Forse lo sapeva, forse no. Il motore di Franck Ribéry ha camminato tantissimo, offrendo grandi giocate e soprattutto sogni ai tifosi della Salernitana. Non ripartirà più, almeno sulla strada dei calciatori professionisti, ma potrebbe mantenere il cavalluccio marino cucito sul petto. Si ferma a 52465 minuti giocati, 726 partite, 169 gol, 20 stagioni e tante invenzioni strappa-applausi.
La scelta
Appenderà gli scarpini al chiodo e rescinderà il contratto che lo lega alla Salernitana fino a giugno per poi siglarne un altro, tuffandosi in una nuova avventura da collaboratore tecnico di Davide Nicola. Ne dà notizia il quotidiano Il Mattino oggi in edicola, che anticipa la decisione del francese, fermo ormai dal 14 agosto per il problema al ginocchio che – alle soglie dei 40 anni e dopo numerosi consulti medici in giro per l’Europa – non gli consente di continuare a forzare. Franck dice basta nonostante un ritiro precampionato fatto con tanta voglia in Austria, come un ragazzino, gestendosi quando necessario ma con l’idea di poter dire ancora la sua. Poi, la brusca frenata e l’età che avanza, il tono muscolare difficile da riprendere dopo il lungo stop, i rischi connessi all’intervento di pulizia, più che altro per il prosieguo. Ci ha pensato su a lungo, sempre con la Salernitana al suo fianco, che non ha mai forzato alcunché, aspettando i tempi dell’ex Bayern Monaco. Che da qualche giorno sembrerebbe aver rotto gli indugi. “Quando sarà, parlerà Franck. Sarà lui a illustrare il suo futuro”, le frasi copiancollate dei rappresentanti della società che, a vario titolo, sono stati sollecitati sulla questione nelle ultime settimane. Frasi diplomatiche e di grande rispetto per il campione che arriva al momento dell’addio e che, per certi versi, lasciavano presagire un finale così.
Le noie
Disinserzione del menisco, cartilagine consumata e consapevolezza di non poter essere quel che avrebbe voluto ancora, fin dal suo arrivo a Salerno. “Io vivo per il calcio, se fosse stato per i soldi non sarei stato qui. Non gioco per me, ma per i tifosi. Sono un passionale, per questo ho scelto la Salernitana, dove mi sono sentito subito a casa: sembra di essere qui già da due o tre anni”, disse nel giorno della sua presentazione (clicca qui per leggere l’articolo): 6 settembre 2021, data che catapultò il cavalluccio marino in un nuovo orizzonte anche di appeal internazionale. La squadra all’epoca allenata da Castori, prima sconosciuta ai più all’estero, è diventata “la squadra di Ribéry”. E lui, generoso, è diventato salernitano, subito. Vedi la scenetta della bici “soffiata” a un ragazzino per festeggiare la salvezza in giro per la città.
“Frero” resta nello staff?
Ci ha pensato un paio di mesi, poi ha deciso di dire basta per continuare a respirare aria di campo, paradossalmente. La Salernitana gli ha prospettato tutte le possibilità per non perderlo anche a livello di gruppo, perché sa che Ribéry può essere valore aggiunto ed il fantasista transalpino concorda. Non vuole staccarsi dal mondo del calcio. “Ne sono innamorato fin da piccolo, dormivo col pallone sotto le lenzuola“, ha spesso ricordato. Farà parte dello staff di Nicola, probabilmente. Il futuro da dirigente, brand ambassador come pure aveva pensato la proprietà Iervolino, può attendere. L’anno scorso, in qualche modo, aveva spoilerato le sue intenzioni in un’intervista a Sky: “Per me è importante essere felice al mattino per andare a fare allenamento. Prima o poi mi piacerebbe anche fare l’allenatore. Tra i modelli avrei Ancelotti, come persona e nel modo di lavorare. Mi piace anche Heynckes: abbiamo vinto tutto con lui al Bayern. Nicola? Mi è piaciuto il suo discorso prima della partita col Milan nello spogliatoio: se hai passione e cuore, parole come le sue ti toccano. Ha parlato a noi giocatori come fossimo una famiglia e il messaggio è arrivato, ci ha dato adrenalina, forza, motivazioni”. Un po’ come piace fare a FR7, che chiuderà con la Salernitana dopo 25 presenze ufficiali e il cruccio di non aver segnato alcun gol. Assist sì, legni pure, poi quel rosso da panchinaro contro il Cagliari e il palo… in auto a Paestum. Solo un inciampo per il calciatore-idolo, il più grande ad aver vestito la casacca granata in 103 anni di storia.
Il palmarés
Ha vinto un Mondiale per club, una Champions League, una Supercoppa Europea, nove volte la Bundesliga, sei volte la Coppa e quattro la Supercoppa di Germania, una coppa di Lega tedesca, una Coppa di Turchia. E si è salvato in A con la Salernitana. “Sarebbe come vincere un trofeo”, diceva quando tutti bollavano l’impresa come impossibile. Ce l’ha fatta anche lui, con l’intramontabile 7 sulle spalle. Adesso dice basta e lo fa a stagione in corso, forse non come avrebbe voluto, ma consapevole di aver avuto tutto dal calcio, dal Boulogne a Salerno, passando per Brest, Metz, Galatasaray, Olympique Marsiglia, Bayern Monaco, Fiorentina e naturalmente la Nazionale transalpina che si è fermata solo davanti all’Italia ai Mondiali 2006. In azzurro c’era Simone Barone, attuale collaboratore tecnico di Nicola. Presto potrebbero diventare colleghi. Non è escluso pure che l’Arechi possa ospitare una partita di addio al calcio di Ribéry, adesso. Facile ipotizzare che ce ne sarà più di una, perché per lui l’Allianz Arena è l’Allianz Arena e Monaco di Baviera è Monaco di Baviera. Gli occorrerà un po’ di tempo per metabolizzare, ma ad ogni appassionato di calcio, di qualunque fede, basteranno pochi secondi per dirgli “grazie“.
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