Conferenza di presentazione per Pasquale Padalino, neo-tecnico del Foggia. Il nuovo allenatore dei rossoneri non sarà presente sulla panchina dei pugliesi all’Arechi, nella gara in programma alle 12.30 di domenica, in quanto deve ancora scontare un turno di squalifica maturato durante la sua esperienza al Lecce.
Il tecnico rossonero si presenta ai colleghi della stampa pugliese: “Parto subito con i ringraziamenti, al direttore, alla famiglia Sannella, al presidente Fares, per questa possibilità e opportunità che ovviamente dal mio punto di vista, non posso assolutamente sbagliare. Non solo perché ci rimetto di mio ma perché ci rimette la squadra della mia città ed è l’ultima cosa che vorrei fare quella di deludere i miei concittadini. Conosco già il Foggia da tifoso e da tecnico, ma fin quando non sei dentro lo spogliatoio, certe dinamiche fai fatica a conoscerle. Bisogna ritrovare la strada smarrita attraverso un lavoro attento e una collaborazione di squadra. Sono contento di questo, mai come in questo momento sono in difficoltà nel trovare le parole giuste. Obiettivo? Ovviamente sono l’ultimo arrivato e pensare di poter dare delle risposte certe su questo è un tantino presuntuoso. Però credo che chi sceglie Foggia, non può far altro che ambire al massimo. La realtà ci dice che siamo terzultimi, però, l’ambizione deve restare alta. Non possiamo pensare oggi di porci dei limiti. Ovviamente prima di fare certi passi, bisogna farne altri. Dobbiamo ritrovare la strada per recuperare le posizioni che questa squadra merita”.
Sulle differenze con qualche anno fa: riferimento alla precedente esperienza di Padalino nel Foggia: “Non possiamo mettere sullo stesso piano le due società. Ai tempi abbiamo fatto il massimo con quello che si poteva. Di più non potevamo fare e anche la società ci ha messo la faccia in questo. Foggia ha bisogno di adrenalina, qui non c’è un periodo in cui c’è serenità. Nella programmazione e nel desiderio di ognuno di noi, c’è quello di arrivare più in alto possibile. Come tutte le cose, ci sono delle priorità. E dietro un’organizzazione come quella che abbiamo oggi, le priorità ci sono e vanno affrontate con i tempi giusti. Ma l’ambizione non ce la può togliere nessuno. A maggio 2014 lasciai perché, come già spiegato in qualche circostanza, avevamo dei punti di vista un po’ lontani. Mi fermo qui perché oggi sono qui in sede di presentazione. Mi fa piacere comunque che vengano ricordati quei due anni come inizio di tutto questo. È cambiato molto negli anni, ma non è cambiata la voglia di essere protagonisti. Non penso di avvertire difficoltà nell’aiutare una causa della mia città. Spero che non passi come un luogo comune questo. Sicuramente la presenza di Agnelli e Loiacono per facilitare la mia conoscenza dei giocatori, ma anche per lo stesso spogliatoio. Cristian non ha bisogno di essere elogiato da me, lo manifesta sempre. Sono uomini di affidamento e fiducia e lo saranno anche quest’anno”.
Su Grassadonia, il suo predecessore: “Grassadonia lo conosco, ma scelgo di non telefonargli per un motivo semplice: ho subito anch’io degli esoneri, alcuni anche inaspettati visti i risultati. Quando sono stato esonerato non ho pensato a chi mi sostituiva. Al di là di chi potesse andare al mio posto, la mia preoccupazione era quella di capire le mie motivazioni, quali miei errori o leggerezze mi potessero creare ulteriori problematiche. Lo stato d’animo in questi momenti non è sereno e potresti essere non di grande aiuto”.
Sul modulo: “Credo che questa squadra ha delle conoscenze e delle certezze, avendo poco tempo credo sia giusto lasciare quello che già sanno con dei piccoli accorgimenti per dare quel qualcosa in più che in questo momento può far trovare la serenità che comunque non c’è ancora. Ci troviamo tre partite nel giro di poco tempo e quindi creare e dare troppe nozioni non avrebbe senso per non creare confusione. Condivido la formazione che ha messo in campo Pavone e il risultato gli ha dato ragione”.
Sulla precedente esperienza a Lecce: “La sto vivendo in maniera davvero intensa. Sonno poco, gioia tanta per l’impegno che bisognerà metterci da qui in poi. Lecce è una parentesi che mi ha forgiato e mi ha formato. Devo molto a quella società che aveva l’ambizione di arrivare in B in due anni, tant’è che firmammo un contratto biennale più eventuali allungamenti e quant’altro. C’era l’idea di fare il salto, non ci siamo riusciti. Ritrovo la B a casa mia ed è difficile trovare le parole, ed è qualcosa anche di inaspettato se vogliamo. Avevo il desiderio un giorno di tornare ma è qualcosa che in questo momento faccio fatica a spiegare. Sarà la passione che mi dà qualcosa in più proprio perché sento la responsabilità per la squadra della mia città. Ci metterò sempre la faccia e non avrò problemi a gestire critiche successive ma anche preventive, perché è il ruolo che me lo impone. Mi auguro solo che ci sia la giusta serenità per gestire la situazione”.
Sulla qualità della rosa e sulla penalizzazione: “Il tempo non mi ha ancora consentito di capire nel dettaglio la squadra. Sicuramente il tempo di capire da un punto di vista fisico e mentale quali possano essere le priorità che sono mancate per cercare di esprimere al meglio le loro caratteristiche. Gente come Galano, Mazzeo, Iemmello non ha bisogno di presentazioni. Avrò bisogno di parlare con il ds per conoscere meglio la squadra attraverso il suo pensiero che può tornare utile per trovare la medicina giusta. Non è semplice. Non ho la conoscenza per dire oggi se lo spogliatoio sia coeso o meno. Nella stragrande maggioranza dei casi, sono sempre riuscito a fare da collante al di là dei risultati, a tutt’oggi ricevo attestati di stima da giocatore che hanno giocato con me da chi giocava e da chi non giocava. Credo sia una testimonianza di quanto percepiscano la persona che hanno di fronte. La squadra ovviamente deve essermi di grosso supporto e potrebbero facilitarmi molto il compito. Per me vale da domenica in avanti la classifica. La penalizzazione valeva per il mio predecessore, per me no. Il Foggia parte da dov’è ora”.
*virgolettati estratti da IamcalcioFoggia
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