Le parole del premier Conte sono state chiarissime, lo stato è in emergenza e di conseguenza anche il cmapionato di calcio si deve fermare. Prima delle parole di Conte, c’era stato un direttivo della Lega B, una riunione in videochiamata a cui a partecipato anche Marco Mezzaroma. Il patron granata ha prima di tutto ricoperto il ruolo di vicepresidente del direttivo e non può non essere d’accordo con le parole di Conte: “In questo momento, anche il calcio deve fermarsi“. In un’intervista rilasciata alle colonne del Mattino, Mezzaroma parla del momento delicato del calcio italiano e di come lo vivrà la Salernitana costretta a non giocare: “Aspettiamo di leggere il provvedimento con i suoi parametri, mi pare di capire che la sospensione sia fino al 3 aprile. Se l’ha detto il Presidente del Consiglio, sarà così e ci fermeremo. Nel pomeriggio avevamo ipotizzato qualche scenario nel direttivo, ma anche stabilito di aspettare le decisioni di Governo e Figc. Sapevamo della riunione al Coni, oggi c’è il consiglio federale e aspetteremo le determinazioni degli organismi istituzionali preposti e sovraordinati alla Lega“.
Momentaneamente lo stop è fino al 3 aprile, ma se si dovesse andare oltre ci sono diversi scenari da prendere in considerazione: “Lo stato di cose è molto complesso, le variabili sono infinite. Venerdì mattina ci riuniremo in assemblea con gli altri presidenti e decideremo se riprendere come da calendario, recuperando in coda queste due partite, oppure di far slittare le giornate e ricominciare dalla 29ma. Altri scenari al momento sono molto futuribili, posto che parliamo di emergenza planetaria: è una situazione eccezionale che richiederà risposte eccezionali. Solo per rimanere nel nostro ambito, si aprono orizzonti preoccupanti per la tenuta economica del sistema che muove miliardi anche a livello di Pil“.
Naturalmente la salute viene prima di tutto, ma non giocare provoca comunque danni alle casse di Lega e club: “Al momento faccio fatica a quantificare il danno, a seconda delle eventualità i contraccolpi sarebbero diversi ma comunque notevoli. Se l’attività si ferma anche solo per un periodo, vengono meno dei ricavi, mentre i costi continuano a correre. Ci sarà bisogno di interventi incisivi a livello governativo e federale. Speriamo che questa emergenza finisca il prima possibile e col minor impatto. Dopodiché ci siederemo a tavolino e faremo il calcolo dei danni che credo saranno ingentissimi non solo per il calcio, ma per tutto il Paese. Anzi, il mondo. Guardiamo alle borse che sono crollate: siamo in guerra, mi rendo conto che è un’espressione forte, ma girando per strada ce ne rendiamo conto”.
A far emergere il pensiero di Lotito sulla situazione, il portavoce Diaconale: “Non sarà facile imbrogliarlo da parte di ministri demagoghi e dirigenti irresponsabili che non capiscono come fermare il campionato significherebbe far saltare tutti i diritti tv e condannare al fallimento gran parte delle società di calcio italiane. Claudio ha due posizioni, è anche consigliere federale. Siamo su due piani distinti. Io posso parlare ovviamente per la Salernitana e dobbiamo attenerci al volere del Governo”.
Stop di un mese, si prova a guardare la goccia d’acqua nel bicchiere quasi vuoto. Al rientro in campo la Salernitana potrebbe recuperare qualche infortunato: “In questo momento è l’ultimo dei problemi. Nessuno dei presidenti sta pensando a casa propria, ognuno bada al sistema in grave difficoltà. Sarebbe opportuno che tutti avessimo questo tipo di atteggiamento responsabile”.
Alternativa allo stop, le porte chiuse come a Perugia: “Atmosfera surreale, anche se non è colpa di nessuno e siamo tutti sulla stessa barca. Ma tengo a chiarire che in questo momento le urgenze del paese sono altre, riportiamo tutto anche nella giusta dimensione. Ho sentito Ventura per chiedergli come si sentisse. Mi ha detto che è in ripresa.
In relazione agli sviluppi delle prossime ore, ci sarà da organizzarsi anche a livello di lavoro sul campo. Stop anche agli allenamenti? Vedremo. La salute è un bene primario, a partire da quella degli atleti. Ma chi guida gli autobus continua a lavorare e noi continuiamo ad andare in giro per lavoro. Siamo tutti in una situazione particolare. C’è bisogno che ognuno pensi a cosa è bene per il sistema e non per se stessi. I sacrifici dobbiamo farli tutti”.
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