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Pagellone Salernitana-Torino: Ochoa saracinesca, bene Nicolussi. Piatek, impatto no

OCHOA 8. Per assonanza con il cognome. Salva il risultato in due occasioni nella prima dozzina di minuti. Prodigioso su Radonjic prima e Vlasic poi (20′). Reattivo anche su Lukic a 10′ dall’intervallo, può fare ben poco sul vantaggio del Toro. Con la manona salva il possibile raddoppio di Vojvoda. Decisivo anche due volte nella ripresa. Un solo neo: sulle palle alte tende a risparmiarsi nelle uscite. Ma è cosa ininfluente nell’economia di una partita in cui le sue parate contribuiscono a portare a casa il punto.

BRONN 5,5. Gli tocca il peperino Radonjic e cerca di fargli sentire subito i tacchetti, ma gli avversari vanno a un’altra velocità. Si perde clamorosamente Sanabria che gli sfila alle spalle sul gol. Più concentrato nella ripresa.

DANILIUC 6. Dopo l’ottimo approccio da subentrato contro il Milan guadagna la maglia da titolare e mostra di meritarla. Sanabria cerca sempre di uscire dai blocchi e lui non si fa attirare dall’uomo. Anzi, legge bene le chiusure e si stacca quando deve. Al 10′ si fa pure vedere in proiezione offensiva. Compartecipa in occasione dello svantaggio, però l’unica grossa sbavatura a pochi minuti dell’intervallo, quando perde Schuurs che gli salta addosso e colpisce il palo. Era diffidato: ammonito, salterà Bergamo. (dal 30′ st GYOMBER 6,5. Torna in campo dopo oltre due mesi di assenza per infortunio. Quarto d’ora finale a guidare la difesa al posto del compagno ammonito. Lo fa alla sua maniera, sempre efficace).

FAZIO 5,5. È l’uomo più esperto lì dietro e fa specie che i granata ballino in area per ben due volte sulle marcature su palla inattiva. Lukic gli fa fare la figura del pivello scappando via al 12′ e provocando una clamorosa occasione, dopo otto minuti Vlasic fa altrettanto. Soffre un po’ meno nella ripresa. Chiusura top nel finale su Sanabria.

CANDREVA 6. Subito tanta qualità ma sulle prime deve pensare a contenere. Si fa ammonire scioccamente reiterando le proteste per il mancato giallo sulla simulazione di Radonjic. Nella seconda metà della prima frazione si propone con un paio di accelerate sulla destra e guadagna qualche corner. In precedenza aveva tentato anche una bella volée su lancio di Bohinen. È decisamente poco. Nel secondo tempo va molto meglio, è più reattivo e impegna l’estremo difensore avversario accompagnando bene l’azione offensiva. Finisce da mezzala nell’albero di Natale.

NICOLUSSI CAVIGLIA 7. Quarta presenza in Serie A, la prima da titolare. L’emozione è percepibile fin sugli spalti. Dopo i primi minuti di rodaggio, si scioglie un minimo e risulta uno dei pochi a salvarsi nei disastrosi 45′ di partenza. Ancora meglio negli ingranaggi di squadra nella seconda frazione: personalità e flessibilità. Ottimo esordio.

BOHINEN 5. Si presenta con una stecca in zona pericolosa. Prologo di una partita scialba, annebbiata: poco filtro e poche idee nella geometria del centrocampo, scarsamente supportato anche dalle mezzali (che non sono elementi di corsa), soffre l’assenza di Lassana. Nicola lo lascia negli spogliatoi all’intervallo. (dall’1′ st PIATEK 5. Ha il compito di dare più profondità, tenendo maggiormente impegnato Schuurs, che però lo imbavaglia completamente. Grande spizzata che innesca Dia e produce un’azione che mette i brividi al Toro. Solo quello. Pochi secondi dopo sbaglia abbastanza sorprendentemente un cross da posizione favorevole. Scarsamente lucido nelle decisive ripartenze dell’ultimo quarto di gara).

VILHENA 7. Non cambia passo nel primo tempo e si perde nelle mancanze generali. Ripartenza super dopo l’intervallo: percorre 40 metri palla al piede e fulmina Milinkovic-Savic sul suo palo per l’1-1. Il gol lo rigenera e il contributo diventa più importante anche in fase difensiva. Meglio nella mediana a due.

BRADARIC 5,5. Lazaro è cliente scomodo e per giunta gli tocca dare una mano anche sulle scorribande di Vlasic. Diligente nel contenimento ma il cross del momentaneo 1-0 ospite arriva dalla sua zona, con Lazaro lasciato completamente solo. Poteva sfruttare meglio alcune discese nella metà campo avversaria. Calo vistoso, il trainer lo fa rifiatare. (dal 30′ st PIROLA 6. L’inedito ruolo di terzino sinistro nel concitato finale. Non si risparmia anche nella metà campo torinista, sbaglia qualcosina ma è fuori posizione abituale. In ogni caso limita Singo con precisione).

DIA 6. Sonnecchia per mezzora, poi si divora l’imbucata di Bonazzoli, frenato da Schuurs. Al duplice fischio di Colombo getta via il pallone con rabbia. In avvio di ripresa spara addosso a Milinkovic-Savic dopo essersi ben liberato al tiro. Comunque generoso nel rincorrere gli avversari. (dal 40′ st VALENCIA sv. Ingresso timido nel finale in cui saltano gli schemi).

BONAZZOLI 6,5. Rinfrancato dal gol al Milan e dalla fiducia pubblicamente incassata da De Sanctis e Iervolino, esce spesso dall’area di rigore per trovare palloni giocabili, con contestuale poca presenza in area di rigore. Più pimpante nella seconda metà di gara, da trequartista. Esce con i crampi e sena più energie dopo una prova senza dubbio più che sufficiente. (dal 45′ st BOTHEIM sv. Poco tempo per incidere).

ALL: NICOLA 6. Formazione sbagliata o cambi azzeccati? Rivoluziona ogni reparto, la difesa per scelta (dopo gli errori di mercoledì) e il centrocampo per necessità (di ritrovare un insostituibile come Candreva e rimpiazzare un altrettanto insostituibile come Coulibaly): lancia Nicolussi Caviglia dal primo minuto e ri-lancia Bonazzoli in avanti con Dia. La squadra soffre. Le due mezzepunte di Juric fanno il bello e il cattivo tempo tra le linee e deve pensarci Ochoa a tenere tutti a galla. Distratta sulle palle inattive, lenta e prevedibile nelle ripartenze. Sussulti isolati con l’appropinquarsi della mezzora, il Torino passa, domina, fa torelli. Finisce il primo tempo e la curva chiede di tirar fuori gli attributi a gran voce. Il mister scongela Piatek e si mette a specchio con gli avversari: 3-4-2-1. E si cambia registro. L’undici appare trasformato e non è solo merito del sole che torna a splendere sul terreno di gioco. Il pareggio a freddo spiana la strada a una maggiore convinzione. Non era un problema atletico, dunque, bensì mentale e di baricentro. Nel quarto d’ora finale passa al 4-3-2-1 per provare a vincerla con Bronn e Pirola terzini e Candreva mezzala. Il gol non arriva, le indicazioni più confortanti sì, soprattutto dal punto di vista psicologico.

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