume “Salernitana, storia di gol, sorrisi e affanni” di Giovanni Vitale). In uno dei tre gironi preliminari, la Salernitana eliminò Cavese, Puteolana, Audace Napoli e Sangennarese (vincendo per la verità tre delle quattro gare casalinghe a tavolino per rinuncia degli avversari, nel settembre del ’44, quando solo contro la Puteolana, vincendo 7-1, i granata scesero effettivamente in campo). Nel girone finale, l’exploit: partenza così così, con il 2-2 sul campo dell’Internaples e la sconfitta per 2-1 in casa della Torrese; poi, arrivarono ben quattro vittorie consecutive nel doppio confronto con la Bagnolese e nei match di ritorno con Internaples e Torrese (l’8-0 rappresenta ancora oggi la vittoria più larga della storia). Nel gennaio 1945, il comitato regionale campano della Federcalcio premiò la Salernitana con la Coppa della Liberazione.
Pubblicando il commento, dichiario di aver letto accuratamente il regolamento e di accettarlo per intero, assumendomi la piena responsabilità di ciò che scrivo. Presto il mio consenso al trattamento dei dati personali, ai sensi del d.lgs. N. 196/2003. La mia identificazione, in caso di violazione delle regole e di eventuali responsabilità civili e penali, avverrà tramite indirizzo IP e non tramite nick o indirizzo email sottoscritto.