A cura di Luca Naddeo
Il suo nome è legato indissolubilmente a quel Salernitana-Juve Stabia del 18 dicembre 1993, quando per la prima volta una gara dei granata veniva trasmessa in pay-tv (all’epoca il canale era Tele+2). Proprio quel giorno Roberto Genco debuttava all’Arechi con la casacca dell’ippocampo. Un esordio con gol. “Quella partita, quel gol e quelle emozioni sono come un tatuaggio sulla pelle, non vanno più via. È impossibile per me dimenticare quella giornata che segnava il mio debutto in C1 all’Arechi in una gara sentita e per la prima volta in diretta su un canale satellitare. Poi arrivò anche il mio gol: sembrava un sogno”. Come tutti i tifosi granata, Genco ricorda benissimo quell’azione: “La Juve Stabia perse palla in uscita, Breda appena vide il mio taglio mi lanciò subito ed io bruciai Talevi sullo scatto ed anche l’estremo Fabbri, prima di depositare la palla in rete sotto la Curva Sud. Di quell’azione la cosa più bella fu il taglio sul lancio di Breda: i tagli per noi attaccanti erano il pane quotidiano. Proprio qualche giorno fa ho rivisto quella gara ed ogni volta mi vengono i brividi”.
Oggi Genco ha 48 anni. Siciliano di Mazara del Vallo, si è stabilito in Campania da tempo. Aveva iniziato nella primavera del Foggia con Delio Rossi, poi aveva militato nel Trento prima di approdare a Salerno. “Mister Rossi era un maniaco degli schemi offensivi, veniva dalla scuola di Zeman e mi conosceva bene avendomi allenato una stagione e mezza nelle Primavera dei satanelli. Fu proprio lui a volermi a Salerno. Nelle sue scelte era spietato: non si faceva mai condizionare da alcun sentimento, come è giusto che debba essere per ogni allenatore. In quel periodo spesso non capivo le sue scelte e a volte non accettavo di buon cuore le sue decisioni. Come ogni giovane calciatore volevo giocare di più sia in C1 che in B, ma oggi gli dico che ha fatto bene e capisco quanto sia difficile per un allenatore fare determinate scelte”.
Due episodi però ancora oggi provocano rimpianti in Genco: “La gara successiva al derby con la Juve Stabia con Ricchetti infortunato io mi aspettavo di giocare titolare. Ero il sostituto naturale di Carlo, ma il mister preferì impiegare un centrocampista sull’esterno e li ci rimasi male. Come non potrò mai dimenticare quel 30 aprile 1995 quando in Serie B eravamo di scena a Palermo: per un siciliano come me giocare alla Favorita era il sogno fin da bambino. Prima della gara mister Rossi mi chiamò in disparte e mi disse che avrebbe portato Vadacca in panchina per una scelta tecnica, al mio posto. Accettai la decisione un po’ a malincuore perché in tribuna c’era tutta la mia famiglia ma poi quando vidi che Massimiliano entrò solo al 90′ il mio rammarico aumentò: cosa gli costava farmi scendere in campo un solo minuto come ha fatto con Massimiliano? Mi avrebbe regalato un sogno. Ma ripeto, oggi comprendo tutte quelle scelte e per me Delio Rossi resta un maestro di calcio”.
In Serie B Genco collezionò solo tre presenze che potevano essere quattro e forse cambiargli il destino come racconta ai nostri microfoni: “Era la prima giornata di campionato contro l’Ancona e nella ripresa mister Rossi fece entrare Muoio; con Alessandro e Salvatore (Fresi) c’era un bel rapporto fin dai tempi di Foggia, ma dopo circa venti minuti disse di prepararmi per entrare al posto di Alessandro che forse non stava rendendo al meglio in quanto era molto emozionato. Ma il calcio è strano e a pochi secondi dal mio possibile ingresso ecco che Muoio segna il gol del 2-0 ed il mio debutto in B è rimandato. Quel gruppo era una famiglia fuori dal campo e una grande orchestra sul terreno di gioco. In ritiro e negli spogliatoi c’era un clima bellissimo. Gli scherzi erano all’ordine del giorno con i senatori che aiutavano tutti a sentirsi a proprio agio, ma appena si scendeva in campo anche solo per gli allenamenti si andava a cento all’ora e si dava il massimo sempre”.
Dopo la parentesi granata, la carriera di Roberto Genco continuò tra C, D ed Eccellenza regalando all’attaccante altre belle soddisfazioni. “Dopo il secondo anno alla Salernitana andai a Matera, dove giocai due anni in C, poi vinsi il campionato di Serie D a Giugliano. Ho giocato anche a Pozzuoli, Latina, Caserta, Pagani, Potenza, Eboli e Trani, vincendo in totale due campionati di Eccellenza, due di Serie D e quello più importante ovviamente a Salerno in C1. Sono soddisfatto della mia carriera che mi ha dato modo di giocare in tante piazze blasonate del Sud”.
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