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Il talento Pirri: “Vedere la curva dell’Arechi fu uno shock, quella volta al circo…”

Nell’appuntamento di ieri in diretta su Instagram è stato nostro ospite Alessio Pirri. L’ex fantasista di Cremona era un giovane quasi esordiente quando arrivò alla Salernitana nel 1995, ma grazie alle sue doti tecniche e alla sua abilità nei calci di punizione riuscì ad ambientarsi anche davanti all’esigente pubblico salernitano, segnando 9 reti in 79 presenze con la maglia granata. “Ero molto giovane – racconta Pirri – Avevo 19 anni quindi era l’anno del militare, la Juventus mi acquistò dalla Cremonese e mi mandò alla Salernitana perché ero stato assegnato a una caserma di Napoli. Trovare quel muro di persone in curva fu quasi uno shock perché non ero abituato a vedere palcoscenici così in Serie B, li avevo visti solo in televisione. Ogni settimana facevano una coreografia diversa, cantavano da prima che arrivassimo fino a dopo che uscivamo dal campo. Ho bei ricordi come tutti quelli che sono stati a Salerno in quegli anni“.

Fu aiutato anche dallo spogliatoio che lo ha subito messo a proprio agio: “Trovai uno spogliatoio fantastico, un gruppo straordinario formato dalla vecchia guardia a cui si unirono un paio di innesti giovani insieme a me. Per me è stato bellissimo perché a noi ragazzi nuovi ci invitavano a cena per stare insieme e farci ambientare, soprattutto me dato che venivo da lontano“. In particolare si formò un legame strettissimo con Mark Iuliano:Il primo giorno che arrivai a Salerno entrai nello spogliatoio da solo mentre la squadra era già in campo. Ero appena arrivato direttamente dall’aeroporto e la mia roba non c’era ancora, affianco a me c’era Mark Iuliano che mi prestò tutto. Sono legatissimo a lui, per me è come un fratello, da quel giorno non ci siamo più staccati, ci vediamo sempre e ci sentiamo ogni giorno, sono felicissimo per la carriera che ha avuto“.

Altro giocatore con cui c’è stata subito intesa soprattutto fuori dal campo era Claudio Grimaudo:Era il positivo del gruppo, faceva scherzi ogni giorno e io ero un buon partner perché anche a me piaceva scherzare. Un giorno organizzammo una visita di tutta la squadra al circo. Io e Claudio chiedemmo alla società se potevamo fare un po’ di ritardo con una scusa, in modo da poter entrare prima lì e travestirci da clown. Ricordo mister Colomba che non si spiegava la nostra assenza mentre noi eravamo già lì con la parrucca, il trucco e il naso finto che ci divertivamo con i bambini“.

E la stagione andò bene, ma l’obiettivo della promozione in Serie A sfumò all’ultima giornata: “Il primo anno credo facemmo un campionato straordinario. C’è stato qualche episodio sfortunato, ma quando arrivi a un punto dalla Serie A non hai niente da recriminarti. Purtroppo perdemmo incredibilmente quella partita con il Cesena, dove sbagliai anche un rigore. Comunque facemmo una bella serie di vittorie, vincemmo tante partite fuori casa e facevamo anche un bel calcio. Scelsi la maglia numero 20 e da quel giorno mi porta fortuna, quando sento quel numero a cui tengo molto penso sempre alla Salernitana“.

La stagione successiva invece non fu altrettanto positiva, quindi i percorsi dell’ex trequartista e della Salernitana si separarono e Pirri ritrovò i due allenatori che aveva avuto in granata: “Il secondo anno fu difficilissimo, molto turbolento, dopo due quinti posti consecutivi la società fece l’errore di dichiarare ad agosto di voler vincere a tutti i costi e creare così troppa aspettativa. Poi arrivarono un paio di calciatori stranieri a sostituire giocatori che erano lì da vari anni, come Iuliano che era il miglior difensore della Serie B. Così quando le cose iniziarono con un paio di risultati negativi i tifosi subito iniziarono a storcere il naso e anche a criticare gli acquisti per cui fu difficile ambientarsi. Quell’anno mi ha scottato un po’, ebbi anche l’infortunio, fu un anno che non ricordo volentieri e volevo provare una nuova esperienza, poi era anche arrivato Delio rossi e decisi di andare via. Cambiai tre volte squadra l’anno che lasciai Salerno perché mi volle Colomba alla Reggina ma avemmo problemi tattici, allora mi chiamò Varrella alla Reggiana e lì nel finale di stagione feci bene“.

