Connect with us

News

L’ingresso di Guasone, immagine della disperazione

La Salernitana esce sconfitta da Castellammare di Stabia. Molte squadre durante questo campionato non hanno collezionato punti contro l’armata di Pagliuca, ma ciò non può essere un alibi per una compagine che dovrebbe dare l’anima su ogni campo per conquistare la salvezza.

Ieri l’atteggiamento della Bersagliera c’è stato, ma i soliti errori hanno costretto sempre a reagire dopo aver preso lo schiaffo. L’assenza di risultati e di cambiamenti anche tattici per cercarli sta provocando un momento di pieno caos, che a 6 partite dalla fine non può essere accettabile se ci si vuole giocare il tutto per tutto e centrare almeno i playout, a questo punto obiettivo da guardare anche con speranza, per come si stanno mettendo le cose.

L’immagine che più di tutte fa capire in che stato versa l’ippocampo è l’esordio di Juan Guasone (difensore argentino che non aveva ancora collezionato minuti dal suo arrivo al gennaio) al posto di Tongya come terminale offensivo. Tutti avranno reagito come Lochoshvili che, alla vista del posizionamento offensivo dell’argentino, ha richiamato nella sua zona naturale il difensore per poi capire che era decisione disperata di Roberto Breda. Il georgiano pensava di dover essere lui a giocare più avanzato, poi ha ricevuto la conferma dalla panchina che doveva essere Guasone a giocare centravanti. Una scelta figlia della statura del calciatore, messo lì per trovare spizzate su eventuali lanci lunghi. Una mossa infruttuosa che ai tifosi con i capelli bianchi ha ricordato quella di Oddo con Kristic nel finale di Piacenza-Salernitana del 1999.

I miracoli non esistono e Guasone non è diventato l’eroe del Menti, ma se pure avesse trovato il pareggio, non si potrebbe parlare del tanto vituperato “equilibrio”. La retorica delle finali è ormai un supplizio per chiunque si trovi ad ascoltare le parole dei tesserati granata. È ormai dalla scorsa stagione che ogni partita dovrebbe essere una finale per la Salernitana. Non si può rimproverare mancanza di impegno a buona parte della squadra, soprattutto ai tre centrali di difesa e al centrocampo che ieri sera hanno svolto il loro colpito con concentrazione, però si vince solo se segni un gol più dell’avversario.

Le finali sono chiamate così perché alla fine di una competizione, dove ora la Salernitana non è ancora arrivata. Deve arrivarci cercando di gestire il carico inevitabile di pressione di una compagine che ha dimostrato di avere paura di perdere in ogni stadio dove ha giocato, per poi reagire solo dopo aver preso il gol dello svantaggio.

In questo momento la confusione e il disorientamento sono evidenti, trasversali dall’ambiente alla società, passando per lo staff tecnico. Nessuno si aspettava di vivere una stagione del genere, anche a gennaio dopo il mercato. Il proprietario Iervolino non ha proseguito nel percorso di riavvicinamento al cavalluccio marino, potrebbe rivedersi contro il SudTirol: è dal punto di vista umano e non solamente economico (ci riferiamo al premio salvezza) che la società dovrebbe intervenire. Giocare in uno stadio come l’Arechi dovrebbe essere già di per sé una buona motivazione per mettere in ogni partita la giusta cattiveria. E poi un direttore sportivo che parla di classifica non terribile (senza penalizzazione del Cosenza i granata sarebbero all’ultimo posto) ed un allenatore che ormai pare aver perso il controllo della situazione.

Adesso ci sono tre partite decisive (ma basta parlare di finali) contro tre avversarie dirette per la salvezza. È una follia pensare di giocarsi la salvezza a Marassi contro una Sampdoria in corsa per la permanenza in Serie B, serve uno scatto come quello del Frosinone contro SudTirol, Cittadella, Cosenza, 9 punti senza se e senza ma. La salvezza o almeno la dignità passano per le prossime tre partite.

La tifoseria granata non merita una seconda retrocessione consecutiva. La categoria è sempre stata di passaggio per chi è cresciuto guardando le navi venire ed andare dal porto. L’importante è come ci si salva o si retrocede ed in questo momento la società non sta sicuramente facendo una bella figura. Ed infatti, per quanto ha speso, la seconda retrocessione consecutiva non la meriterebbe neppure Iervolino. Alla maggioranza dei precedenti presidenti è stata sempre contestata la mancanza di investimenti che in questo caso ci sono stati ed anche a livello importante, ma sono stati sbagliati. C’è da giocarsi il tutto per tutto, Salerno ha sempre dato il suo sostegno, ora si attendono scosse: la prima, dopo il derby perso che ha fatto cantare il Menti “tornerete in Serie C”, sarà un nuovo ribaltone in panchina. Basterà?

Dì la tua!

Pubblicando il commento, dichiario di aver letto accuratamente il regolamento e di accettarlo per intero, assumendomi la piena responsabilità di ciò che scrivo. Presto il mio consenso al trattamento dei dati personali, ai sensi del d.lgs. N. 196/2003. La mia identificazione, in caso di violazione delle regole e di eventuali responsabilità civili e penali, avverrà tramite indirizzo IP e non tramite nick o indirizzo email sottoscritto.

La tua opinione conta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.





Advertisement

Seguici su Facebook

Advertisement

Altre news in News