Gian Piero Ventura sta avendo ragione. “Dopo un primo mese di campionato, raccogliere 13 punti e averne fatti 7 nel turno infrasettimanale, peraltro vincendo tre partite consecutive in trasferta, penso possa andar bene”, ha detto il tecnico ieri sera nella sala stampa del Picchi di Livorno. Impossibile dire il contrario. Salernitana seconda, con ancora tanto da fare e necessariamente i piedi per terra da mantenere. Ricordarsi di quanto accaduto l’anno scorso con il terzo posto raggiunto da Colantuono, dev’essere importante per evitare facili entusiasmi. Tuttavia, una sostanziale differenza c’è: trecentosessantacinque giorni fa, la squadra granata giocava paradossalmente sempre peggio, vincendo partite rocambolescamente, mentre stavolta – dopo prestazioni oggettivamente brutte come quella di Trapani – sono arrivate risposte confortanti come il secondo tempo contro il Chievo o alcuni tratti del match di Livorno.
Gian Piero Ventura ha avuto ragione anche nella gestione della partita, smentendo anche chi – come lo scrivente – aveva giudicato il finale di partita di ieri come un’attesa guardinga del prezioso punto da portare a casa, più che voglia matta di vincerla a tutti i costi. Così non è stato. La razionalità dell’allenatore, che in due partite delicate – anche e soprattutto sotto il profilo fisico, per le date ravvicinate – ha optato per mantenere la struttura iniziale dell’undici fino alla fine, con pochissime sostituzioni. Una contro il Chievo, due (ma Kalombo è entrato a tempo scaduto) a Livorno. “Non devo fare cambi tanto per farli, il calcio non è Subbuteo, ‘metti e togli’. Bisogna gestire bene le forze e non sbagliare. Ricordiamo, poi, che noi siamo sempre gli stessi”, il commento dell’allenatore. Vero, in parte. Tra indisponibili vari, l’ex CT ha scelte risicatissime. Colpisce, però, come nel finale di Livorno, col punteggio ancora sul 2-2 e con i labronici ridotti in dieci, non ci sia stato spazio per “dieci minuti di fuoco” da parte di uno come Cerci. Alla luce del risultato finale, colpisce ancor più la lucidità – figlia della grande esperienza – dell’allenatore che ha avuto il coraggio di non affidarsi all’ex Toro.
Gian Piero Ventura ha avuto ragione in estate, sbattendo metaforicamente i pugni sul tavolo e chiedendo (per larghissimi tratti ottenendo, pure) determinati nomi, determinate caratteristiche, determinate partenze. Il repulisti rispetto al precedente e derelitto anno parte proprio dall’allenatore genovese, che fino a questo momento ha saputo plasmare una squadra vogliosa di imparare, crescere, apprendere, migliorare e… migliorarsi. Anche chi è fuori, o comunque momentaneamente indietro nelle gerarchie: basti pensare a uno come Djuric, che in estate non era incedibile e adesso si è ritagliato uno spazio importante, ritrovando anche autostima.
La Salernitana ha ruotato 17 calciatori in 6 partite. Assieme all’Entella, è la squadra che ne ha impiegati meno in Serie B fino a questo momento. Un dato significativo, ancor più se si considera che sono 15 quelli che hanno avuto l’opportunità di giocare almeno una volta dal primo minuto (dall’elenco iniziale vanno esclusi Cerci e Kalombo, sempre subentrati, nda). Un fattore che ha i suoi pro e contro. “Vorrei tanto recuperare quei sei o sette giocatori che sono indisponibili da inizio campionato”, ha chiaramente detto ieri Ventura. Dopo la sosta, infatti, la stanchezza potrebbe iniziare a farsi sentire, per chi tira la carretta dall’inizio. Il campionato è lungo e, se si vuol tenere ritmi e marce alte, c’è bisogno di più scelta. Pian Piano, il tecnico butterà dentro Cerci e Dziczek, valuterà i progressi di Pinto e Gondo ed aspetterà… buone nuove dall’infermeria. Frattanto, si gode i successi e l’affetto dei suoi giocatori. A Gian Piero Ventura, un inizio migliore non lo si poteva chiedere.
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