Questa sera, ospite del programma “Al bar dello sport” di Rtl 102.5 News, mister Davide Nicola è tornato a parlare dopo mesi di silenzio l’ex allenatore della Salernitana. Il tecnico piemontese ha parlato delle sue esperienze passate e delle sue ambizioni per il futuro, pur senza entrare nei dettagli del matrimonio finito con la società granata ormai quasi un anno fa.
“Non ho mai guidato una squadra che lotta per lo scudetto, anche se mi piacerebbe affrontare questa prova. Ci siamo però spesso ritrovati in situazioni difficili e abbiamo sempre raggiunto gli obiettivi prefissi. Chi si intende di calcio sa attribuire il peso giusto alle imprese che abbiamo portato a termine, come quelle di Salerno o Crotone. Per chi potrebbe subentrare a stagione in corso è fondamentale continuare a lavorare anche nei periodi di pausa. C’è un cambio di passo enorme per un allenatore che raccoglie una squadra a stagione iniziata, per essere efficace devi essere sempre attivo al 1000%. Con il mio staff seguiamo partite e allenamenti, lavorando tra di noi come se stessimo preparando una partita vera. Prendiamo una squadra a caso che ci stimola e immaginiamo di essere l’allenatore e lo staff”, ha detto Nicola prima di ricordare l’importanza che Franck Ribéry ha avuto nel corso della comune avventura in Campania: “Lui è un campione ed un uomo straordinario. Tutti i grandi campioni sono sempre d’esempio per il gruppo, hanno una fame costante che non li rende mai soddisfatti. È una cosa che va oltre il puro talento cristallino, questi giocatori aiutano a far crescere la squadra e sono una fonte preziosa per gli stessi allenatori. Credo che lo spessore umano è propedeutico nel nostro lavoro, ma anche negli altri in cui si punta ad un obbiettivo. Quando si lavora in gruppo è importante per mantenere un certo equilibrio nei rapporti. Gli uomini di valore sono sempre molto rilevanti. Nella mia carriera difficilmente ho incontrato grandi calciatori che non fossero anche persone con sani principi. E’ una cosa fondamentale per me”.
Il trainer ha poi parlato del fallimento, argomento molto caldo nel mondo sportivo degli ultimi anni, facendo una critica alla concezione che sia ha di quest’ultimo in Italia: “Chi fa questo mestiere sa cosa vuol dire fallire, sono più le volte che le cose vanno male piuttosto che il contrario. Oggi sappiamo capire che il fallimento non è una vergogna ma una necessità? Non so se abbiamo raggiunto questo livello di consapevolezza. Rimango colpito positivamente alla reazione del pubblico alle sconfitte negli altri paesi. Su questo aspetto dovremmo crescere tutti insieme. Il fallimento è solo uno step per raggiungere ciò che vuoi. Io in Nazionale per il dopo Mancini? Sono state solo suggestioni giornalistiche, è divertente vedere come si ripetano ad ogni cambio sulla panchina azzurra. Ho seguito l’esordio di Spalletti, faccio il tifo per lui perché lo ritengo un allenatore molto competente. In futuro vedremo, d’altronde ognuno ha il suo percorso”.
Molto attivo sui social media, Nicola ne ha evidenziato l’importanza nel calcio moderno e l’influenza che al giorno d’oggi hanno sui calciatori: “La comunicazione negli addetti ai lavori deve evolvere ed essere al passo con i tempi. Personalmente questo ambito mi stimola molto e cerco di sfruttarlo a mio favore. Per me non ha senso vedere qual’è stato il cambiamento dei calciatori rispetto a 20 o 30 anni fa, non aiuta in alcun modo. Il mio lavoro è anche capire chi ho davanti e come rapportarmi con lui in modo efficace. I giocatori di oggi sono tutti ragazzi nati tra gli anni 90 e i primi del 2000, sarebbe da stolti pretendere che abbiano la stessa mentalità dei loro coetanei di trent’anni fa”.
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