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Dieci anni senza la firma di Gigi Amaturo, il ricordo del figlio Matteo

di Matteo Amaturo

Tutti ti conoscevano come G.A., Giam, Gigi Amaturo. Il Corriere dello Sport per due anni, La Gazzetta dello Sport per 43 e quindi Il Mattino, Il Roma, il Guerin Sportivo e tante altre testate più o meno note hanno ospitato i tuoi “pezzi”. Poi arrivò la Televisione ed anche lì, col tuo fare istrionico, cominciasti a distinguerti: Telesalerno, Telecolore, Canale 21, Telesorrento, Lira TV e qualche sortita a Rai 3. Eri questo. Ma io, caro papà avevo cominciato a capire già da prima con chi avevo a che fare. Fuori, il professionista impeccabile che scriveva e diceva la sua. Dentro, un uomo buono che ha trasmesso in me la voglia di vivere, di affrontare anche le avversità sempre col sorriso tra le labbra. Amico di tutti. Una parola buona ed una battuta sagace sempre. Sono stato fortunato. Migliore cosa non poteva capitarmi.

Orgoglioso di essere figlio di un uomo “e copp’ ‘e Chioppe” e di una donna del Porto. Ti ho sentito ricordare le gesta di Buzzegoli, di Totonno Valese, di Gipo Viani e del tuo grande amico Vincenzo Margiotta. Ho ritrovato foto di me bambino con Lino Schiavone, Don Alfonso Carella, Onorato Volzone, Gino Palumbo, Gualtiero Zanetti, Ninuccio Petrone, Franco Mentana, Gianni Brera e tanti altri: calciatori famosi ed altri personaggi di cui non conosco il nome. Ti ho visto piangere quando Don Peppino Soglia riportò la tua Salernitana in serie B. Mi dicesti “finalmente scriverò del calcio che conta nella mia città, non solo quando faccio l’inviato”. Hai pianto quando retrocedemmo in quella maniera “brutta” dalla A. Ti ho visto sorridere quando una mattina, affacciandoti al balcone di casa, leggesti sul muro “Amaturo for President” dedicatoti dalla GSF.

Hai dedicato la tua vita “calcistica” a due grandi amori: la Salernitana e l’Inter, o come la chiamavi tu, l’Ambrosiana di Peppino Meazza. Eri schivo solo quando ti facevano dei complimenti, altrimenti tiravi fuori il tuo “conoscere” e battevi forte sui tasti della tua Olivetti Lettera 32. Sornione dicevi che mi avevi distolto dalla “carriera di calciatore” perché… “nun era cosa”. Però sorridevi quando ti dicevano che tuo figlio, come te, aveva messo da parte la laurea, per fare l’attore di teatro: “Qualche volta ti vengo a vedere ma non ne capisco”. Eh già, non ne capivi. I tuoi 84 anni sono volati tra le partite di calcio simulate con i tappi della Spuma imitando Niccolò Carosio e l’ultimo “pezzo” che ad un certo punto diceva: “Visto il calcio di oggi, chissà se ho fatto bene il mio mestiere”. Oggi a dieci anni dal tuo “aver appeso la tua macchina da scrivere al chiodo” voglio ricordarti così con le parole di Gianni Mura: ”Per me Salerno è soprattutto Gigi Amaturo. Per anni, da ragazzo di bottega, ho passato i suoi pezzi alla Gazzetta dello Sport. Competente, con una prosa largamente al di sopra della media per i corrispondenti. Tanto è vero che veniva inviato in Regione e fuori per i big match di un calcio non minore. Rese coriandoli non so quante volte il sogno di altri: rifiutò l’assunzione a Milano”. Firmato non Matteo “quello che fa l’attore” ma… “o’figlio e’ Gigino Amaturo”.

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