Un cuore diviso a metà. Oltre cento presenze in gare ufficiali in granata e, in più, l’indimenticabile gol a San Siro contro il Milan. Due parentesi a Salerno, la prima tra il 1996 e 99 e la seconda, dopo Bari, nella stagione 2001/02. Poi la serie B con il Napoli nel 2004 e il gol ad Ascoli con addosso la maglia azzurra, ma Alessandro Del Grosso è, nell’immaginario collettivo dei salernitani, parte integrante del periodo più bello che la Salerno calcistica abbia vissuto. Il difensore di Ardea, oggi allenatore, ha disegnato ai nostri microfoni il match che Ribery e compagni affronteranno al “Maradona”, adottando una posizione netta sulla situazione contagi: “Non si dovrebbe giocare, per lo spettacolo. Ci sono tante assenze e si finisce per far giocare i primavera. Questa variante del virus è molto aggressiva, perciò è un rischio generale che la società per forza di cose deve correre convivendoci. Ma viene a mancare l’effettività e la regolarità di una partita, è successo anche al Napoli qualche tempo fa di stare in defezione e secondo me non è giusto per nessuna delle due squadre scendere in campo con assenze importanti. Un conto sono gli infortuni e le squalifiche. Si dovrebbe fermare il campionato per allineare tutte le squadre per cercare di ripartire da zero contagi”.
Il momento in casa granata
“La prima parte di campionato è stato lo specchio della vecchia proprietà, adesso con Iervolino si vede un po’ di differenza. – ha esordito Del Grosso – Comunque sia, la Salernitana ha fatto punti nel girone d’andata. La società uscente non ha ben gestito, era un “padre padrone”. Si è rotto il giocattolo tra società e tifoseria e, alla fine, non volendo ci è andata di mezzo la squadra”. Inevitabile, poi, tra passato e presente, il ricordo di quella serie A del 98/99, per molti la massima espressione del calcio a Salerno: “Sabatini ha detto una cosa corretta: ci vogliono giocatori motivati. Già giocare per la Salernitana è un motivo di orgoglio, se poi lo fai addirittura in serie A, diventa un qualcosa di indescrivibile. Si possono perdere le partite, ma alla fine tifosi e società vedono se il giocatore ci mette la voglia. Noi nel 1998/99 potevamo non essere all’altezza di alcune squadre, ma quando si scendeva in campo la domenica era la vita nostra contro la squadra avversaria. Noi siamo retrocessi non per colpa nostra, ma per altro, i fatti poi l’hanno dimostrato. La salvezza è ancora possibile, c’è un girone di ritorno da disputare e solo otto punti di distacco. Noi siamo retrocessi a 38 e nessuno se lo aspettava, oggi saremmo arrivati in coppa”.
La nuova dirigenza
Si è da poco insediata la nuova proprietà di Danilo Iervolino, ma Del Grosso vede già la possibilità di un salto di qualità dell’intero ambiente, senza nascondere qualche preoccupazione per il calciomercato: “Sabatini è un dirigente che si sa muovere nel panorama italiano ed estero. Il problema rimane che la Salernitana al momento è all’ultimo posto in classifica e i giocatori non guarderanno come allettante la proposta di vestire il granata. Ma come dice Sabatini, a Salerno si deve arrivare motivati. Certamente prenderà giocatori funzionali e nomi importanti allo stesso tempo. Adesso alla Salernitana è capitata la situazione migliore: vendere a un presidente sanguigno, ci tiene ed è pronto a tutto. L’evidenza di ciò è il fatto che abbia ingaggiato Sabatini”. Il neo-presidente granata ha evidenziato più volte l’obiettivo di creare un hub di trasferimento dei valori della sana competizione sportiva: “I progetti di Iervolino si possono realizzare nel lungo termine, – ha proseguito Del Grosso – anche quello di vedere la tifoseria granata gemellata con tutte squadre. Questo perché Salerno ha una storia, una sua visione di calcio ed è aperta a tutti, tant’è vero che ha gemellaggi anche in Germania. Il problema sarà per coloro i quali vedono la Salernitana come la seconda squadra o la classica cenerentola, come faceva la vecchia proprietà”.
In casa Napoli
L’ex difensore granata, che ha all’attivo anche un’esperienza con la maglia dei partenopei, si è proiettato in casa Napoli, tra l’addio del capitano Insigne e l’attuale posizione degli azzurri: “Insigne lo conosco bene perché l’ho avuto a Pescara. E’ una sconfitta per il calcio italiano, che perde un grande giocatore. Lui ha fatto la sua scelta e dobbiamo accettarla, vuole stimoli diversi e sicuramente li troverà in un altro campionato con un diverso tipo di calcio. Scudetto? Il Napoli può farcela. Spalletti è un grande allenatore che dà importanza alla squadra e toglie dal campo le classiche prime donne. Hanno la squadra, la società e le caratteristiche per fa bene. E’ quasi un “ora o mai più”, ma sicuramente stanno lavorando per tenere l’allenatore e alcuni giocatori non in scadenza per tentare di gettare le basi per un certo progetto”.
Pubblicando il commento, dichiario di aver letto accuratamente il regolamento e di accettarlo per intero, assumendomi la piena responsabilità di ciò che scrivo. Presto il mio consenso al trattamento dei dati personali, ai sensi del d.lgs. N. 196/2003. La mia identificazione, in caso di violazione delle regole e di eventuali responsabilità civili e penali, avverrà tramite indirizzo IP e non tramite nick o indirizzo email sottoscritto.