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#NonTiScordarDiMe. Franzone: “Mai rivalità con Chimenti. Quello spot sui rifiuti…”

A cura di Luca Naddeo

 

Una vita – o quasi – da dodicesimo. Maurizio Franzone fu il vice di Chimenti dal 1995 al 1997 e con la maglia granata disputò un totale di 4 partite (3 il primo anno e solo una presenza in quello successivo), ma il suo nome resta legato alla storia della Salernitana avendo difeso la porta granata nel Torneo Anglo-Italiano 1995/96 (clicca qui per il revival) in cui fu sconfitta ai rigori nella semifinale italiana contro il Genoa. Oggi Franzone ha 52 anni e, dopo un breve carriera da allenatore dei portieri anche negli Stati Uniti, ha fondato una società di intermediazione internazionale.

“Arrivai a Salerno proprio dopo l’addio di Delio Rossi, ma trovai un gruppo molto coeso ed affiatato, che ad occhi chiusi attuava schemi che per due anni avevano funzionato a meraviglia. L’ossatura della squadra era quella dell’anno precedente, visto che erano partiti solo Fresi e Strada, quindi andavamo a mille. Peccato non aver raggiunto la massima serie”, dice l’ex portiere ai nostri microfoni. Dopo il quinto posto nel 1996, il secondo di fila, le aspettative non furono mantenute per il torneo 1996/97, in cui la Salernitana conquistò la salvezza solo nelle battute finali e dopo il cambio alla guida tecnica con Varrella al posto di Colomba. Franzone ha le idee chiare sulla crisi del secondo anno: “Con Colomba il primo anno fu un gran campionato, il mister fu bravo a non stravolgere troppo i concetti che il gruppo conosceva bene, Il tecnico portò solo qualche correttivo intelligente”. Il secondo anno invece il gruppo fu rivoluzionato e secondo me il cambio in panchina non fu la soluzione migliore. Comunque eravamo uniti e forti e alla fine ne siamo usciti bene”.

La prima volta che Franzone indossò la maglia granata fu in occasione del Torneo Andrea Fortunato (triangolare con Juventus e Napoli) nel 1995, contro i bianconeri: “A Salerno il mio esordio fu contro la Juve in un triangolare precampionato e presi 3 gol (ride, nda). In campionato invece debuttai con un pareggio 0-0 con il Cesena prima di Natale e in quella occasione feci molto bene”. Avrebbe poi difeso i pali granata all’Arechi contro Verona (1-2) e Palermo (2-1) nella prima stagione, contro il Chievo (2-2) nella seconda. Davanti aveva un mostro sacro come Antonio Chimenti, ma tra i due c’è stato sempre un bel rapporto come racconta lui stesso: “Avere Antonio come primo portiere è stato meraviglioso; tra di noi mai nessuna rivalità, anzi c’è stata tanta complicità. Tenevo per lui anche il report sui rigoristi, infatti ne parò parecchi quell’anno: addirittura due nella gara di Ancona, proprio perchè ci confrontavamo tanto su quell’aspetto”. Il destino nel corso degli anni ha visto ancora Maurizio e Antonio insieme ma questa volta con ruoli diversi: Mi sono ritrovato Antonio a Cagliari quando io avevo appena appeso i guanti al chiodo. In quella occasione io allenavo i portieri ed ho allenato anche lui (ride)”.

L’ex numero dodici granata impiegò un po’ per ambientarsi a Salerno ma fu uno dei tre calciatori (con Grassadonia e Pisano) scelti per uno spot pubblicitario del Comune di Salerno contro l’abbandono indiscriminato dei rifiuti nel quale “parava” un rifiuto lanciato in strada ed innescava l’azione da “gol” di Pisano che si concludeva con il “centro nel cassonetto: “Sicuramente nei primi mesi ebbi qualche difficoltà ad ambientarmi, venivo dal Como e da Como che è come essere in Svizzera. Poi ho iniziato ad apprezzare la città e i dintorni ed ho conosciuto persone molto calorose. Il mio ricordo più bello? Dopo la partita vinta 3-0 con il Foggia di Delio Rossi con gol di Tudisco, Ferrante e Logarzo, quando il lunedì andai in banca e il cassiere indossava la maglia della Salernitana! Si sentiva proprio quanto fosse importante la squadra per la città e quanto la città tenesse alla squadra”. Dopo Salerno, Franzone riuscì a raggiungere (sempre da dodicesimo) la Serie A con il Cagliari e debuttò in massima serie (collezionò in totale 4 presenze in due campionati) ma non ha alcun rimpianto: “Sono felice di quello che ho fatto in carriera, dico sempre che si può fare di più ma sono contento per quello che ho ricevuto dal calcio”. Ha chiuso la carriera a 34 anni nel 2003 tra Giulianova, Reggina e Piacenza, sempre come riserva.

La vita professionale di Franzone ebbe una svolta con la scelta di andare negli Usa nella squadra del Miami Strike Force (fondata da Cellino, ex presidente del Cagliari) nel 2005. Lì iniziò la sua carriera da manager: “È stata un’esperienza che ha cambiato il resto della mia vita professionale. Sono stato dieci anni negli Stati Uniti e nel 2015 sono rientrato in Italia perché un investitore americano voleva un club nel nostro paese: nel 2016/17 sono diventato direttore generale e amministratore delegato della Reggiana (foto in alto in compagnia di Leonardo Menichini quando il tecnico fu ingaggiato dagli emiliani, ndR) A fine stagione me ne sono andato per divergenze con la proprietà che poi un anno dopo è fallita. Sono stato poi due anni all’Udinese ed ora ho una società che fa intermediazione sul mercato internazionale. La Salernitana di oggi? Castori è una garanzia, se torna l’entusiasmo in città nulla è impossibile”.

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