Paulo Sousa e i giovani, un rapporto autentico. Proprio la parola “autenticità” è stata al centro dell’intervento tenuto oggi dall’allenatore della Salernitana nell’ambito del Premio Fabula, l’evento di letteratura per ragazzi che ogni anno si tiene a Bellizzi. Tantissimi i giovani che hanno partecipato e rivolto domande al tecnico, il cui pomeriggio si è aperto con la lettura della bella fiaba sulla rivalità (che non ha ragione di esistere tra Salerno e Napoli (clicca qui per l’articolo e il video).
“La mia maestra elementare, Rosa, è stato il mio primo riferimento per la dedizione che aveva nel cercare di migliorarmi e capire il mio potenziale. Mi ha educato tantissimo sulla disciplina e nella perseveranza di fare le cose per crescere ogni giorno. Possiamo farlo con attenzione e presenza mentale per un miglioramento continuo affinché si realizzino i nostri desideri. Possiamo realizzare qualsiasi sogno ma sognare non basta, dobbiamo lavorarci assieme anche ai nostri genitori e a chi nel nostro quotidiano ci aiuta ad avere la strada giusta. I miei genitori uscivano presto da casa per lavorare e li vedevo solo a cena. Avevo poco tempo per stare con loro e la maestra è stata il mio supereroe in quel momento, quando avevo 6-7 anni”, ha raccontato il tecnico portoghese ripercorrendo la sua infanzia.
“Il mio rapporto con i giovani? Li vedo sempre come la maggiore opportunità che la vita terrena dà per migliorarsi. I giovani mi danno tanta energia, i più piccoli hanno autenticità in tutto e non fanno nulla di programmato. Mi piace l’apertura, la naturalezza, la poca ipocrisia. I giovani mi danno più di quello che io sono capace di restituire. Credo nelle nuove generazioni. – ha aggiunto Paulo Sousa – Non so se i giovani conoscono l’importanza della moltiplicazione dei valori e dei sentimenti: se prendete due amici e gli trasferite dei valori in cui credete si può crescere perchè potranno dirlo ad altri due e ad altri due ancora. Questo scatena una moltiplicazione di persone che vogliono fare del bene agli altri: io a mio modo cerco di passare questo messaggio tramite il calcio e i giovani. Dobbiamo coabitare in un mondo competitivo e nello stesso tempo di amore verso il prossimo con tanto rispetto reciproco”.
Il tecnico della Salernitana è molto amato dalla piazza. “Il mio rapporto con Salerno è di ammirazione, rispetto, soprattutto nel calcio è una città che ha fame di trasmettere la passione che ha e farò di tutto per poter dare soddisfazioni ai tifosi che mi hanno accolto con amore e stima. tutto quello che faccio è per ripagare al massimo il loro affetto per la passione che ho per questo sport e per le persone. Vedo molte similitudini con i portoghesi, il calore delle persone e questa voglia di vivere il calcio con tante emozioni e anche la vita. Siamo caldi, passionali ma anche con molta voglia di vivere. Mi sono sentito a casa in Italia”, ha detto ancora il trainer prima di chiudere sul tema dei supereroi: “Esistono. Quando si parla di trasmettere dei valori non ho mai avuto un momento nella mia vita in cui abbia fatto qualcosa da supereroe. Mi sono sentito sempre un ragazzo normale che cerca di vivere con gli altri per condividere il meglio di me stesso. Sono sempre stato timido e chiuso. questa capacità di osservare gli altri mi ha arricchito tantissimo e mi ha fatto scoprire meglio me stesso. Ho vinto tanto come calciatore e come allenatore però non mi sono mai sentito più grande degli altri ma solo una persona con voglia di continuare a crescere”.
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