Boulaye Dia ieri mattina si è sottoposto ad accertamenti diagnostici per valutare i progressi nel percorso di guarigione dall’infortunio muscolare rimediato un mesetto fa contro il Milan che hanno dato esiti confortanti: un paio di settimane e potrà essere, salvo sorprese, nuovamente (e gradualmente) disponibile. Ma con quale casacca addosso giocherà da quando chiuderanno le liste trasferimenti? Il mercato chiude l’1 febbraio, la prima partita “utile” per averlo senza noie fisiche è Torino-Salernitana.
Una chiacchierata necessaria
C’è un fatto: se il cavalluccio non vende Dia – a causa delle note problematiche di indice di liquidità – non avrà la possibilità di reinvestire parte del ricavato su altri profili e resterà così com’è nel reparto avanzato, al massimo riprendendo Bonazzoli dal Verona al posto di Botheim (che va sempre fatto uscire e non è semplice, non ha mercato). Per la gara dell’Olimpico-Grande Torino il senegalese sarà ancora col cavalluccio sul petto? Al momento è impossibile dirlo ma una cosa è certa: se continueranno a non arrivare offerte giudicate congrue dalla società, che pure ha abbassato di molto le sue pretese rispetto all’estate (dai 25 milioni di clausola a luglio ai 21 in scadenza stasera), il calciatore resterebbe fino a fine stagione in granata per poi valutare con più calma le prospettive nel mercato estivo. Molto conterebbe, in quest’ultimo caso, anche il rendimento da qui a fine stagione in termini realizzativi dell’ex Villarreal. Walter Sabatini potrebbe essere a Salerno domani oppure direttamente domenica per la partita con il Genoa e ha in programma un colloquio individuale con l’atleta. Nella precedente visita del diggì al Mary Rosy, infatti, Dia era assente in quanto ancora aggregato alla sua Nazionale per i preparativi della Coppa d’Africa, poi non disputata per motivi fisici. Ora che è rientrato, dovrà ascoltare il dirigente e confrontarsi con lui sul da farsi. Il carisma di Sabatini chiarirà i concetti all’attaccante, parso comunque in questi giorni più sereno nel lavoro differenziato e nelle terapie al centro sportivo.
La valutazione minima
Le ambizioni di disputare le coppe europee sono legittime da parte di Boulaye, però anche le necessità di una società che lo ha riscattato a 12 milioni (la seconda delle tre tranche da 4 sarà pagata entro giugno), preso in prestito per 1,8 la scorsa stagione, aggiungendo anche commissioni per gli agenti (altri 2 milioni) e contributo di solidarietà al club in cui era cresciuto in Francia. C’è pure il 20% della rivendita da corrispondere al Villarreal, che scatta in caso di cessione superiore ai 15,6 milioni. Insomma, va da sé che per rendere la cessione quantomeno non con saldo negativo, non si scappa: impossibile scendere al di sotto dei 18/20 milioni, altrimenti Dia sarebbe svenduto e l’investimento imprenditoriale di Iervolino vanificato. Tanto varrebbe tenerlo fino a fine stagione, responsabilizzarlo, invogliarlo ad arrivare ancora in doppia cifra e poi ragionare sul suo trasferimento a giugno. Quest’ultima strada, se il Milan continuerà a nicchiare sulla possibilità di avvicinarsi quantomeno alle richieste della Salernitana e se nessun club straniero si farà avanti con proposte serie e non come quelle di agosto firmate Wolverhampton che indispettirono la società, potrebbe essere quella paradossalmente più percorribile. Se finora Dia non è stato ceduto, con tanto di clausola, un motivo ci sarà: i compratori non valutano proficuo l’investimento a certe cifre e vogliono giocare al ribasso. Il giocatore e il suo agente iniziano a comprendere anche come le condizioni fisiche e l’infortunio stiano inevitabilmente influenzando in maniera negativa la possibile vendita. Chi compra vorrebbe avere un elemento pronto utilizzo e non con un punto interrogativo sulle sue condizioni.
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