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Pronto Valentini, a maggio primi contatti: “Iervolino ha capito errori. Per chi ci gioca, Salerno dev’essere il Real”

Ha conquistato i playoff da sesto classificato con l’Ascoli “con un budget di 7 milioni lordi”, come ama spesso ricordare, e poi lo ha condotto a una salvezza tranquilla l’anno successivo proprio con Roberto Breda, con la possibilità di andare agli spareggi promozione tenuta in vita fino all’ultima giornata. Ora Marco Valentini ha un budget di 5 milioni solo per il mercato di gennaio ed è pronto a rituffarsi nella Serie B con grandissime motivazioni ed accoglie la chiamata di Iervolino con sei mesi di ritardo: aveva già discusso col patron a maggio, quando erano partiti i casting per la successione di Sabatini, prima che la scelta ricadesse su Petrachi.

Il suo telefono ora è bollente per gli operatori di mercato e non per i giornalisti, sceglie un profilo più basso in attesa dell’ufficialità del suo approdo in granata e della conferenza di presentazione (possibile domani o sabato mattina). A fine giugno parlò così in un’intervista al Mattino riferendosi a Iervolino, all’epoca non ancora dimissionario, nell’unica intervista in qui ha parlato di Salernitana: “Ho avuto l’impressione di un presidente con una bella mentalità. È stato onesto, ha confessato di essere un po’ combattuto e mi ha parlato della possibilità che potesse uscire da questo mondo. Non so se è ancora dello stesso avviso. Mi ha detto di aver compreso gli errori commessi in questi anni e che forse dal punto di vista economico si era fatto un po’ prendere la mano. Ci sta rivedere le spese e riordinare le idee quando si retrocede. In Serie B a fare la differenza sono gestione del gruppo, ambizioni comuni, unione tra società, allenatore e squadra. Poi ovviamente c’è la qualità della rosa, però non basta da sola, se non sei tirato a lucido, puoi perdere contro chiunque”. Questa la lettura della situazione, dunque, data da Valentini in tempi non sospetti.

La curiosità è che il classe 1976 Valentini ha cominciato la sua carriera da dirigente molto giovane, nel 1998/99 alla Maceratese, società dove è stato direttore dell’ex mister granata Stefano Colantuono che in quegli anni giocava ancora. Poi ha seguito Moggi alla Juventus come osservatore, ha lavorato per Reggiana e Messina, poi Ascoli una prima volta, Padova e ancora Ascoli. La sua ricetta a giugno era chiara: “Tutti, dal presidente all’ultimo dipendente, devono essere focalizzati e felici di essere lì a Salerno – diceva – non vanno trattenuti scontenti che recriminano per non essere andati altrove, chi resta o chi arriva deve avere entusiasmo. Le squadre si costruiscono con i calciatori, gli uomini ma anche col sentimento. La storia delle retrocesse insegna che si possono avere problemi, bisogna fare cose ponderate. Va fatta piazza pulita di chi non vuole indossare una maglia. Salerno deve essere il Real Madrid, il massimo dell’ambizione per chi ci lavora. Senza nulla togliere a chi ha lavorato in precedenza, bisognerebbe italianizzare di più la rosa per dare maggiore senso di appartenenza. Lo dissi anche a Iervolino, gli stranieri funzionano quando c’è lo zoccolo duro italiano che traina”.

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