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La settimana boomerang: responsabilità e chiarezza per non affondare in Laguna

Che l’avventura in Serie A non fosse una passeggiata di salute era chiaro a tutti, perfino al più ottimista dei sostenitori granata. Che assumesse contorni a dir poco preoccupanti già a fine ottobre probabilmente neppure il più pessimista invece poteva immaginarlo. La Salernitana resta ultima in classifica, porta a casa zero punti dal doppio scontro diretto contro Spezia ed Empoli e proverà a rimanere aggrappata al carrozzone salvezza martedì a Venezia in un match che definire ultima spiaggia è finanche riduttivo. Il calendario prevedrà poi il derby col Napoli e la trasferta a Roma contro la Lazio. Un tour de force ravvicinato, peraltro con poche scelte a disposizione e l’infermeria piena.

Il boomerang

Obbligatorio però fare un passo indietro e tornare alla debacle interna con l’Empoli. Il sussulto d’orgoglio della ripresa non tragga ulteriormente in inganno. A gara già persa, la Salernitana ha messo in campo la forza della disperazione al cospetto di una squadra che, con i tre punti già in saccoccia, aveva inevitabilmente calato intensità e tensione. Chissà come la società definirà l’approccio al match dopo aver accusato Castori d’esser eccessivamente “remissivo“. Accuse che il campo ha smontato in novanta secondi. Perché la scossa mentale del cambio di guida tecnica in realtà s’è trasformata in un boomerang, in ulteriore paura e tensione sul groppone di una squadra già gravata da mille dubbi, fiaccata dalle assenze e privata anche del suo timoniere e scudo di San Severino Marche. Nelle difficoltà abnormi, tra i palesi ed evidenti limiti tecnici dell’organico, nonostante l’enorme ritardo accumulato nell’allestimento dell’organico, Castori era comunque riuscito a modellare una squadra degna di chiamarsi tale. Come sempre, nel calcio, paga l’allenatore per tutti. L’Arechi ha però replicato in maniera netta ed univoca individuando le responsabilità. Che non possono essere esclusivamente quello di Castori reo, quello sì, di aver avallato alcune scelte di mercato che finora il campo ha bocciato inesorabilmente.

A proposito di bocciature

La prima del Colantuono-bis è netta e perentoria. Quarantacinque minuti regalati all’avversario prima di capire ciò che Castori faticosamente era stato costretto ad assimilare: questa squadra non ha la capacità tecnica, atletica e finanche organica per reggere il 3-5-2 o 3-4-1-2 che dir sì voglia. Ed i social, nel recente passato mai teneri con il trainer marchigiano, già ne invocano il ritorno. Il bello e il brutto. L’allenatore romano (foto in alto con il club manager Alberto Bianchi durante il ritiro di Rivisondoli del 2018) può finire sulla graticola se anche a Venezia la squadra tornasse a casa senza punti. Tre, verrebbe da aggiungere. Con l’ombra di Castori, ancora contrattualizzato, sempre lì.

Ed ora quali prospettive?

Al di là dell’aspetto tecnico, i tifosi s’interrogano su quale sarà il destino della società. A tre settimane dalla deadline del 15 novembre, tutto giace avvolto in una fitta coltre di mistero. “Non ci sto. Basta così”, verrebbe da aggiungere chiosando il recente comunicato societario di benservito a Castori. Le comunicazioni ufficiali dei trustee latitano e chiariscono solo in parte cosa sta accadendo nelle segrete stanze dove si sta decidendo il futuro della Salernitana. Perché la preoccupazione, grossa, è per il futuro dell’Ippocampo. Non può e non deve spaventare un’eventuale, malaugurata, retrocessione bensì la progettualità futura e la discontinuità gestionale. Salerno attende risposte e chiarezza, non veline, silenzi e illusioni.

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