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Pigozzi e il granata nel destino: “A Salerno anni unici. Quando feci espellere Chinaglia…”

Gino Pigozzi

Nato a Reggio Emilia (dove tutt’ora risiede) Gino Pigozzi ha lasciato il cuore a Salerno. Instancabile esterno di fascia sinistra, ha vestito la maglia della Salernitana dal 1967 al 1973, restando poi in Campania (tra Caserta e Nocera) prima di chiudere la carriera nella sua Reggio. Venerdì sera seguirà con vivo interesse la partita che andrà in scena al Città del Tricolore con il cuore diviso a metà. “Mi piacerebbe che vincesse la Reggiana ma a Salerno sono stato benissimo” ha dichiarato Pirozzi ai nostri microfoni raccontando di un solo rimpianto della sua esperienza salernitana: “Mi è dispiaciuto non vincere il campionato di Serie C anche se poi ci sono riuscito con la Nocerina. Indubbiamente ho un ricordo splendido del periodo trascorso a Salerno” con il rammarico di “non aver vinto il campionato. Ci andammo vicinissimi nella stagione 1970/1971 quando chiudemmo al secondo posto, ad un punto dal Sorrento”.

Gino PigozziQuella di venerdì sarà una partita particolare, soprattutto dopo le vicende della gara d’andata vinta dalla Salernitana a tavolino: “Se si fanno le regole bisogna cercare di rispettarle. Ho sentito le stesse polemiche per la vicenda di Napoli-Juve ma io sono per il rispetto dei regolamenti. Se la Salernitana ha deciso di scendere ugualmente in campo avrà avuto le sue buone motivazioni”. Pigozzi a Salerno ha giocato moltissime partite (oltre 200 con 2 gol realizzati) ma soprattutto è diventato uomo: “Basti pensare che ho sposato una salernitana” ricorda emozionato l’esterno sinistro classe ’47, tra gli eroi della squadra che vinse il trofeo ‘Dante Berretti’ nella stagione 1968/1969: “Fu davvero una bellissima esperienza, ancora oggi sono in contatto con Pantani, Daolio e De Maio. ‘Fulvietto’ è stato anche a casa mia qui a Reggio”.

Nel 1978, dopo una lunga militanza in Campania, Pigozzi tornò nella sua Reggio Emilia città che, come Salerno, vive intensamente la passione per la sua squadra: “Anche qui c’è una bella tifoseria. Nonostante nei paraggi ci siano squadra come Modena, Parma ed ora anche Sassuolo, in città si sente sempre un forte sentimento per la Reggiana. Il Covid sta impedendo ai tifosi di vivere pienamente la loro passione ed è un vero peccato perché il calcio è della gente”. A proposito di tifosi, Pigozzi ricorda con affetto quelli della Salernitana che ha ritrovato due anni fa in occasione dei festeggiamenti per il centenario: “Ai tifosi ho sempre mostrato impegno e loro mi hanno ripagato con tanto affetto. Tornare a Salerno per la festa del centenario è stato unico, vedere il lungomare pieno e colorato di granata mi ha dato i brividi”. Pigozzi si sofferma anche sulla questione multiproprietà e sul paragone con le società del passato: “Ricordo annate tribolate, il presidente Tedesco era molto legato alla città ed alla squadra. Devo dire che mi è stato sempre riconosciuto tutto, fino all’ultima lira. Multiproprietà? Il calcio è in continua evoluzione ma onestamente girano troppi soldi, trovo eccessive anche le cifre di alcuni stipendi”.

Infine, tra i tantissimi momenti vissuti con l’ippocampo sul petto, Pigozzi ne ricorda uno in particolare: “Giocavamo al ‘Vestuti’ con l’Internapoli. Mi ritrovai ad affrontare Giorgio Chinaglia col quale avevo condiviso l’esperienza della Nazionale militare a Roma. Stavamo inseguendo un pallone che andò oltre la linea di porta. Lui mi diede uno ‘scappellotto’ e io mi buttai a terra. L’arbitro lo espulse e da quel momento, ogni volta che ci siamo ritrovati, Chinaglia – scherzosamente – mi rinfacciava quel gesto”.

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