Roberto Breda, tecnico della Salernitana, ha incontrato questa mattina circa 500 studenti nella Sala Truffaut della Cittadella del Cinema di Giffoni Valle Piana, in occasione del “Giffoni in a Day”. L’allenatore granata ha raccontato il suo percorso nel mondo del calcio, dagli inizi da giocatore fino all’esperienza da allenatore, soffermandosi su quanto lo sport possa essere una vera e propria scuola di vita. Tra storie personali e riflessioni, Breda ha parlato della forza di volontà necessaria per affrontare le difficoltà, del valore delle sconfitte e dell’importanza di allenare prima la testa e poi le gambe. Spazio anche al presente, con un focus sulla Salernitana, la recente vittoria contro il Modena e l’imminente sfida di sabato contro il Bari.
Dall’esordio in Serie A da calciatore alla sfida da allenatore contro il Bari: “Dobbiamo fare il massimo per vincere. Sconfitte importanti quanto le vittorie”
“A 15 anni ho avuto una grandissima fortuna. Ero bravo e, da un paesino in provincia di Treviso vicino a Venezia, la Sampdoria mi ha acquistato. E non era la Sampdoria di oggi, ma quella che giocava in Serie A e che aveva da poco vinto lo scudetto. C’erano Vialli, Mancini, era una delle squadre più forti. Questo mi ha permesso di girare l’Italia, vedere posti nuovi, conoscere culture diverse”. ha raccontato Breda. L’esperienza a Genova è stata cruciale per la sua crescita: “Sono andato via di casa a 15 anni, in una città nuova, con ragazzi che arrivavano da tutta Italia. Mio padre sapeva che la mia passione era il calcio, ma mi ha sempre detto: ‘Prima vai a scuola e allena la testa, poi vai all’allenamento’. Quando i miei genitori venivano a trovarmi, prima parlavano con i professori e poi con me. Questo per dire che allenare la testa significa diventare anche giocatori più bravi”.
Dopo l’esordio in Serie A, l’esperienza al Messina in Serie B e la convocazione nell’Under 21 italiana: “L’inizio è difficile, ma piano piano riesco ad arrivare anche in Nazionale U21. Poi ho fatto delle scelte diverse, tra Serie A e B, con momenti in cui sembrava tutto facile e altri molto complicati. Quando sono arrivato a Salerno a 23 anni, nel 1993, è iniziato uno dei momenti più belli della mia carriera: abbiamo vinto due campionati e giocato un calcio splendido. Quella è stata sicuramente l’esperienza più gratificante per me. Ma in generale, ho vissuto tutto con entusiasmo, perché il mio sogno era diventare calciatore, e ce l’ho fatto”.
Sul suo presente da allenatore, invece, ha raccontato: “Fare l’allenatore vuol dire provare a dare una mano ad un ragazzo a divrentare calciatore e creargli l’ambiente adatto per farlo diventare più bravo. Ti senti responsabile per questo, ed è una cosa bellissima perché puoi aiutare un ragazzo a realizzare il suo sogno. Creare un ambiente in cui tutti cercano di migliorarsi e di seguire le tue idee è bellissimo. Spero di fare questo lavoro il più a lungo possibile”.
Breda ha poi parlato della Salernitana e della mentalità che vuole trasmettere ai suoi giocatori in vista della partita contro il Bari: “Ai miei giocatori cerco sempre di mettere una nuova sfida in testa. Io sono arrivato a Salerno da poco, ma quest’anno la Salernitana ha sempre fatto fatica fuori casa. Invece, ciò che conta è la voglia di andare a misurarsi in campi belli (perché noi andiamo a Bari, che è un campo bellissimo, è gigantesco, contro una squadra forte) e di provare a fare il massimo. Un po’ mi arrabbio quando sento dire ‘bisogna vincere a tutti i costi’, perché è poco rispettoso non tanto nei miei confronti, ma nei confronti dell’avversario. Per questo dico sempre ai miei ragazzi: ‘Dobbiamo fare il massimo per vincere e non lasciare nulla al caso’, poi però ci sono mille situazioni, un episodio a favore o contro che può cambiare il risultato. In questa settimana il messaggio è quindi: ‘Dobbiamo fare di tutto, sia durante la settimana che durante la partita, per vincere, perché sarebbe un grande passo in avanti dopo la vittoria contro il Modena'”.
Sulla recente vittoria ha spiegato: “La vittoria ti dà autostima, convinzione, ti fa capire che quello che fai è giusto. Bisogna saperla apprezzare, ma senza viverne di rendita. La vittoria deve essere uno stimolo: dire ‘ok, questo va bene, siamo più forti, siamo più uniti’. È l’altra faccia della medaglia rispetto alla sconfitta, ma insegna altrettanto”.
Breda ha poi voluto lanciare un messaggio ai ragazzi presenti: “Non bisogna mai accontentarsi di sé stessi, bisogna fare le cose con la voglia di divertirsi. Devi avere la voglia di migliorarti, di diventare sempre più bravo, e questo è un percorso che tutti dobbiamo portare avanti, a prescindere dallo sport o dal settore. Lo sport ci insegna a non subire le difficoltà, ma a reagire in modo diverso. Anche ad andare d’accordo con chi ci sta antipatico. Quante volte abbiamo un compagno di squadra che reputiamo antipatico? Ma se in una squadra i giocatori non vanno d’accordo, si perde. Lo sport ti mette continuamente alla prova, ti spinge a trovare soluzioni e a fare riflessioni che, senza quelle difficoltà, forse non avremmo mai fatto”.
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A cura di Gianluca Comentale
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