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#JeSuisRibèry: Salerno s’aggrappa al suo alieno. Ma limiti e problemi restano…

Se ci crede lui, dall’alto del suo immenso palmares e della sua strabiliante carriera, vogliate che non ci si creda noialtri? Sarebbe oltremodo offensivo ed oltraggioso nei confronti di un campione, un autentico alieno sbarcato sul pianeta Salerno per dare coraggio, orgoglio e speranza ad una squadra altrimenti già quasi spacciata. #JeSuisRibery: l’hashtag è d’obbligo dopo la sontuosa prestazione di FR7 che ha per l’ennesima volta preso per mano la Salernitana trascinandola ad una vittoria in extremis a Venezia. Tre punti di platino che tengono ancora accesa la speranza salvezza e danno dignità al prosieguo di stagione.

Si potrebbero sprecare mille e più aggettivi nei confronti del francese. Ne basta uno: campione. Autentico. Indiscusso ed indiscutibile. Immarcescibile ed intramontabile. La fascia di capitano ha ulteriormente responsabilizzato Ribery che, dall’alto dei suoi 38 anni, ha dimostrato di avere ancora stimoli e voglia di calarsi nella battaglia. Un esempio per tutta la squadra, capace per una volta di superare lo shock dello svantaggio e di sfruttare gli episodi favorevoli, uno su tutto il rosso allo svagato centrocampista lagunare Ampadu. Si può dissertare di tutto e di più: della reazione della squadra, delle scelte di Colantuono che dopo lo svantaggio ha saggiamente scelto di alzare il pressing, impedendo la prima costruzione degli uomini di Zanetti. Della corsa forsennata di Ranieri, della voglia di Zortea e dei lampi di Bonazzoli. Ma la differenza l’ha fatta quel signore lì, Monsieur Franck. Chapeau e merci, comunque vada.

Il bicchiere non può essere però mezzo pieno. Non del tutto, almeno. Tre punti in tre scontri diretti decisivi sono un bottino troppo magro per poter essere soddisfatti. I limiti della squadra restano, seppur per una sera camuffati dal gigante con il sette sulle spalle. Centrocampo con scarsa qualità, rosa poco profonda ed infermeria ancora troppo affollata. La classifica s’accorcia, per il funerale c’è tempo ma per poter sognare concretamente la salvezza serve il colpaccio contro una big. Il calendario propone Napoli e Lazio nel giro di otto giorni. Due gare dal pronostico all’apparenza scontato. Ma nel calcio, come nella vita, chi non ci prova ha già perso in partenza.

Detto del lato tecnico, conferirebbe senza dubbio alcuno maggiore serenità all’ambiente e di riflesso alla squadra una schiarita decisiva sul fronte societario. Tra il silenzio dei trustee e della dirigenza, la deadline del 15 novembre si avvicina, ironia della sorte proprio pochi giorni dopo la sfida alla Lazio di Lotito.

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