Nelle traiettorie disegnate dal mancino di Alessio Pirri c’è tutto il fascino delle promesse non mantenute. Il classe ’76 era della stessa leva di gente come Totti, Del Piero e Morfeo, con cui ha condiviso le esperienze nelle nazionali giovanili: “Io ho cercato sempre di dare il massimo, ma un po’ non tutti gli allenatori mi hanno valorizzato, un po’ la mia testa troppo leggera. Però dato che quasi tutti usavano il 4-4-2 era difficile trovarmi una collocazione tattica. Ad esempio ricordo quando accettai di andare al Genoa perché c’era Pillon che usava il trequartista, ma nello stesso giorno in cui fui acquistato fu esonerato Pillon. È anche questione di fortuna. Arrivò Cagni che non aveva mai giocato con il trequartista e dopo anche Delio Rossi che già a Salerno non mi vedeva. L’unico trequartista di quel periodo e della classe ’76 che si adattò a fare l’attaccante fu Totti. Incredibile che anche uno come Baggio aveva difficoltà in quel periodo“.

Considerando questo e ricordando ciò che gli ha dato la Salernitana, un po’ rimpiange di non essere rimasto nella squadra che poi conquistò la Serie A: “Ricordo Salerno con molto affetto, faccio fatica a ricordare un pubblico così straordinario per cui quando ci tornavo da avversario rimpiangevo l’esperienza alla Salernitana. Forse avrei preferito rimanere a giocarmi le mie carte, ma la squadra con Delio Rossi andava forte e non credo che avrei trovato spazio. Lui mi provò come esterno sinistro qualche volta, ma non sono mai stato un giocatore di corsa e da quella parte c’era Di Vaio. Magari avrei preferito che Delio Rossi non fosse venuto a Genova dopo che mi trasferii lì”.

Tra i ricordi più particolari ci sono la sfida strappata all’Ancona e la doppietta al Brescia, ma niente batte l’esordio con la Cremonese: “Ricordo la partita con l’Ancona, eravamo rimasti in dieci e loro sbagliarono due rigori, poi nel finale ci fu una punizione dal limite e io feci gol, fu una gioia bellissima. Il 5-0 al Brescia in cui feci una doppietta davanti ai miei genitori in tribuna è stato molto bello, ma ricordo varie partite belle di quell’anno che andò molto bene. Una cosa che ricorderò per tutta la vita è quando ho esordito con la Cremonese a Firenze. Quando Simoni mi chiamò dalla panchina per me si è fermato il mondo. Per un ragazzo di Cremona esordire con la maglia della propria città è troppo bello. Poi non ho vinto nulla quindi direi che questo è il ricordo più bello. Se fu difficile giocare a Cremona? Giocare nella propria città è sempre difficile per tutti, ti vedono con occhi diversi fin da quando inizi a formarti e sei sottoposto a critiche eccessive“.

Adesso l’ex giocatore ha completamente abbandonato il mondo del calcio, vivendolo solo da tifoso: “Ora ho un’azienda con mio fratello, ci occupiamo di manutenzioni meccaniche per le acciaierie, non faccio più nulla nel mondo del calcio, sono solo tifoso della Cremonese e della Juventus. Guardo sempre le mie ex squadre cosa fanno, ora non ricordo precisamente la situazione della Salernitana perché sono tre mesi che non parlo di calcio, ma ricordo che era in zona alta di classifica, quindi speriamo bene. Secondo me però il campionato non ripartirà, credo che il Governo stia aspettando il 4 maggio per prendere una decisione, bisognerà capire come gestire gli assembramenti nello spogliatoio. Quest’anno mi sarei augurato di vedere Salernitana e Cremonese salire insieme in Serie A. Magari succederà l’anno prossimo se questo non si concluderà“.

 

 

 

 

 

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