Non solo un’occhiata alle faccende di campo, dalla riunione con la direzione sportiva al Mary Rosy al successivo pranzo con i dirigenti che ha compreso anche Inzaghi, a pochi giorni dall’importantissimo match contro il Cagliari. Nella giornata salernitana di Danilo Iervolino ieri c’è stato anche un salto alla sede sociale, che per la parte amministrativa è stabilmente tornata negli uffici del varco 25 dello stadio Arechi, con l’obiettivo di fare il punto della situazione sui conti del club, come evidenzia l’odierna edizione del quotidiano Il Mattino.
La situazione
Entro fine mese il cda della Salernitana (oltre al patron, composto anche dall’ad Milan e dai consiglieri Mario Rosario Miele, Angelo Giovanni Ientile e Gianni Petrucci, ndr) dovrebbe approvare il progetto di bilancio al 30 giugno 2023 che, è bene ricordarlo, riguarderà la stagione scorsa, quella della salvezza conquistata con Sousa e De Sanctis. Seguirà poi l’assemblea per l’approvazione definitiva dopo un tempo tecnico che oscilla tra i quindici giorni e il mese in cui saranno fatte tutte le verifiche del caso: scenderà in campo Audirevi, società di revisione contabile a cui si affida la società granata, naturalmente con l’operato anche del collegio sindacale presieduto da Fernando Morante e composto da Daniela Gravino e Fausto D’Alessio (supplenti Andrea Canonico e Vincenzo Formicola). Insomma, il bilancio granata non sarà pubblico a strettissimo giro ma filtra già che le perdite potrebbero essere vicine ai 30 milioni, quasi il doppio rispetto al consuntivo dell’annata precedente (quello del miracolo con Nicola e Sabatini), che aveva fatto registrare il segno meno per 16,79 milioni. Mal comune, mezzo gaudio: i conti sono in rosso in tutto il calcio ed è stato quasi normale “adeguarsi” dopo un biennio dispendiosissimo. Impossibile, al netto del mondo calcio, entrare in un’azienda, investire per farla crescita e avere subito i bilanci col segno più: le perdite vanno messe inizialmente in conto e poi occorre lavorare sul medio periodo per riequilibrare tutto e raccogliere i frutti degli investimenti per far sì che siano tali e non delle mere spese. È esattamente l’obiettivo di Iervolino.
Percorso di sostenibilità
L’ex numero uno dell’Università Telematica Pegaso è stato molto chiaro otto giorni fa durante la conferenza stampa di presentazione di Filippo Inzaghi: “Qualche investimento l’abbiamo sbagliato, ad oggi dobbiamo anche riprendere in mano un discorso e dall’anno prossimo andare in sostenibilità economica. Il giorno in cui sarà così non si dovrà dire che il presidente deve spendere e gettare soldi dalla finestra. Non possiamo perdere 20-30 milioni all’anno. Li abbiamo persi per il terzo anno, dopodiché dovremo andare in equilibrio finanziario ma se montiamo polemiche scapperanno tutti. Abbiamo già investito circa 65 milioni (da gennaio 2022, ndr) e per mantenere questa rosa ce ne vorranno altri 20: il differenziale tra incassi e spese sarà di circa 20 milioni di fabbisogno, c’è un sacrificio economico della società. Nessuno ha investito come questa società qui a Salerno, siamo al terzo anno di fila in serie A e sono convinto che ci rimarremo”. Quasi non c’è bisogno di traduzione: finora è stato il presidente a metterci soldini di tasca sua e non può continuare a farlo all’infinito. Dai conti personali di Iervolino sono stati recuperati un po’ di milioncini per evitare di chiudere in negativo anche alla voce del patrimonio netto. Ma il capitale a disposizione della società è in continua erosione, viste le tantissime spese. Solo il monte ingaggi dovrebbe superare i 45 milioni compresi lordi e premi eventuali. È evidente che la Salernitana dovrà affidarsi anche ad altre fonti di approvvigionamento (tramite il sistema bancario è possibile ragionare sull’anticipo dei crediti futuri) ma si tratta di toppe che, seppur messe da tutto il calcio, non devono mai andare oltre una certa soglia. La proprietà lo sa ed è per questo che non da oggi ha iniziato a parlare di sostenibilità.
Il programma
Un avviso ai naviganti-tifosi. Entro il 2025 Iervolino gradirebbe raggiungere il pareggio di bilancio. Obiettivo raggiungibilissimo, a patto che la gestione segua un canovaccio virtuoso. Per la Salernitana non può non contemplare cessioni eccellenti per fare plusvalenze sane che possano consentire di diversificare l’ordinarietà dei ricavi composta prettamente da botteghini (9 milioni circa gli introiti stimati nella stagione 2022/23 in tal senso) e proventi da diritti televisivi (35 milioni circa) a cui aggiungere quelli delle sponsorizzazioni (si stima un “valore” dei marchi impressi sulla casacca da gioco di circa 2 milioni) grandi e piccole. Nella visione del presidente occorrerà valorizzare gli investimenti fatti per l’acquisto dei cartellini ed entrare in un percorso di autofinanziamento. Quel “non abbiamo venduto nessuno e investito per riscattare Pirola e Dia oltre che per prelevare altri calciatori” è stato sintomatico dello stato d’animo del massimo dirigente. A giugno – se non prima, in presenza di offerte succulente – Dia dovrebbe essere il primo sacrificabile; potrebbe seguire a ruota Lassana Coulibaly. Fa parte tutto del ricambio che una società medio-piccola come è la Salernitana (piaccia o no, è così e lo sarà per un po’ di tempo) è costretta ad operare per vivere bene. Lo fa da anni l’Empoli, lo fa il Sassuolo e, da più tempo, Udinese e Atalanta. Tutte società che hanno però investito molto anche sulle academy e sul settore giovanile. In questo la Salernitana è solo all’inizio, attende di poter fare la propria mossa con il centro sportivo e raccoglierà i frutti solo nel lungo periodo. Se il presidente, nel suo chiaro intendimento, ha detto di non voler più perdere 20-30 milioni l’anno, per il momento il pareggio di bilancio è avvicinabile solo vendendo.
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