Intervistato da Il Mattino, l’ex tecnico della Salernitana Pasquale Marino è tornato a parlare dei granata. L’allenatore fu ingaggiato lo scorso anno dalla Bersagliera con l’obbiettivo di mantenere la serie cadetta ma, dopo aver centrato quattro vittorie ed un posto ai playout, l’originario di Marsala si è dovuto arrendere alla Sampdoria nello spareggio salvezza. Ex anche del Catania, Marino ha parlato della sfida di domenica, che vedrà scendere in campo il suo passato.
“Non sarò allo stadio e non guarderò la partita neanche in televisione. Soffrirei troppo. Il Catania è un pezzo di vita, mentre i mesi a Salerno hanno condensato emozioni e delusioni che di solito si vivono in un secolo di calcio – ha detto il classe 1962 -. Non so chi vincerà il campionato, ma essendo due delle cinque favorite, includendo Benevento, Crotone e Cosenza, giocheranno ad armi pari. La Salernitana ha trovato solidità di reparti e risultati: vincere aiuta a vincere. I siciliani, invece, dopo aver perso a Cosenza e pareggiato alcune partite, hanno centrato la vittoria nelle ultime due gare. Entrambe possono ambire alla promozione diretta al termine della stagione. La Serie B deve essere il regalo alle piazze che non c’entrano con la Lega Pro. Vale come riscatto dopo delusioni forti, per gli epiloghi non meritati. E’ ovvio che una delle due dovrà passare per i playoff, perché c’è solo un primo posto“.
L’allenatore ha poi continuato parlando, sempre in ottica playoff, dei tre gironi: “Il girone B ospita squadre di qualità, ma quello meridionale ti dà gli anticorpi. E’ come se fosse una B2 e alla lunga gli sforzi vengono premiati“.
Marino è poi tornato a parlare, con molto rammarico, della sua esperienza a Salerno: “La delusione non passa. Avevamo conquistato dodici punti in sei partite. Poi c’è stata l’attesa lunghissima, il dietrofront a poche ore dalla sfida con il Frosinone, la riprogrammazione delle gare. E’ successo tutto insieme, sembrava di essere in un film. Gli allenamenti senza una meta, senza conoscere il giorno di disputa del nuovo playout, le partite contro la Sampdoria, la notte buia nello stadio Arechi che ribolliva, le nostre recriminazioni in campo per alcuni episodi molto dubbi, la gara sospesa. C’è chi ricorda solo i playout. Eravamo, invece, sul punto di compiere l’impresa che avremmo meritato di portare a termine. Adesso Salerno e la Salernitana devono riprendersi al più presto ciò che meritano“.
Parlando della sua storia a Catania l’ex centrocampista ha poi detto: “Da calciatore patron Massimino mi portò in rosazzurro nel periodo della radiazione del club e dell’immediata risalita in C1. Fece una squadra fortissima. Avevo il numero 10, l’età iniziava ad avanzare, ma mi gestivo bene e nessuno se ne accorgeva, perché cercavo di sopperire con le qualità. Quando il fisico non ha retto più ho scelto il ruolo di allenatore. Da tecnico, a Catania, ho firmato la promozione dalla B alla A e c’è stata anche la salvezza“.
Marino ha poi continuato soffermandosi sul rapporto avuto con il patron della Salernitana Danilo Iervolino: “Sono stati mesi di lavoro intenso e abbiamo avuto poco tempo per frequentarci. Tra di noi, però, c’è stato un bel rapporto di stima professionale“.
Il tecnico, che guidava la formazione etnea nella stagione 2006/07, ha poi parlato dei tragici scontri avvenuti il giorno del derby contro il Palermo: “Nel mio cuore porto ancora sgomento e tristezza per la morte dell’ispettore capo Filippo Raciti. Avevamo già subìto due giornate di squalifica del campo per episodi legati al derby contro il Messina. Dopo i fatti luttuosi verificatisi in occasione di Catania-Palermo, giocammo sei partite in campo neutro e a porte chiuse, più due in campo neutro e a porte aperte, a Bologna. Sfidato il Milan, affrontammo il Chievo Verona in un vero e proprio spareggio che facemmo nostro“.
Sui possibili protagonisti del match, l’ex allenatore del Bari ha detto: “Il forfait di Cicerelli potrebbe portare un piccolo vantaggio ai granata. Si tratta di un giocatore bravo a saltare l’uomo e a fare gol. Un pedina importante per la Salernitana sarà sicuramente Golemic che, dopo un periodo di adattamento legato alla sua precedente inattività, è subito entrato in carburazione e si è confermato difensore esperto e leader. Sembra essere il Ferrari della scorsa annata, che avevo consigliato come elemento di congiunzione con la stagione sfortunata, perché, nonostante la retrocessione, si era distinto per doti tecniche e umane. Aveva giocato con la schiena a pezzi, aveva gestito la diffida per sei gare. Era anche un nostro goleador. I tre top player dei granata credo siano Inglese, che ha giocato categorie importanti ed ha una storia che parla da sola, Capomaggio, che ha realizzato un gol splendido a Monopoli e ha ottimi piedi uniti a grande fisicità, e Villa, che ha tante qualità, crossa e macina chilometri“.
Marino si è poi soffermato sul buon periodo della Bersagliera e sulla scelta di Raffaele di schierare un doppio centravanti: “Grande merito del cambio di rotta è del ds Faggiano, che ha allestito la squadra, e di Raffaele che la guida. Non era facile ottenere questi risultati con un gruppo stravolto. La Salernitana ha trovato spirito giusto e alchimia: ha margini di crescita enormi. Chi fa bene, poi, gioca sempre. Ferrari e Inglese fanno gol e giustamente vengono utilizzati insieme. Poi intorno si possono mettere tanti uomini, perché le soluzioni non mancano“.
Per concludere il siciliano è poi tornato a parlare della sfida tra i due club, iniziata questa estate durante il calciomercato: “Anche tra i direttori sportivi Faggiano e Pastore è stata una bella lotta a distanza l’estate scorsa. Hanno preso giocatori che erano obiettivi di entrambi e se li sono contesi. Inglese a Salerno, Casasola a Catania. Capomaggio era un giocatore ambito da tutte le squadre con obiettivi di vertice. Le schermaglie fanno parte del gioco e sono il sale del calcio“.