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Pagellone Milan-Salernitana: muri Gyomber e Pirola, partitona Bradaric, Dia croce e delizia

OCHOA 6,5. Inoperoso per un tempo, si vede sfilare repentinamente il pallone colpito di testa da Giroud a pochissima distanza dalla porta: non poteva fare meglio. Smanaccia in maniera decisiva all’86’.

DANILIUC 7. Gli tocca Leao e lo contiene bene. Un paio di anticipi di alto livello nella prima frazione, qualche leggera sbavatura invece nella seconda in una prestazione che in ogni caso è complessivamente ben al di sopra della sufficienza.

GYOMBER 8. È un continuo “mammamia” esclamativo. Famelico nell’intercettare palloni, va in chiusura su chiunque quando la situazione sembra compromessa nei primi 45′. Inizia il recupero e Giroud (trattenendolo vistosamente) gli salta davanti. Unico, piccolo neo di una partita ancora una volta sontuosa, coronata dal salvataggio sulla linea a 5′ dal termine.

PIROLA 8. Il suo personalissimo derby – da atleta cresciuto nelle giovanili interiste – inizia con il cuore a mille. Si cala subito nella parte: mura Giroud, si propone anche maestosamente palla al piede per ribaltare l’azione. Zero errori, perfetto. Un peccato debba uscire per infortunio. (dal 67′ LOVATO 6,5. Solido, non si lascia irretire dalla presenza di un campione  come Ibra).

MAZZOCCHI 6,5. Una chance importante con gli emissari del Ct Mancini in tribuna. Mostra subito giochi di gambe scavallate che trasudano motivazione a mille e trascinano anche i compagni. Puledro fino a metà prima frazione, poi entra in gestione e fa bene, in modo da dare continuità alla sua partita senza andare in debito. La voglia di dimostrare lo porta ad eccedere talvolta con giocate difficili. (dall’82’ SAMBIA 6,5. Il miglior giallo che potesse spendere al pronti-via della sua breve partita. Subito nel mood).

CANDREVA 6,5. Il suo contributo è soprattutto in fase difensiva nella prima parte di gara. Poi vien fuori tutta la sua esperienza nelle letture tattiche e nella capacità di gestire la palla, leggendo le fasi di gara che cambiano al mutare del risultato. (dal 67′ BONAZZOLI 6,5. L’allenatore lo inserisce in un momento delicatissimo della partita chiedendogli qualità dalla cintola in su e copertura. Risponde presente, finalmente. Atteggiamento giusto con e per la squadra).

BOHINEN 7. La prima maglia da titolare con Sousa, gli mancava addirittura dal 27 gennaio a Lecce. Buon palleggio in avvio di partita, l’approccio è meritevole del palcoscenico. Sui rinvii dal fondo Sousa lo porta a fare lo “spizzatore” avanzato: è tra i pochi in campo a potersela giocare nei duelli aerei con i più strutturati avversari. Determinante nel vedere una linea di passaggio quasi impossibile che mette le basi del gol dell’1-1. Cresce alla distanza: si è rivisto l’Emil della scorsa stagione. (dall’82’ CRNIGOJ 6,5. Dentro per far legna nel combattuto finale).

COULIBALY 7,5. Muscoli e fisicità, una mano anche sulle palle inattive a sfavore. Mette lo zampino nell’azione che porta al pareggio. Ripropone le  sue improvvise sterzate, corre per due, rintuzza dappertutto.

BRADARIC 8. Partitona, una costante spina per i rossoneri sulla sua corsia di competenza. Brahim Diaz e Saelemakers non pungono mai dalle sue parti nella prima frazione. Lui è trenino spedito anche in zona offensiva, ruba un pallone gustoso che materializza la più grossa opportunità granata della prima frazione. Assistman preciso per il pareggio, spende tantissimo. Rischia tanto su Bennacer, salvezza Var.

KASTANOS 6. Dovrebbe dare qualità e ringhiare sui costruttori di gioco m \ilanisti, per questo Sousa lo schiera a fluttuare tra l’unica punta e i cinque della terra di mezzo. Grintoso nel contenimento, molto poco lucido nella trasformazione offensiva. Si divora il possibile vantaggio poco dopo la mezzora in maniera clamorosa. (dal 56′ PIATEK 6. Sbaglia la scelta dei tacchetti e non si regge in piedi, scivola nei momenti clou. Una conclusione all’82 impegna severamente Maignan. Gestisce in modo pessimo l’ultima ripartenza nel recupero del recupero, regalando il pallone al Milan su situazione di tre contro uno).

DIA 8,5. Torna dal primo minuto a distanza di un mese esatto dall’ultima volta (a Verona). Gran corsa e sacrificio, è il primo rubapalloni nella propria metà campo, però poi i metri da percorrere per arrivare in zona Maignan diventano tanti e la testa si annebbia: sul finire di tempo arriva a tu per tu col portiere francese e si fa ipnotizzare clamorosamente in un’occasione da mangiarsi le mani. Si fa perdonare nel secondo tempo: non poteva sbagliare, solo soletto. Ed è il gol che alza di molto il voto per l’importanza capitale del punto. Sfiora anche il raddoppio. Finisce con i crampi al polpaccio destro già precedentemente infortunato e con tanto nervosismo.

ALL: SOUSA 7,5. Impacchetta magistralmente la partita dal punto di vista della tattica e del carattere. Sorprende tutti lasciando fuori Piatek. C’è il giallo della formazione cambiata dopo pochi minuti dall’annuncio: un errore dei social media manager granata (che avevano dato in pasto al web il polacco con Kastanos e Dia alle spalle, più Crnigoj-Coulibaly in mezzo al campo, salvo poi correggere tutto dopo qualche minuto rimuovendo i contenuti già pubblicati), un semplice errore di comunicazione oppure un repentino cambio di idea dell’allenatore? Chissà. Fatto sta che va a giocarsela praticamente senza centravanti, sceglie una squadra “piccina” e nello stesso tempo sfrontata, col contropiedista Dia a guidare le ripartenze con il sostegno ora di Kastanos, più trequartista, ora di Candreva, che invece torna più a fare la mezzala. Il Milan gioca altissimo ma l’ippocampo non riesce ad approfittarne. Eppure ce ne sono di ripartenze ghiotte, ghiottissime. Il gol di Giroud buca una difesa fino a quel momento perfetta a pochi secondi dall’intervallo non fa rientrare una squadra spenta sul terreno di gioco per la ripresa. Il campo si allenta a causa della pioggia e Sousa getta nella mischia Piatek. Ma il pareggio arriva con Boulaye e un’altra ripartenza. Accontentarsi del pari? Anche no. Non è da tutto togliere un centrocampista e mettere una punta a San Siro dopo aver agguantato il pareggio. Rischia qualcosina ma resta fermo sulle sue posizioni chiudendo con le tre punte. Le scelte gli danno ragione: coraggio e testa alta per un punto di vitale importanza. A fine partita va ad abbracciare tutti in campo, magazzinieri compresi.

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