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Infortuni, contratti e protocollo, il punto di Calcagno (AIC): “Lavoriamo tutti i giorni per terminare i campionati”

In Germania il campionato è ripartito, a porte chiuse e con tantissime precauzioni. Tre giornate già disputate e un dato rilevante che deve far riflettere: il numero degli infortuni è cresciuto di oltre il 250%. Poca preparazione e subito troppe partite, anche l’Italia rischia di ritrovarsi nella stessa situazione tra un mese. L’allarme lo dà Umberto Calcagno, vicepresidente dell’AIC: “Gli allenamenti si intensificano ma il numero degli infortuni non è al di sopra del normale rispetto all’inizio dei ritiri – l’esordio del numero due dell’AssoCalciatori a Radio Kiss Kiss – Comprimere così tanto, tuttavia, questo finale di stagione in un periodo dell’anno dove non si è abituati a giocare e con temperature di un certo tipo, potrà creare qualche problema in più. Ma non dubito che gli staff dei preparatori atletici e degli allenatori, come abbiamo visto in questo periodo di lockdown, abbiano mezzi e organizzazioni sbalorditivi. Con i mezzi di indagine e di preparazione, gran parte dei problemi sono certo che verranno gestiti al meglio. Il dato in Germania è importante, ma ce lo siamo sempre detti: la ripresa non deve essere troppo stressante nel chiedere agli atleti sacrifici, impegno ed un rischio diverso rispetto al solito”.

Poi l’interesse di Calcagno è scivolato sulla questione contratti e protocollo: “Abbiamo affrontato la questione con Federazione e Lega. Le comunicazioni della Fifa sono chiare: noi e le società abbiamo ben presente che, indipendentemente dal fatto che la stagione andrà avanti, nessuno potrà poi decidere qualcosa sui contratti dei singoli e dunque incidere su un rapporto di lavoro privatistico rispetto ad una situazione di eccezionalità come questa. Le parti dovranno ricontrattare, gli accordi saranno a due o a tre e penso a chi è a scadenza di contratto, chi è in prestito, chi in scadenza ha già firmato al primo di luglio con un’altra società. Non ci sono altre vie di uscite tecniche sotto questo punto di vista. Protocollo? Resta la questione del primo contagiato. Ci stiamo ragionando da un mese. Oggi tutta la squadra dovrebbe andare in ritiro per due settimane, una situazione che aveva creato difficoltà oggettive a livello organizzativo a più della metà delle società di Serie A, che non hanno strutture di proprietà. Dobbiamo auspicare che dal 3 di giugno ci siano norme migliori per il nostro sport ma anche e soprattutto per la convivenza e la vita di tutti i giorni: stiamo scommettendo tutti che la curva epidemiologica migliori e sono convinto che i protocolli potranno essere così più leggeri, che non vuol dire meno responsabili, e che permettano anche di riprendere la normale attività agonistica alla Serie B, alla Lega Pro e alla Serie A di calcio femminile”.

Se il campionato non dovesse terminare, il piano B prevede subito playoff e playout: “La volontà è molto chiara: i calciatori vogliono concludere il campionato giocando tutte le partite. Poi, la versione più corta è un’alternativa se dovesse succedere qualcosa che non possiamo prevedere. Ma stiamo lavorando ventiquattro ore al giorno e sette giorni su sette per poter completare i campionati. Mi auguro che la classifica si possa stabilire sul campo e che il merito sportivo possa prevalere su tutto“.

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