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Rino Iuliano: “Giusto non riprendere, è un’occasione per fare una riforma dal basso”

Sta trascorrendo il periodo di lockdown a Gallipoli, in attesa di poter tornare in campo a difendere i pali del Casarano. Anche Rino Iuliano, classe ’84 e originario della provincia di Salerno, vive l’emergenza coronavirus sperando di poter tornare quanto prima in campo:  “La mattina mi alleno, il pomeriggio lo passo tra lettura e qualche notizia” ha raccontato l’estremo difensore ospite della nostra diretta Instagram.  “Il nostro preparatore dei portieri è Bremec, in casa puoi fare un lavoro fisico o un po’ di tecnica col pallone ma si tratta di un lavoro di mantenimento. Al portiere serve la porta”.

Aprendo il baule dei ricordi, Iuliano non può non pensare alla prima convocazione in prima squadra con la Salernitana nel 2002: “Ero nel settore giovanile e mi convocarono in prima squadra per la partita con la Ternana. Si realizzò un piccolo sogno, fu davvero una bella emozione. Mister Zeman voleva farmi esordire ma per un problema con le sostituzioni l’esordio arrivò anni dopo, nell’era Lombardi”. 

Iuliano ha sempre desiderato calcare il manto erboso dell’Arechi: “Ho vissuto tante partite a bordo campo come raccattapalle, tra cui quella col Vicenza. Ero il ragazzino che abbracciò Vannucchi e Tedesco dopo il gol, quell’anno fu bellissimo al di là della retrocessione. Era un campionato di spessore, anche le piccole come la Salernitana erano attrezzate. Avrei voluto giocare la partita promozione col Pescara e gli ottavi di Coppa Italia col Napoli al San Paolo”.

Il ritorno a Salerno avvenne nel 2008: “La Salernitana mi acquistò dal Potenza e il titolare era Pinna. Era una società non stabile altrimenti avrei potuto giocare con continuità perché ero giovane e le qualità c’erano ma mancava la programmazione. Negli ultimi due anni della gestione Lombardi siamo andati avanti per inerzia. L’ultimo fu un campionato faticoso, eravamo un gruppo fantastico e meritavamo di vincere i playoff. C’era un gruppo eccezionale, Il giovedì organizzavo sempre delle cene e Balestri fece una raccolta di canzoni per prenderci in giro. Era davvero un piacere stare insieme”. Proprio nel doppio spareggio promozione col Verona, Iuliano si mise in mostra nel match di ritorno con una grande parata con tanto di esultanza rivolto ai tifosi scaligeri: “In quella parata ci fu tutta la rabbia e la mia voglia di rivalsa”.

Sul momento del calcio: “Credo che non riprenderà, anche la Serie A. Si giocherebbe senza tifosi, è giusto fermarsi un attimo. Da tempo si diceva che il calcio doveva fermarsi, ora si può prendere la palla al balzo per pensare ad una grande riforma partendo dal basso. Ora si dovrebbe cristallizzare tutto e riprendere quando sarà possibile”.

Una carriera ricca di soddisfazioni ma anche con qualche rimorso: “Non ho rimpianti delle scelte fatte in passato, dispiace perché in alcuni momenti sono saltate alcune occasioni. Quando avevo 17 anni ero ad un passo dal firmare con il Chelsea di Ranieri ma poi saltò tutto perché presero un portiere inglese”.

Tra i momenti negativi della carriera di Iuliano c’è anche il campionato 2009/2010, terminato con una mesta retrocessione in Serie C della Salernitana di Lombardi: “Avevamo uno squadrone ma non sempre con i giocatori forti vinci e in quei casi scattano dei meccanismi misteriosi e resti intrappolato. Era un campionato di Serie B diverso, più combattuto, non c’era una squadra come il Benevento di quest’anno. Ricordo quella partita con l’Empoli in cui presi quattro gol da Eder, venni espulso e poi un amico mi mandò anche un messaggio per prendermi in giro ‘Sei andato all’EderLandia'”.

Il rapporto con gli allenatori ed un simpatico aneddoto: “Con Gigi Genovese ho sempre avuto un grande rapporto e gli voglio tanto bene ma non ho avuto problemi con nessuno. Anche con Brini, riuscivo a farlo ridere. Una volta, eravamo in ritiro e lavoravamo davvero tanto. Una mattina non mi svegliai, all’improvviso mi chiama una dipendente dell’albergo per dirmi che gli altri erano già in campo. Quindi mi preparai di corsa e una volta arrivato al campo il mister mi chiese che fine avessi fatto e io risposi che avevo sognato di avere il giorno libero. Ci facemmo una risata e non venni multato”.

 

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